Milano
Amianto alla Scala, tutti assolti: sono morti per caso
Sono stati tutti assolti i quattro dirigenti del Teatro alla Scala, l’ex sovrintendente Carlo Fontana, l’ex referente del Centro diagnostico italiano Giovanni Traina, l’ex direttore tecnico Francesco Malgrande e l’ex dirigente per gli affari generali Maria Rosaria Samoggia. Imputati dal Pm di Milano Maurizio Ascione, che nel novembre scorso aveva chiesto pene comprese tra i due e i 7 anni di reclusione, per le dieci vittime di mesotelioma. Secondo l’accusa vi era un nesso causale tra la presenza dell’amianto e la malattia che ha colpito dieci persone del teatro Piermarini.
Secondo l’avvocato Marco De Luca, difensore per la Fondazione Teatro alla Scala, invece, la cui responsabilità civile è stata esclusa, “Non vi è stata nessuna negligenza da parte di chi ha gestito il teatro e le sostanze pericolose in oggetto”.
A giudizio del Pm “La questione principale in questo processo, come in tanti processi simili su materia ambientale è quella di avere al centro della verifica la ragione, mai rivelata, dell’utilizzo di materiale di per sé rischioso”. Il Pubblico Ministero ha anche aggiunto che “la letteratura medica e la normativa di metà secolo scorso indicavano già la necessità di usare un materiale coibente, ma con delle precauzioni”. Misure, queste, che “avevano un costo”. Ed è proprio “questo il senso delle scelte censurabili, che -avverte- ci consentono di dare un senso logico all’intera vicenda”. Il fatto non sussiste ha deciso il giudice Mariolina Panasiti.
“Sono stati uccisi una seconda volta” hanno dichiarato invece i rappresentanti delle associazioni delle vittime. La sentenza, arrivata nel primo pomeriggio, era stata attesa dai rappresentanti delle vittime e da alcuni esponenti della Cub.
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