Beni culturali
I due alberi della vita
Il primo è l’Albero della vita di Gustav Klimt, il secondo è l’Albero della vita dell’ Expo firmato Marco Balich. La prima è un’opera d’arte: splendidamente inutile come dev’essere, non si impone, si propone: basta a se stessa e trasmette energia emotiva a chi la sa guardare, a chi la sa sentire. La seconda è un’opera di ingegneria, utile per attrarre il pubblico pagante, si impone anche ai distratti illuminandosi di notte con contorno di musica e spruzzi d’acqua che zampillano a ritmo. Ma deve essere fornita di energia elettrica per funzionare, e tanta. Proprio per questo, ora che l’Expo si è spento, il suo macchinoso albero ne sarà per sempre l’icona più vera, centrata sul secondo grande tema della manifestazione: ci ricorderà che senza (spreco di) energia non c’è vita, nè a Rho-Pero nè a Las Vegas. E che, per nutrire il pianeta-Expo, certamente hanno funzionato molto di più i selfie con l’alberone luccicante delle firme sulla Carta di Milano. Ora però, visto che siamo ai conti della serva, agli Euri: quanto varrà fra 10 anni (non dico 100) l’Albero della vita dell’ Expo’ 2015? E quanto vale Klimt? E quanto vale la Tour d’Eiffel? La Tour d’Eiffel nacque come una straordinaria opera di ingegneria, ma concepita come un’opera d’arte: splendidamente inutile, ma bella. Anche se non gli attacchi la spina.
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