Milano

Cyberbullismo, sexting e web reputation: la tutela dei minori in Rete

31 Maggio 2017

“Mia figlia è  stata usata come una bambola. Drogata. Poi filmata. Lei era anche bella. Ed è  stato un problema. Poi, dopo aver risposto a chi l’aveva bullizzata, ha aperto la finestra e si è  lanciata nel vuoto”.

Se c’è un modo per spiegare il cyberbullismo e i nodi che lo caratterizzano, le parole di Paolo Picchio che ha perso la figlia – suicida a causa della violenza contro di lei esercitata sul web –  sono le più indicate. Se n’è parlato in un convegno sul Cyberbullismo, sul sexting, e la web reputation. Voluto dal presidente del Corecom Federica Zanella, oggi in Regione Lombardia si è  affrontato il problema da più punti di vista. Così Fabio Cascone procuratore capo del Tribunale dei Minori, Maria Stella Gelmini, Leonardo De Carli, youtuber, Paola Ferrari, giornalista, sono stati solo alcuni dei protagonisti dell’evento odierno.

Quali sono state le parole d’ordine:

●Educazione

●Relazione con gli adulti per essere aiutati

●Coscienza: il problema del cyberbullismo  è  l’ignoranza

●Libertà: essere liberi non significa fare tutto quello che si vuole

● Famiglia. Hanno ruolo essenziale per aiutare chi è  vittima del cyberbullismo

Partecipata, commentata, elaborata, la giornata è stata un momento anche di raccoglimento per comprendere il fenomeno. Nelle immagini abbiamo raccolto le testimonianze principali.

Sul piano dei contenuti occorre tuttavia sottolineare che è  mancato l’apporto – essenziale – almeno di uno psicoterapeuta. Ce ne sarebbe stato un gran bisogno. Non tanto per i ragazzi presenti oggi all’Auditorium Gaber. Ma per quanti hanno organizzato l’evento stesso. Vittime della società dell’immagine, compressi dal bisogno di affermarsi egolatricamente, ontologicamente vittime di una contemporanea aporia, per cui nel parlare del vuoto degli altri, non riescono a sentire il proprio.

Come dice il Presidente di Pepita Onlus Ivano Zoppi: “L’autolesionismo è sempre esistito. Ma con il blue whale stiamo diffondendo un processo di emulazione”. Già, perché il cyberbullismo è  parte del più grande business della comunicazione mediatica. Raccontarne il dramma è anche un modo per fare soldi.

Paola Ferrari: “anch’io sono stata vittima del web”

Paolo Picchio: mia figlia suicida trattata come una bambola

Ma la scuola non può sostituirsi alla famiglia: Maria Stella Gelmini

Fabio Cascone: importante il ruolo della famiglia

 

 

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