Milano
Come ti sentiresti se la tua volontà venisse ignorata?
Avere un diritto e non poterlo esigere. Avere il diritto di rifiutare le terapie che non si desidera ricevere e tuttavia non poterlo esercitare perché incapaci fisicamente di esprimere la propria volontà, nel momento in cui è invece necessario farlo; ad esempio, in sala operatoria dopo un incidente che ci ha resi incoscienti.
In Regione Lombardia sono state presentate oggi, 5 aprile 2016, le firme per l’istituzione del Registro Regionale delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (Dat), più comunemente note come Testamento biologico raccolte negli scorsi sei mesi dalle Associazioni Radicali Luca Coscioni, Enzo Tortora insieme ad altri organismi (qui l’elenco completo dei promotori) tra cui i Radicali Italiani e Possibile, il movimento politico fondato da Giuseppe Civati.
Il consiglio regionale lombardo dovrà ora procedere alla verifica delle firme, quindi alla discussione in commissione sanità, ergo alla stesura di una legge che formalizzi l’istituzione del Registro delle DAT. La Lombardia non sarebbe la prima istituzione italiana a farlo (qui l’elenco delle amministrazioni locali che hanno già istituito un registro), ma lo farebbe mentre ci si comincia muovere anche a livello nazionale con l’avvio – timido – della discussione parlamentare su Testamento biologico ed Eutanasia. Ma le due cose – registro regionale e legge nazionale – non si sovrappongono, anzi. La eventuale legge nazionale darebbe alla auspicabilmente più rapida norma regionale un inquadramento normativo ulteriore, non uno alternativo. La sanità italiana – ricordiamo – non è un monolite ma la somma di venti distinte sanità regionali. Il registro regionale del Testamento Biologico quindi serve.
A cosa serve questo registro? Banale: ad iscrivere il Testamento biologico (se si è deciso di redigerlo) nella propria tessera sanitaria, quindi ad impedire che le proprie volontà vengano ignorate per il solo fatto di non poterle esprimere nel momento in cui se ne ha invece più bisogno. Un diritto ovvio – il rispetto delle proprie volontà di terapia e cura – che viene già riconosciuto a tutti salvo essere nei fatti negato ad alcuni, cioè proprio a quelli che si trovano nella condizione di massima vulnerabilità: l’incoscienza o l’impedimento fisico.
Il Testamento Biologico si può già compilare, su base volontaria e lo si può già depositare dal notaio o presso il proprio Comune, se quel Comune ha istituito un registro ufficiale. Si può avere la fortuna – fortuna! – di avere un fiduciario in grado fisicamente di intervenire con tempestività a far valere le nostre volontà comunque espresse, ma si può anche non averla quella fortuna. La unica garanzia che le nostre volontà espresse in un Testamento Biologico vengano rispettate proprio nell’istante della decisione sanitaria, beh, quella può darla solo l’inequivocabile lettura del dato immesso nella tessera sanitaria personale.
Bene. Ed ora che sono state depositate le firme, cosa serve al decisore politico regionale per decidere? Serve informazione. Questo ha sottolineato Marco Cappato (candidato Sindaco di Milano per la Lista Radicale) che, insieme a Filomena Gallo della Associazione Luca Coscioni e Lorenzo Lipparini della Associazione Radicale Tortora e gli altri co-promotori della raccolta forme, ha ufficializzato a Milano l’avvenuta consegna in Consiglio Regionale.
Serve informazione perché i consiglieri lombardi possano riflettere sul valore – politico, democratico – delle circa sette mila firme raccolte – quale migliore testimonianza della direzione della volontà popolare – e quindi procedere ad un confronto sereno e fattivo che possa entro i prossimi tre mesi arrivare a licenziare una legge
che non sia né pro né contro nessuno. Una legge che al contrario si limiti a normare l’ovvio: il riconoscimento di un diritto già riconosciuto ma nei fatti negato a chi è troppo debole per poterlo rivendicare.
Che giornalisti, blogger, attivisti della legalità nelle prossime settimane stiano quindi sul pezzo.
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