Milano
Dentro l’Armani/Silos alla scoperta del mondo secondo Giorgio Armani
Un percorso immaginario attraverso arte, cultura e società, nella suggestiva location di Via Bergognone 40 a Milano. Dalla mostra fotografica di Aldo Fallai che racconta il Re delle moda italiana attraverso alcuni degli scatti più significativi, passando per l’esposizione permanente, dove è possibile ammirare i pezzi iconici che hanno caratterizzato le collezioni dello stilista piacentino fin dalle origini sia sulle passerelle del prêt-à-porter che su quelle parigine dell’ haute couture
Milano– L’Armani/Silos, lo spazio espositivo di proprietà del Re della Moda italiana, Giorgio Armani, consente al pubblico che vi entra, di poter compiere un percorso immaginario tra arte, cultura e società, immergendosi completamente nella visione del mondo dello stilista piacentino, ma milanese di adozione, con il suo sogno di dispensare una estetica caratterizzata dal senso della misura e non soggetta alle logiche dello scorrere del tempo, in un connubio magico che coinvolge moda e fotografia, come pure cinema, architettura e design, assicurando uno scambio ricco con professionisti dal gusto o dalla personalità assonante alla propria idea di stile.
Da quasi mezzo secolo, Giorgio Armani, regala una forma di eleganza immortale con le sue creazioni, realizzate in nuances delicate, impiegando tessuti fluidi, impalpabili per certi versi, con la decostruzione di uno dei punti di riferimento nel modo di vestire maschile e femminile: la giacca destrutturata. Una rivoluzione resa possibile grazie ad una prospettiva di seduzione contemporanea fatta di sobrietà e apertura di pensiero.
L’Armani Silos, sorge all’interno di uno stabile costruito nel 1950 per la conservazione dei cereali, su una superficie di 4500 metri quadrati sviluppati su quattro piani ed ospita la collezione permanente, ovvero una selezione accurata delle più belle ed importanti creazioni dello stilista, catalogata per aree tematiche che narrano la storia di Re Giorgio in passerella.
Ancora, l’Armani/Silos si prefigge di raccontare anche universi inusuali ma complementari alla visione di Armani.
“Ho scelto di chiamarlo Silos, perché lì venivano conservate le granaglie, materiale per vivere. E, così, come il cibo, anche il vestire serve per vivere”, con queste parole lo stilista piacentino descrive la scelta di aprire uno spazio espositivo del genere nella capitale mondiale della Moda, quale è Milano.
E, proprio negli spazi dell’Armani Silos, fino al prossimo 11 agosto, è possibile e fortemente consigliato per la particolarità esperienzale che genera negli spettatori, visitare la mostra “1977-2021 Aldo Fallai per Giorgio Armani”, a cura di Giorgio Armani, Rosanna Armani e Leo Dell’Orco, che ripercorre attraverso circa 250 tra gli scatti più significativi del grande fotografo toscano, quasi oltre quarant’anni di sodalizio artistico unico ed irripetibile nel suo genere.
Un sodalizio, quello tra Aldo Fallai e Giorgio Armani che risale esattamente alla metà degli anni ’70 (1977) prima ancora che Armani cominciasse la sua avventura personale nel mondo della moda, proseguendo ininterrottamente per oltre un trentennio fino ai primi anni del Duemila, per poi riprendere negli ultimi anni fino al 2021.
Gli anni del primo incontro, sono gli anni in cui Giorgio Armani lavora come stilista freelance offrendo la propria consulenza per diverse aziende, con differenti specializzazioni di prodotti da commercializzare, contribuendo in modo significativo all’affermazione del concetto di made in Italy nel mondo. Dal canto suo, Aldo Fallai, invece, è un fiorentino diplomatosi presso l’Istituto d’arte che diviene poi un grafico con una propensione naturale per l’obiettivo fotografico. Nasce una intesa istintiva, istantanea che vede Armani desideroso di comunicare con le sue creazioni il clima di profondi cambiamenti sociali , vestendo donne in grado di acquisire potere e uomini maggiormente consapevoli del proprio modo di abbigliarsi. Insomma, tutto quanto gravita intorno al concetto di lifestyle è immortalato prima dal tratto di matita di Giorgio Armani ed immediatamente dopo dalla macchina fotografica di Aldo Fallai.
Si apre così un’avventurosa esplorazione per definire un immaginario difficilmente emulabile, frutto di evocazioni cinematografiche, con incisi di neorealismo, mixati con frammenti pittorici tardorinascimentali e manieristi che raggiungono chi le osserva con una autenticità potente. L’utilizzo del bianco e nero che conferisce agli scatti una sorta di astrazione della narrazione, permette di cogliere il senso profondo senza alcun tipo di filtro o artifizio.
La comunione di intenti tra il fotografo di moda e lo stilista piacentino si fonda essenzialmente sul rifuggire qualsiasi forma di infingimento del dover apparire a tutti i costi rinunciando alla sostanza. Nei ritratti esposti nella suggestiva rassegna fotografica, lo sguardo dello spettatore sembra quasi poter seguire le scene di un lungometraggio che trasformano i capi di abbigliamento in uno specchio in cui si riflette la personalità dei protagonisti immortalati. Una declinazione perfetta del concetto di eleganza di Giorgio Armani, secondo cui l’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare. Tutto fluisce e viene fermato con una luce naturale, che rende il momento uguale solo a se stesso. Dallo scatto palermitano con un cucciolo di tigre tra le braccia del modello che indossa jeans Armani, mentre la troupe si rifugia nel circo Togni per proteggersi dalla pioggia, ad Antonia Dell’Atte, musa armaniana di origini salentine che impersona una donna volitiva e sicura che si appresta a calcare la strada del suo futuro, in mezzo alla gente in quel di Via Durini a Milano, proprio sotto gli uffici di Giorgio Armani. In ogni singolo scatto è possibile rinvenire un allure intimo e particolarmente emozionante.
