Milano

Il compito che prova la truffa del concorso in magistratura del 1992

5 Ottobre 2017

Questo documento è la prova solare – che vi mostriamo in esclusiva –  di come venne truccato il concorso per magistrati del 1992. Il compito del candidato non reca in calce né il voto della commissione, né le firme del segretario e del presidente, in palese violazione della legge che disciplinava l’esame.

Eppure, l’aspirante toga passò lo scritto a differenza di Pierpaolo Berardi che pure era convinto, quel giorno di maggio all’hotel Ergife di Roma, di avere sviluppato in modo più che convincente le tracce di diritto penale, romano e amministrativo. Tutti argomenti sui quali, per studio matto o perché per caso aveva seguito un seminario pochi giorni prima che riguardava proprio i temi della prova, era preparatissimo.

Mentre i diòscuri di Mani Pulite seducono il Paese, il giovane avvocato astigiano comincia una battaglia lunga 20 anni per capire le ragioni di un’inspiegabile bocciatura che ora viene raccontata in un capitolo del libro ‘Società, crimine e diritto’, scritto dal professor Cosimo Loré e pubblicato da Giuffré.

Il cocciuto Pierpaolo chiede e ottiene dopo molta insistenza di poter vedere i suoi compiti e quelli degli altri. Si accorge subito che molti non sono stati nemmeno corretti. “Calcolai i tempi. Tre prove giuridiche complesse non potevano essere corrette ed esaminate riportando voti e verbale per ciascuno in tre minuti”.

Più scava e più trova abissi di irregolarità. Alcuni elaborati dei promossi sono riconoscibili perché vergati in stampatello o con calligrafia doppia o segni ‘particolari’, altri sono zeppi di erroracci giuridici oppure senza voto, come quello della foto. Dagli archivi del Ministero è sparita la prova di uno dei vincitori.

Il Tar e il Consiglio di Stato danno ragione a Berardi, il Csm accoglie la sua richiesta di ricorreggere i temi. Peccato che invece di nominare una nuova commissione disponga che sia la stessa che lo ha bocciato a farlo. Per oltre due decenni, e ancora adesso, alcuni magistrati che passarono quel concorso hanno deciso sulla libertà delle persone e molto altro.

Manuela D’Alessandro

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