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È italiana la prima spedizione alpinistica al femminile che scalerà il K2
Milano – “Queste ragazze sembrano delle graziose fanciulle, e a tutti gli effetti lo sono. Ma se mai mi trovassi in difficoltà in montagna, è con una di loro, una qualsiasi, che pregherei di trovarmi.” Ce le presenta così Antonio Montani, Presidente Generale del CAI (Club alpino italiano), le “magnifiche nove” – otto atlete e una dottoressa – che partiranno, domani 15 marzo 2024, alla volta della vetta del K2. “Ieri e domani la paura era e sarà tanta, davanti alle sfide – di sicurezza, ambientali e umane – che questo progetto porta con se’. Ma oggi, insieme a queste ragazze e davanti a tutti voi, sono la persona più orgogliosa d’Italia – e, concedetemelo, ne ho un ottimo motivo”.
È con queste parole che si apre la conferenza stampa di presentazione di “K2-70. La prima spedizione femminile italiana e pakistana sul K2” tenutasi oggi al Boga Space di Milano, in via Seprio, per dare il via al progetto del Club alpino italiano insieme al Ministero del Turismo e al Ministero degli Esteri dedicato al settantesimo anniversario della prima storica ascensione a guida italiana del K2, nel 1954.
Titanica impresa che si ripeterà, a settant’anni di distanza, portando con sè un nuovo primato: per la prima volta infatti saranno otto alpiniste donne, quattro italiane e quattro pakistane, a scalare la seconda vetta più alta della terra, dando così vita alla prima iniziativa di stampo internazionale che unisce cooperazione, ricerca, inclusione e sviluppo sotto l’egida dello sport femminile.
Questo prevede l’ambizioso progetto: a seguito di alcuni giorni di training presso il Monte Bianco e una serie di prove medico-scientifiche seguite dall’Eurac Research di Bolzano (“Questa fase è davvero importante perché, per la prima volta, saremo in grado di valutare gli effetti dell’alta montagna sulle donne” spiega Lorenza Pratali, cardiologa e ricercatrice del Cnr che seguirà il “Dream Team K2-70” nella fase di preparazione alla salita “Sappiamo infatti che esistono già diversi studi sugli effetti dell’altitudine sul corpo umano, ma riguardano solo individui di sesso maschile. Per la prima volta, invece, noi andremo a valutare qual è la reazione alla montagna che hanno, nello specifico, i corpi delle donne, in modo da essere in grado di fornire una risposta adeguata a tutte le potenziali conseguenze che possono verificarsi nel corso della missione”), le atlete partiranno per il Pakistan il 15 giugno, con arrivo al campo base il 29. Dopodiché, comincerà la salita alla vetta, che porterà le atlete sulla cima del K2 intorno al 25 luglio – per poi vederle rientrare, all’incirca, verso metà agosto. A coordinare il tutto, l’esperta guida di Agostino Da Polenza, alpinista di fama e Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti sportivi che per primo, nel 1983, raggiunse la vetta del K2 (8611 metri) effettuando la prima ripetizione della famigerata via giapponese allo spigolo nord – “E’ stato Agostino a chiamarmi, così come a contattare tutte noi. E’ lui che ci ha selezionate: conosceva i nostri percorsi e la nostra preparazione, ed è così che ha messo insieme il nostro team” ci spiega Silvia Loreggian, classe 1990, che con la sua laurea in Geografia e la sua esperienza di guida alpina si unirà al Dream Team K2-70 alla volta dei suoi primi 8.000 metri (“Paura? Più che altro, curiosità per questa nuova sfida. Sono curiosa di capire come reagirà il corpo a queste condizioni che non ho mai provato, di vedere quali saranno le prospettive che la montagna offrirà dai suoi ottomila metri. Del resto, l’alpinismo per me è questo: una questione di punti di vista, e una grande curiosità”).