Sono tutti scatti pubblicati su periodici e quotidiani, oltre ad essere stati affissi, sposando un linguaggio di impatto assoluto oltre che innovativo quale è quello delle immagini, che accarezza senza alcuna volgarità. Un elisir stordente e poetico, pregno di una sensualità raffinatissima.
“Il lavoro con Giorgio è stato il frutto di un dialogo naturale e continuo, e di grande fiducia da parte sua. Entrambi eravamo interessati a mettere in luce un aspetto dello stile legato al carattere e alla personalità, e questo si è tradotto in immagini che appaiono attuali come ieri: una qualità resa evidente dall’allestimento della mostra, che non segue una sequenza cronologica. Dei trent’anni della nostra collaborazione ho ricordi vividi. Le produzioni erano sempre agili, snelle: si otteneva il risultato con pochi mezzi e senza effetti speciali. Questo, penso, ha fatto breccia nel pubblico” con queste parole Aldo Fallai parla del suo sodalizio con Giorgio Armani.
“Lavorare con Aldo mi ha permesso, fin da subito, di trasformare in immagini reali la fantasia che avevo in mente: che i mei abiti non erano fatti soltanto in una certa maniera, con certi colori e materiali, ma rappresentavano un modo di essere, di vivere. Perché lo stile, per me, è un’espressione totale. Insieme, in un dialogo sempre fluido e concreto, abbiamo creato scene di vita, evocato atmosfere, tratteggiato ritratti pieni di carattere. E rivedendo oggi tutto il lavoro realizzato, sono io stesso colpito dalla forte suggestione che questi scatti sanno ancora emanare, e dalla grande capacità di Aldo di cogliere le sfumature della personalità” sono invece le considerazioni dello stilista di Piacenza.
All’Armani/Silos l’esposizione permanente dei capi iconici delle collezioni di Giorgio Armani portati sulle passerelle del prêt-à-porter dell’ haute couture
Quando si passa a visitare la mostra permanente con i pezzi iconici delle collezioni di Armani, ci si imbatte in un microcosmo misterioso ed estremamente affascinante, dove gli echi di culture, i modi di concepire un abito, adattati a richiami cinematografici, portano alla luce solo e soltanto: l’essenza e la bellezza dell’essere umano. In un gioco inafferrabile tra maschile e femminile, con uno scintillio inarrestabile che si irradia di sera, tra bianchi, beige e color champagne che danno brio ai capi pregiati. Sia che i colori siano chiari o scuri, le silhouettes sono rigorosamente pezzi unici, arricchiti da ricami artigianali, paillettes e accessori da sogno.
Inoltre, all’interno dell’Armani/Silos è disponibile un archivio digitale, un progetto che consente al pubblico di poter attingere ad un serbatoio di idee di inestimabile valore, seguendo tutte le fasi di progettazione e di realizzazione di una creazione, secondo il protocollo caro a Giorgio Armani. Infatti, sono catalogati oltre mille outfit suddivisi per stagioni e collezioni, duemila capi e accessori, tantissimi bozzetti, video e backstage di sfilate, documentari, interviste e spot pubblicitari, oltre alle immagini delle svariate campagne pubblicitarie e quelle tratte dall’Emporio Armani Magazine.
Dunque è un costante viaggio di arricchimento contenutistico che viene nutrito di nuovi materiali degni di essere esplorati con avidità.
A poco meno di tre mesi dal giorno del novantesimo compleanno di Giorgio Armani che, in occasione della 62° edizione del Salone Internazionale del Mobile di Milano ha aperto al pubblico le porte della sua dimora storica, Palazzo Orsini in via Borgonuovo, nel cuore pulsante di Brera, presentando la nuova collezione Armani/Casa intitolata “Echi dal Mondo“, la leadership di Armani risulta essere ancora inossidabile, continuando a sfornare successi ed incantando il pubblico con la sua garanzia di eleganza non imitabile.
D’altronde, Giorgio Armani, è uno dei pochi ad aver cambiato le regole della moda: ha ridefinito la struttura interna dei capi, attraverso l’utilizzo di materiali scivolati, morbidi, forgiando colori tenui, rappresentando una nuova bussola per l’abbigliamento femminile e maschile. La grande Suzy Menkes, storica firma di Vogue afferma che, “per capire quello che Armani ha realizzato, bisogna immaginarlo come l’anello finale di una catena che, a partire dall’introduzione del completo maschile all’inizio del Novecento, continua con Coco Chanel negli anni Venti e Trenta e Yves Saint Laurent negli anni Sessanta e Settanta”. E sarà sempre Vogue, uno tra i più importanti magazine di moda a definire Giorgio Armani come “l’uomo che ha dato un colpo di forbice alla struttura dei nostri vestiti strappandone via l’armatura claustrofobica“.
Giorgio Armani fonda il suo concetto di Stile sul rigore, costanza e sobrietà, con una passione per la bellezza nelle sue tante forme che si addicono ad un Re dall’eleganza immutata nel tempo.
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