Milano

Pirellone o CityLife: Milano punta sull’usato sicuro per l’Ema. Basterà?

31 Marzo 2017

A nove mesi dal referendum consultivo sulla Brexit, il 29 marzo la premier britannica Theresa May ha attivato la procedura prevista dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona, per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Si aprono così due anni di negoziati sulle due sponde della Manica, che serviranno a stabilire i veri e propri termini del divorzio tra Gran Bretagna e Unione Europea.

Nello stesso tempo, all’interno dell’Unione si apre una partita non meno interessante per la ricollocazione delle agenzie europee che al momento hanno sede a Londra: l’Autorità bancaria europea (“EBA”, nell’acronimo inglese) e l’Agenzia europea per i medicinali (“EMA”, conosciuta anche come Agenzia europea del farmaco). Quest’ultima sta al momento catalizzando le attenzioni e le ambizioni: tutti i Paesi Ue, Italia compresa, puntano a ospitarne la sede. L’Italia ha una candidata chiara, la città di Milano.

COS’È L’EMA

L’Agenzia è un organismo decentrato dell’Unione Europea e ha iniziato ad operare nel 1995. Diretta dal professor Guido Rasi (ex direttore dell’Agenzia del Farmaco italiana e in carica fino al 2020), l’EMA si occupa della valutazione scientifica, della sorveglianza, del monitoraggio e della sicurezza dei medicinali sviluppati dalle case farmaceutiche e destinati ad essere utilizzati in tutta l’Unione Europea.

L’EMA tutela pertanto la salute pubblica e animale nei 28 (27 dopo l’uscita britannica) Stati membri e nei paesi dello Spazio Economico Europeo, garantendo la sicurezza, l’efficacia e l’alta qualità di tutti i medicinali disponibili sul mercato dell’UE.  Prima di arrivare nelle farmacie dell’Unione, un nuovo medicinale ha bisogno dell’approvazione dell’EMA. In forza all’Agenzia, che ha un budget di 300 milioni l’anno, lavorano 900 funzionari, di cui almeno la metà ad altissima specializzazione. Ogni giorno nella sede londinese dell’EMA vengono organizzate centinaia di riunioni che prevedono il passaggio di una media di 600 persone.

Ospitare la sede dell’EMA per un Paese Ue è certamente una questione di prestigio internazionale ma anche una questione molto concreta: Pil aggiuntivo, opportunità di relazioni, business dell’indotto, “centralità” del territorio rispetto all’industria del farmaco.

CHI VUOLE l’EMA

Tra i paesi che hanno dichiarato di voler ospitare l’EMA ci sono di sicuro i Paesi Bassi con Amsterdam, che all’inizio di quest’anno hanno diffuso un documento preannunciando la candidatura. Poi c’è l’Italia con Milano, ma anche Irlanda, Svezia, Austria sembrano volersi fare avanti. Molto si è parlato della candidatura della Danimarca, con Copenaghen, oltre che di quelle di Spagna, Portogallo, e Finlandia. L’ultimo a farsi avanti sembra sia stato il Belgio con Bruxelles. Qualcuno ha scritto persino di una probabile candidatura di Malta. Francia e Germania sembrano essere invece fuori dai giochi, o meglio non interessate a parteciparvi.

In concreto, però, si tratta solo di dichiarazioni di intenzioni. Nessun passaggio burocratico è stato ancora fatto, perché l’articolo 50 è stato attivato giusto il 29 marzo.

È dunque solo adesso che si apre ufficialmente la partita.

CHI DECIDE

È la prima volta che l’Unione Europea si trova di fronte al trasferimento di un’agenzia comunitaria. La decisione, come avviene per la creazione di tutte le agenzie, spetterà comunque al Consiglio Europeo (pertanto all’assise che raduna i capi di stato o di governo dei paesi aderenti all’Unione) che dovrà indicare dove trasferirla. La Commissione Europea, che ha mero potere di indirizzo e recapiterà le candidature pervenute, e il Dipartimento Salute e Sicurezza Alimentare si occuperanno di gestire il processo e il Consiglio prenderà la decisione. Nessun requisito che le eventuali città dovrebbero o dovranno avere è stato di fatto però oggi reso noto. Genericamente, si dice che è fondamentale un buon livello di interconnessione infrastrutturale con il resto del mondo.

L’unica certezza che gli Stati membri avevano e hanno è che dato il via alle trattative le agenzie (EMA e EBA) non resteranno più a Londra. Se i negoziati coi britannici si prevedono molto laboriosi, la decisione sul trasferimento dell’Agenzia del farmaco non è facile. La scelta sulla città che dovrà ospitarla non sarà soltanto una questione “di merito” ma anche politica. Secondo quanto appreso da Gli Stati Generali, una volta sondati i 27 Paesi, la Commissione Europea indicherà requisiti e parametri (non particolarmente vincolanti) che la città ospitante dovrà soddisfare. La decisione resta però eminentemente politica, e dunque si determinerà nell’ambito del Consiglio europeo, a valle dei negoziati tra gli Stati membri. In sostanza, la Commissione stabilirà requisiti buoni (quasi) per tutte le stagioni: poi sarà il peso politico degli stati membri a chiudere il cerchio.

Potrebbe avere un’influenza sulla decisione anche il numero di agenzie ospitate da ogni singolo Stato membro. L’Italia oggi ospita l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e la Fondazione europea per la formazione (ETF). Proprio l’Autorità per la sicurezza alimentare, istituita nel 2002, secondo fonti Ue, è ospitata da una città, Parma, che non aveva all’epoca i requisiti per accoglierla.

