Calcio
Carlo Cottarelli: “Con l’azionariato popolare il calcio diventa più sostenibile”
Se non ora, quando?
Abbiamo fatto due chiacchiere con il professor Carlo Cottarelli, economista e direttore dell’Osservatorio Conti Pubblici dell’Università Cattolica e, soprattutto, tifoso interista doc.
In questi mesi turbolenti di crisi per l’Inter, tra le difficoltà della proprietà Suning e la necessità di trovare fondi per fare fronte alle gravi perdite causate da Covid – 19, Cottarelli ha ripreso il filo di un discorso già avviato qualche anno fa con la costituzione di Interspac, associazione che unisce tifosi per ora vip dell’Inter e che vuole proporre anche in Italia il modello dell’azionariato popolare sullo stile Bayern Monaco.
Per ora tra i nomi dei soci spiccano quelli di Luciano Ligabue, Enrico Mentana o Giacomo Poretti, ma la strategia è chiara: raggiungere una fetta importante del tifo nerazzurro. Presto verrà organizzato un evento di presentazione che, tra gli altri, dovrebbe avere come ospite Kalle Rummenigge.
Professor Cottarelli, quali sono i prossimi passaggi?
Domani, 25 giugno, con il sito di Interspac lanceremo una survey molto semplice il cui link si potrà trovare facilmente in rete e che ha lo scopo di raccogliere i dati sulla disponibilità a pagare (nota di chi scrive: l’intervistatore qui usa un termine da economisti) rispetto a quote di capitale della propria squadra del cuore. Il questionario sarà snello e rapido, si potrà compilare in 30 secondi e l’obiettivo è raggiungere quanti più tifosi possibili di tutta Italia anche se siamo naturalmente, come tifosi, interessati particolarmente alla squadra nerazzurra. E la survey sarà incentrata su una domanda molto semplice:
“Se ti venisse chiesto di sottoscrivere una quota di capitale della tua squadra del cuore, quale cifra saresti dispost* a investire?”
La survey rimarrà online fino al 15 luglio e i dati, elaborati nei giorni successivi, verranno presentati successivamente.
Quali sono quote minime ed obiettivi?
In realtà raccogliamo i dati appunto per avere informazioni oggettive e precise. Di fatto pensiamo a quote minime tra i 500 e i 1000 euro, ma sarà appunto la survey a dirci di più. Nulla è ancora stabilito.
Qualche anno fa, nel 2009 per la precisione, i tifosi del Colonia contribuirono con una specie di crowdfunding Lucas Podolski: venne pubblicata una foto e i tifosi, per 25 euro, potevano acquistare un pixel, fino ad arrivare a 1 milione di euro, un decimo del prezzo finale. Pensa si possano effettuare operazioni simili anche da noi?
No, non è nulla di tutto ciò.
I tifosi investiranno denaro sotto forma di sottoscrizione di capitale, quindi non abbiamo assolutamente in testa l’idea di una colletta per comprare questo o quel giocatore. L’obiettivo è appunto arrivare a una quota di capitale significativa che possa incidere sulle strategie di gestione della società.
Pensa che i tifosi italiani siano pronti a investire denaro per tifo? Di che capitali parliamo per il Bayern Monaco?
Se abbiamo lanciato Interspac, è proprio perché crediamo sia possibile diffondere l’idea dell’azionariato popolare. Per il Bayern, il 75% del suo capitale è posseduto dall’associazione sportiva (oltre 180 mila soci) ed il restante 25% e diviso in parti uguali tra Allianz, Adidas e Audi. La società bavarese ha quindi venduto parte del proprio capitale agli sponsor, che a loro volta diventano veri e propri partner.
I tifosi attraverso un consiglio di sorveglianza incidono sulle linee guida di gestione della società: budget per il calcio mercato, monte ingaggi, etc.
Il nostro obiettivo non è soltanto promuovere questo modello per l’Inter. Speriamo che l’idea possa trovare un seguito anche tra le altre squadre. Più società adotteranno questo tipo di progettualità e più aumenterà il potenziale del modello di business.
Lo Sheffield United, ultimo in Premier League, prende 5 milioni di euro in più dell’Inter vincitrice dello scudetto per quanto riguarda i diritti tv: come aumentare l’appeal del calcio italiano con poca ciccia e soldi?
Il modello del Bayern ci piace proprio perché offre ai tifosi l’opportunità di scegliere le strategie aziendali e di indirizzare le scelte dell’amministratore delegato. È un modello sostenibile e, soprattutto, di grande successo come mostra, anche in Europa, proprio il Bayern Monaco.
I contratti dei calciatori restano un mistero di natura privatistica: si parla di bonus, ingaggi stratosferici ma la verità la sanno solo società e procuratori. Non ritiene che una Superlega disegnata con l’intento di generare trasparenza e tetto agli ingaggi potrebbe essere un elemento di vera competizione in questo sport?
Come sa, io sono stato tra le persone che hanno reagito in modo più negativo all’idea di una Superlega. Non ritengo che sia giusto promuovere un modello di campionato in cui i partecipanti, di fatto, non si meritano l’iscrizione al torneo se non per il loro blasone e il loro valore di mercato. Sono appunto per un’idea più meritocratica.
La sostenibilità dei conti e una riduzione del monte ingaggi possono appunto arrivare dal basso, attraverso un modello come quello dell’azionariato popolare, in cui sono i tifosi, proprietari del club, a stabilire le linee guida per la gestione della società, tra cui appunto anche il monte ingaggi.
Un’ultima domanda: come vede l’Inter la prossima stagione? Ha fiducia?
Beh, al di là delle difficoltà di quando si cambia un allenatore, io sono molto felice sia arrivato Simone Inzaghi. Con l’addio di Conte e rispetto a tutti gli altri nomi che circolavano, Inzaghi rappresentava il mio first best. Quindi, speriamo bene
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