Milano
Beppe Sala da #milanonosiferma a Wanna Marchi dei navigli
Nella tragedia lombarda del Covid-19 non manca la farsa.
Ve lo ricordate il sindaco del #milanonosiferma? Quello che non aveva capito nulla dell’epidemia e incoraggiava i cittadini milanesi a continuare a la vita di sempre, ben spalleggiato da Nicola Zingaretti che inneggiava all’aperitivo sui Navigli?
Beppe Sala non ha mai detto “Mi sono sbagliato” eppure più di qualcuno sarà uscito di casa perché in fin dei conti l’aveva detto il sindaco e magari si è infettato come Zingaretti. Però il sindaco Sala, come il tale di Predappio, ha sempre ragione e oggi sbraita e dà ultimatum, perché lui è dalla parte di chi lavora.
Qualche giorno fa aveva detto “La strada non è vostra” a qualche pirletta che si era messo a ballare all’angolo fra Nino Bixio, via Kramer e via Sirtori, peraltro mantenendo la distanza di sicurezza e con le mascherine, come si vedeva nel video.
Perché la strada è sua, perché Milano è sua, perché ci farà rigare diritto come De Luca, strillando in video come Wanna Marchi, perché facendo il duro, gliel’avranno detto i sondaggi, spera che gli elettori si dimentichino che non aveva capito una fava del Covid, eppure nella sua alta posizione ha facile accesso a consigli di persone competenti, che evidentemente aveva preferito ignorare, perché allora fare il duro toglieva consenso.
Carissimo Sindaco, la Polizia Locale, i ghisa, sono al suo comando. Era così difficile prevedere che, dopo mesi reclusi in casa, tanta gente si sarebbe riversata sui navigli? Eppure nelle foto, che con l’effetto schiacciamento del teleobiettivo fanno sembrare un affollamento che probabilmente nemmeno c’era, io vedo cittadini, ma non vedo i vigili urbani. Chi li doveva mandare, io o lei? E perché non ha fatto un’ordinanza per mantenere chiusi i bar sui navigli? Perché non ci aveva pensato, come ai tempi del #milanononsiferma? E se non ci pensa, non è il caso di lasciare la palla a qualcuno che ci arriva?
Intendiamoci, Beppe Sala ci arriva eccome, ma mettendosi dalla parte “di chi lavora” e, fustigando i peccatori che si vogliono divertire, cerca di uscire uscire dalla irrilevanza degli ultimi due mesi. Pensa di aumentare il consenso e vuol passare come saggio e irreprensibile Leviatano, facendoci dimenticare che dell’epidemia non aveva capito niente e che si dimostra incapace di sorvegliare quella manciata di vie dove persino Catarella manderebbe due pattuglie, per evitare che la gente stia troppo vicina e mantenga su naso e bocca quelle mascherine che, ahimé, tanti milanesi sfoggiano solo come una collana a ornamento del collo.
Chi vusa puse’ la vacca l’e’ sua, dicevano i Legnanesi. Poi sono arrivati Bossi che ce l’aveva duro e Wanna Marchi, è chiaro? Giuseppi Conte sembra troppo una santarella e ora è De Luca ad avercelo duro. Poteva Beppe Sala non darci l’ultimatum e lasciarci mettere sotto dagli inferiori meridionali ?
Intanto la vita prosegue come al solito, il consenso serve a oliare il meccanismo. Si rifarà lo stadio di San Siro e, casualmente, là dove c’era l’erba dello stadio comunale ora ci sarà anche qualche bel grattacielo privato. Quando c’erano i comunisti si chiamava speculazione edilizia, ma pardon, noi siamo verdi e per la transizione energetica e mettiamo i parcheggi delle moto in sharing in mezzo a corso Venezia. Tanti cari saluti.
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