Milano

“C’è una sinistra che guarda alla Lega”: Salvini come D’Alema

7 Marzo 2018

L’aria è cambiata. Una cosa è la Lega di lotta. Un’altra la Lega di Governo. Una cosa è la Lega che guarda al Nord, un’altra quella che guarda alla nazione. Una cosa è avere contro la sinistra. Un’altra è avere contro i Cinque Stelle. Se Matteo Renzi ti lascia il cerino in mano dicendo “adesso governate voi”, sei costretto a virare e a modificare strategia e tattica.

A poche ore dal voto che ha cambiato la mappa della politica nel Parlamento, a ridosso dell’avvento della Terza Repubblica, il vento Nord spira già in modo nuovo. Diverso. Salvini, leader in pectore del nuovo centrodestra, muta quindi comportamenti, linguaggio e interlocutori. E così i nemici di ieri, diventano soggetti d’interlocuzione oggi se spogliati del Fighter  – Matteo Renzi – che lo conduce, e che invece con la propria fisicità si frappone a qualunque idea di dialogo. Il tentativo del leader Pd è chiaro: svellere qualunque ancoraggio a sinistra. Senza quei voti tuttavia l’altro Matteo, Salvini, sarebbe costretto a dialogare e forse persino a governare con gli eredi della Dc. Cioè quei Cinque Stelle che il loro ancoraggio lo hanno nel mezzogiorno.

Rovesciando il discorso significa confutare le proprie tesi e la propria storia per allearsi con i fautori della politica economica espansiva e di welfare state, cioè con gli assistenzialisti ante litteram, congenitamente nemici della Lega. Nazionale o del Nord.

Per questo occorre che il Pd o una sua parte riscopra “la tradizione del dialogo con la Lega”. E oplà: la terza Repubblica somiglia ancora alla seconda, al rottamato D’Alema, che aveva a sua volta ancora ancora molti punti di contatto con la prima Repubblica. E così tutto si tiene. Anche perché se non si tenesse, Salvini dovrebbe dire a 130 mila docenti appena stabilizzati con la buona scuola che tornano a essere precari, garantendo nel frattempo che non pagheranno le tasse mentre i Cinque Stelle vorrebbero dargli il reddito di cittadinanza. Alleanza ideale, quella tra chi taglia e chi garantisce salario sicuro, se non fosse che non ci sono soldi senza un gettito fiscale maggiore. Anche così le cose si tengono. Per questo adesso si veleggia in mare aperto, a vista. Sperando di arrivare nell’isola, che c’è forte timore che non ci sia. Ironia della sorte: la Lega costola della sinistra. Vent’anni dopo.

 

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