“Siamo davanti a un’impresa storica, senza precedenti nella storia dell’alpinismo e destinata a lasciare un segno nel mondo dello sport, non solo invernale. E questo perché non si tratta soltanto di un primato sportivo, ma della prima esperienza di cooperazione internazionale e inclusione unita al mondo dell’alpinismo. Infatti, l’Italia non sarà sola in questa missione, ma a fianco del Pakistan – terra dove la montagna e le attività del territorio rappresentano una concreta occasione di riscatto e inclusione sociale, soprattutto per le donne” continua Montani, presentando le quattro atlete pakistane che, insieme alle nostre Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta e Cristina Piolini, affronteranno l’ambiziosa scalata “E siamo consapevoli che, in Pakistan come nel nostro paese, c’è un enorme potenziale ancora inespresso in termini di atlete ed aspiranti sportive. E’ a tutte loro che vogliamo dar voce con K2-70, e con le iniziative sociali legate al progetto (il riferimento è qui al Cristina Castagna Centre, struttura realizzata da Montagna e Solidarietà APS e il contributo del CAI con l’obiettivo di generare un impatto socio-economico per le popolazioni locali attraverso attività di promozione e avvicinamento all’alpinismo in Pakistan) per dare allo sport femminile la visibilità che merita – da riconoscere anche in termini di investimenti, nuove strutture e concrete possibilità.”
Tutto ciò, ricorda Montani, in virtù di quanto previsto dal nuovo art. 33 della Costituzione così come è stato recentemente riformato, ai sensi del quale “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme” – elevando così il valore di sport e movimento da semplici attività ricreative a importanti elementi di coesione sociale e realizzazione dell’individuo.
“Sappiamo che si tratta di un progetto ambizioso, proprio per l’ampio respiro degli obiettivi che questo si pone – e non solo dal punto di vista sportivo. Sappiamo come, mai come oggi, scommettere sul ruolo delle donne nell’affermazione e nella realizzazione in ambito anche sportivo sia davvero importante per la nostra società, intesa come italiana e del mondo. Di una cosa siamo sicuri: che c’è una forte consapevolezza, sportiva e di genere, che accomuna tutte le atlete protagoniste di questa spedizione, e che ogni componente del team porta con se’ una storia di determinazione, conquiste e dedizione che non fa che ricordarci, una volta di più, che le donne possono fare qualsiasi cosa.”
E’ un progetto di realizzazione personale, individuale, sociale e collettiva, quello che è stato presentato oggi. Un progetto che ha a che fare con la fatica, ma anche con l’ambizione, il coraggio e la forza, a prescindere da nazioni, da età e dal genere.
Perché la montagna non ha genere ma, se ce l’avesse, in effetti sarebbe donna.
In bocca al lupo, ragazze!
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Post scriptum – dovere di cronaca: l’incontro di oggi si è svolto, oltre che grazie all’abile coordinamento del giornalista Luca Castaldini, in collaborazione con CAI e grazie al supporto di Eurac Research, SIMeM, IFC CNR e Politecnico di Torino, in presenza della sottosegretaria del Ministero degli Esteri Maria Tripodi (presente solo con un comunicato) e la Ministra del Turismo Daniela Santanché. La quale ha affermato: “Questa missione rappresenta un motivo in più di orgoglio per tutto ciò che fa l’Italia nel mondo. A settant’anni dalla prima ascensione al K2, ecco che a tornare in vetta è un gruppo di splendide donne italiane (Lo vedete come sono in forma? Guardatele: non c’è un filo di grasso!). Donne che sapranno dare un esempio, un esempio di libertà alle donne pakistane. Perché le donne pakistane si riescano finalmente a liberare!”.
In realtà, guardando i profili di Samina Baig – 33enne tra le atlete più forti del panorama internazionale nonché prima donna pakistana a scalare l’Everest che a 24 anni aveva già completato l’ascesa delle Seven Summits, Nadeema Sahar – alpinista e rock climber già esperta dei 5.000 e 6.000 metri della Shimshal Valley, Samana Rahim – membro della squadra nazionale di sci del Pakistan e già campionessa di arrampicata sul ghiaccio e Amina Bano – “Ci siamo solo io e la montagna”, viene da pensare che queste giovani donne e atlete pakistane sanno pensare alla propria libertà in prima persona. Senza che qualcuno, qualcuna, da Milano, spieghi loro che non sono abbastanza libere.
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