In Danimarca ha invece sede l’Agenzia europea dell’ambiente (EEA), ma ci sono Paesi che non ospitano nessuna istituzione europea. L’EMA ha però comunque bisogno di un luogo che sia abbastanza centrale e comodo da raggiungere per l’Europa intera e che abbia la capacità di accogliere con strutture idonee e trasporti funzionanti il personale internazionale e tutti coloro che gli ruotano intorno. Milano ne sarebbe altezza? Sicuramente sì, anche se la nomina alla presidenza del Parlamento Europeo di Antonio Tajani rischia di rallentare la corsa del non Paese dalla partita EMA, proprio perché l’Italia a questo giro “ha già avuto”.

I PUNTI DI FORZA DI MILANO

La candidatura italiana è ormai stata decisa dal Governo, in accordo con il Comune di Milano e Regione Lombardia, e attende di essere formalizzata. In un passaggio dei Patti di Milano del settembre 2016 si legge che «il Governo si impegna a sostenere la candidatura della Città di Milano per la sede dell’Agenzia europea European Medicines Agency (EMA). A tal fine, predispone un tavolo di coordinamento nazionale con i Ministeri competenti in materia, finalizzato alla definizione delle modalità di presentazione del dossier di candidatura al Consiglio ed alla Commissione Europea».

Il dossier, citato nei Patti di Milano, è frutto del lavoro di sei ministeri, della Regione e del Comune, della Presidenza del Consiglio, ed è ormai pronto. Milano, secondo il Governo, avrebbe gli spazi adeguati per la sede, ha due aeroporti, Malpensa e Linate, dei trasporti che funzionano molto bene, è una città centrale a livello europeo e ha delle ottime università.

Da quanto appreso da Stati Generali, inoltre, è piuttosto apprezzata dai funzionari dell’EMA. E tra i diversi fattori che il Consiglio prenderà in considerazione potrebbe esserci anche questo.

IL CONTESTO

La candidatura di Milano può inoltre far leva su altri elementi. In chiusura dell’Expo 2015, quando era ancora sindaco Giuliano Pisapia, il Governo Renzi aveva presentato il progetto Human Technopole, che sotto la regia dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e un’ipotesi di 2,5 miliardi di euro di investimenti, punta a trasferire nell’area che ospitò l’esposizione universale le facoltà scientifiche dell’Università Statale, attirando anche multinazionali straniere attive nel settore del biotech e del farmaco. L’idea dell’EMA a Milano, lanciata da Giuseppe Sala, arriva in perfetta continuità.

All’indomani del referendum britannico, il primo cittadino milanese era volato a Londra per incontrare il neo sindaco Sadiq Khan, candidando Milano, “una delle città con la più alta vivibilità in Europa”, come sede dell’EBA ma soprattutto dell’EMA, incassando subito l’appoggio dell’allora premier Renzi, che immaginava già nell’area di Expo il nuovo palazzo dell’EMA.

Dalla Roma renziana tengono a precisare però che la candidatura di Milano, nel luglio 2016, era stata già decisa, e l’idea non l’avrebbe affatto avuta Sala. «Un progetto che ha una guida tutta governativa», quindi, che prima ancora di portare la firma del sindaco di Milano e del premier in carica Paolo Gentiloni, porterebbe quella di Matteo Renzi.  Quanto al luogo che potrebbe ospitare l’EMA, qualora Milano venisse indicata come città idonea, «non decide Sala»:  la scelta sarà collettiva come tutto il processo, «anche se la città di Milano e la Regione sono importanti e lo saranno soprattutto nella eventuale fase del trasloco».

Le ipotesi principali sono quattro: l’area di Expo, l’ex area Falck ormai bonificata a Sesto San Giovanni, il centralissimo Pirellone o la nuovissima zona di City Life. Inizialmente, l’area di Expo con Human Technopole sembrava inizialmente essere infatti l’unico luogo ideale per ospitare l’EMA, mentre  Sesto con il progetto Città della Salute e della Scienza, meno adeguata a causa anche della sentenza del Tar che ha bloccato i lavori.

Oggi le ipotesi più credibili, e più gradite dal Comune di Milano, sono il Pirellone,  caldeggiato in un’intervista del 30 marzo anche dal presidente della regione Maroni, anche se solo come soluzione intermedia, e la terza torre di City Life. Due luoghi centrali e soprattutto due edifici già esistenti, o almeno di prossima costruzione, con un progetto già approvato. Questa soluzione scongiurerebbe il rischio di ritardi, prevenendo anche eventuali accuse di voler favorire la speculazione immobiliare. Tanto più che dal Comune fanno capire che a Palazzo Marino sono arrivate una ventina di candidature spontanee il cui vero obiettivo, nemmeno tanto nascosto, sembra essere il rilancio di iniziative immobiliari arenate o la rivalutazione economica di specifiche aree urbane.

Scegliere tra queste nuove candidate susciterebbe immediatamente sospetti, scontenti, polemiche, e obbligherebbe in ogni caso a una corsa contro il tempo. Stesse questioni si porrebbero qualora la scelta ricadesse sull’area di Sesto o su quella di Area Expo, con l’aggravante, per quest’ultima, che Sala si troverebbe ancora una volta incollato alle accuse di pensare solo ad Expo, prima, durante e anche dopo. Ci sono insomma abbastanza elementi per pensare che dalle parti di Palazzo Marino i luoghi preferiti siano altri. A Milano non vedono l’ora di porsi il problema. Per arrivarci, però, bisogna giocare di squadra con Roma e Bruxelles. La partita non è facile, ed è già cominciata.

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