Milano
Di Maio come Renzi: ecco le prove
“Il Turismo? Basta con le regioni che vanno nel mondo a promuoversi. Occorre un ministero che centralizzi la promozione dell’Italia”.
“Dobbiamo investire su infrastrutture di lungo periodo andando anche in deficit malgrado il debito pubblico”.
“La speculazione finanziaria? Non c’è niente di male”.
Queste frasi sono state pronunciate non da Matteo Renzi, ma da Luigi Di Maio. E non a Londra. Ma in Assolombarda a Milano in Via Pantano. Davanti a giornalisti (appositamente tenuti a distanza in una sala a parte con un televisore, non sia mai che disturbassero con qualche domanda inopportuna) e a molti esponenti dell’impresa lombarda.
Ora: d’accordo che ormai cultura e memoria in Italia sono patrimonio disperso. Vero che fa curriculum il non aver studiato e usare il brand per dire qualunque sciocchezza, che all’occorrenza può essere modificata cambiando semplicemente il marchio; tuttavia rammentare che non si può dire un giorno una cosa e il giorno dopo quella opposta giova alla comunità e soprattutto al valore della comunicazione. Per gli smemorati: il 4 Dicembre 2016 si è tenuto un referendum che aveva un impianto “centralista” che riformava le istituzioni in senso contrario al percorso federalista intrapreso dai vent’anni dell’asse Berlusconi- Bossi. E i Cinque Stelle hanno votato contro quella riforma. Ad ascoltare Di Maio, quell’impianto culturale, quello che Renzi voleva proporre con la riforma del Parlamento, è riproposto dai Cinquestelle. Di Maio afferma anche che il Paese può e deve andare in deficit per investire in spesa pubblica, come lungamente sostenuto da Renzi (e il paradigma sono gli 80 euro).
Ciò detto, ogni forza politica ha diritto di cambiare idea e di proporre agli elettori quello che considera giusto. Sarebbe eticamente corretto tuttavia almeno segnalare di aver cambiato idea.
Qui sotto ecco i momenti in cui Di Maio dice la sua su lavoro, economia, turismo, mercati finanziari. E anche sulla sera delle elezioni. Fa un chiaro appello a trovare una convergenza programmatica e a governare insieme alle altre forze politiche. Questa volta non eravamo a Londra e non c’era un giornalista della Reuters. Eravamo in tanti.
“Non dobbiamo avere paura di parlare di spesa in deficit”
Turismo: “Occorre una regia nazionale”
Spending Review e Cottarelli l’uomo di Enrico Letta
“Speculazione finanziaria? Non c’è niente di male”
La sera delle elezioni, se non ci sarà una maggioranza, faremo un appello alle forze politiche per convergere su un programma comune (e quindi governare insieme)
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