Milano

Boldrini: “Responsabilizzare i social prima di essere travolti dall’odio”

29 Settembre 2017

Sì intitola Back To facts. Un evento, un incontro organizzato da Prix Italia e dalla Rai a Palazzo Giureconsulti a Milano. Una specie di simposio, con tanto di crediti per i giornalisti, per ascoltare perché  i social producono spesso fake-news, e perché il contesto democratico richiede responsabilità per – sono le parole del Presidente della Camera Laura  Boldrini – “responsabilizzare i social prima di essere travolti dall’odio.” Per questo sono stati interpellati i protagonisti dell’informazione. Dalla Presidente della Rai Monica Maggioni,  all’editore di Al Jazeera fino  a Luca De Biase direttore di Nova 24 del Sole 24 ore. Un convegno – dunque – in cui il giornalismo interroga se stesso?

No, niente affatto. Un incontro semmai per stigmatizzare chi si occupa d’informazione senza verificare le notizie. E il contesto è abbastanza paradossale. Perché – è  il caso di Luca De Biase – si biasimano  non solo  ma soprattutto i social; e la qualità dell’informazione in generale.  La quale mescola l’esigenza del profitto alla costruzione dell’informazione. Ineluttabilemente questo contesto – è la tesi prevalente – inquina l’ambiente. Il paradosso è che la criticità è sempre “altra da te”. La Rai, la casa della lottizzazione con soldi pubblici, si erge a soggetto critico dell’informazione e della sua modalità di diffusione sui social. Così come Il Sole 24 ore, il cui scandalo che l’ha colpita è di gravità  inaudita soprattutto per il suo presente e il suo futuro occupazionale, ci spiega cosa è  informazione corretta e quale invece no.  In ragione di questa analisi, interna a una complessità,  si chiede uno spazio di recupero morale per ricostruire un ecoambiente più  incline a raccontare la verità, posto che la verità “oggettiva” non esiste. All’interno della tavola rotonda la punta di ilarità maggiore è stata raggiunta da uno spot in cui i protagonisti di una nota serie TV dialogano con un altrettanto noto giornalista del Tg 1. Quest’ultimo spiega cos’è  l’informazione affidabile ( quella del Tg 1) e qual è quella non affidabile ( quella dei social che usano titoli sensazionalistici per ottenere click che rimandano alla pubblicità)

L’unico che in questa commedia all’italiana ( vi diciamo qual è la verità ma ve la raccontiamo nascondedovi la verità) è  stato l’editore di Al -Jazeera che ha colto il senso della contemporaneità: l’informazione fatta da giornalisti che raccontano  o fatti tra la gente in mezzo alla gente, con strumenti semplici. Telecamere e da poco anche con i cellulari. Dentro la notizia. Rischiando in prima persona. Facendolo con il coraggio di una scelta di coscienza. Un’idea che i miliardi incassati dalla Rai e da giornalisti nominati dalla politica dentro la TV pubblica, sono lontani anni luce dal cogliere.

L’intervento di RasKo Kuzel, giornalista slovacco, che presenta tra l’altro dati sull’informazione nell’ultima campagna elettorale in Russia (2015) e in Germania( Settembre 2017)

 

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