Milano
Benedetto dai giudici, Mr Expo vola verso Palazzo Marino
Benedetto dai giudici, tra indagini sospese o mai fatte, un’archiviazione con motivazione tragicomica senza nemmeno interrogare l’indagato (appalto a Eataly), Mister Expo, al secolo Giuseppe Sala veleggia verso Palazzo Marino dove si accomoderà a giugno praticamente da candidato bipartisan, ammesso e non concesso che esistano differenze tra centrodestra e centrosinistra.
E’ questo il risultato delle “primarie più belle del mondo” (la surreale definizione arrivata dal sindaco uscente). I conti di Expo ancora non li conosciamo, ma giornaloni, giornalini e tg in coro continuano a proclamare successo e vittoria, del resto foraggiati dai fondi dell’esposizione universale e non è certo l’unico conflitto di interessi di una vicenda terrificante.
Sala favorì Eataly di Farinetti ma non c’è prova che ne avesse l’intenzione, hanno sentenziato in corso di Porta Vittoria aggiungendo pure che c’era fretta di realizzare l’opera e mancava del tutto il tempo per indire la gara pubblica. Concetti come si può vedere altamente giuridici. Ma le toghe che così hanno deciso lo hanno fatto per autoassolversi. Anche per i fondi Expo della giustizia i vertici del palazzo che fu simbolo della falsa rivoluzione di Mani pulite non fecero gare pubbliche affidando i lavori ad aziende già sicure interlocutrici nel passato della pubblica amministrazione. “Aziende amiche” insomma. Amiche di chi? Expo è stata una grande abbuffata dove hanno mangiato in tanti. Si attovagliò quanto meno a livello di scambi di potere anche qualche magistrato? A vedere recenti percorsi professionali parrebbe proprio di sì, ma saperlo sarebbe bello e nello stesso tempo è impossibile.
Siamo alle prese con un potere incontrollato e incontrollabile. Il Csm, confermando di avere l’omertà nel Dna, ha rifiutato di aprire una pratica sulla presunta moratoria. Con i comuni mortali si fanno processi per molto meno, soprattutto a Milano poi persino per un pelo di quella lana… Beppe Sala invece favorì Eataly, una sorta di unico ristoratore adeguato alla bisogna, a sua (dello stesso mister Expo) insaputa.
Moratoria infinita ma solo su appalti e affini. Il conto di Expo rischiano fortemente di pagarlo in modo spropositato i militanti antagonisti che il primo maggio lanciarono pietre contro le vetrine delle banche, altre beneficiarie della grande abbuffata. Il 6 aprile inizierà il processo a quattro imputati per devastazione, reato ereditato dal codice fascista e che prevede la reclusione fino a 15 anni. Conterà poco probabilmente che la corte d’appello di Atene rigettando cinque estradizioni ha scritto che le pene previste sono eccessive e che l’accusa fa acqua da diverse parti essendo poco precisa nei confronti dei singoli. Si tratta di indagati che non fanno parte del cosiddetto “sistema paese” il quale, magistratura in testa, ha salvato la patria di Expo e scelto il nuovo inquilino di palazzo Marino.
Frank Cimini
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