Milano

Case Aler, parla Angelo Sala: “Molta morosità ma il problema è la sicurezza”

2 Dicembre 2017

Mi accoglie in maniche di camicia all’interno del suo ufficio milanese di Viale Romagna. E non impiega molto ad arrivare al punto centrale della questione: “Avere mano libera nella sicurezza? Magari”

Angelo Sala, 53 anni, comasco di Erba, Presidente di Aler Milano, è un uomo pratico.

“A Varese su ventimila appartamenti popolari avevamo un solo caso di occupazione abusiva. A Milano è tutta un’altra storia.”

E la storia, citando Gadda, è  un pasticciaccio brutto. Non solo perché ci sono migliaia di morosità ( la gran parte incolpevole, cioè le famiglie non ce la fanno a pagare canoni minimi che vanno da 58 a 150 euro al mese) ma soprattutto perché le persone che abitano gli appartamenti, hanno canoni molto bassi. E non ci vuole molto a capire che quando incassi molto poco, poi per ristrutturare e garantire un’edilizia adeguata occorre trovare i fondi. Anche se sussiste qualche dubbio almeno su una parte di questa morosità: “Perché non puoi non avere i soldi per pagare il canone all’Aler ed avere però la parabola per vedere a pagamento il calcio in tv”.

Stiamo ai numeri, comunque, che presenta Sala: 70.000 alloggi, 60 milioni di euro di morosità  di cui 48 sono appunto morosi incolpevoli.

Il problema maggiore però resta la sicurezza. Il Presidente dell’Aler conosce palmo a palmo i problemi delle diverse aree. “Posto che non siamo noi i delegati ad assegnare le case ma il Comune, una delle sofferenze maggiori è il racket. Ci sono 3200 alloggi occupati abusivamente a Milano, e quando visito questi quartieri i cittadini si lamentano della mancanza di sicurezza.  Il racket è vastissimo , spesso nelle mani di bande di stranieri che procurano alloggi in cambio di tangenti”

A San Siro, è cosa nota per chi ne scrive da anni, comandano gli stranieri, con una manovalanza in maggioranza nordafricana; mentre in altre zone, solo la manovalanza è straniera, i pupari sono altri.

Per esempio l’area dei navigli ha aumentato gli appetiti, con l’avvento di Expo. Il punto è che chi siede al vertice dell’Aler non ha poteri di pubblica sicurezza. Nè può adoperarsi per scongiurare che l’edilizia popolare diventi territorio di confine con il malaffare. “Noi mandiamo i nostri ispettori; non abbiamo però la facoltà di esercitare funzioni di pubblica sicurezza. Per questo quando scopriamo delle illegalità  allertiamo le forze di polizia”. Nell’intervista spiega anche come sono stati formulati – con nuovi criteri – i principi di legge per l’assegnazione delle case popolari.

“Le vecchie normative prevedevano delle graduatorie  verticali –  a Milano ci sono 20 mila famiglie  in attesa – i primi 2 mila sono casi critici perché i regolamenti permettevano assegnazioni particolari. Ad esempio: coppie di italiani anziane non avevano diritto ad avere la casa mentre una coppia straniera con quattro cinque figli, Sì. Con la nuova legge di Regione Lombardia si prevede un’assegnazione con il criterio del mix sociale. Cioè  non più  una graduatoria  verticale ma cinque graduatorie differenziate  all’interno delle quali si vanno a collocare  persone che hanno caratteristiche sociali differenti: anziani, giovani coppie, papà  separati,  forze dell’ordine e stranieri. Quindi così si bypassa il problema della vivibilità inserendo casi delicati  su pregressi casi delicati. Così si potranno avere quartieri più  vivibili”

 

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