Milano
Il casino di Milano
“Italy, Milan – Ada Lucia De Cesaris, Deputy Mayor of Milan, where is taking place Expo2015, resigned because of a political discussion about a dog area”. Leggetela in inglese, la notizia milanese di queste ore. Suona meglio, rende con più precisione e spaventa di più. Forse, restituisce anche al meglio la dimensione della discussione pubblica in questa città. Restituisce – lo scrive qui un cittadino nativo milanese complessivamente orgoglioso – anche la dimensione giusta di cosa sia diventata la politica da queste parti. O meglio: obbliga a guardare anche a questa dimensione piccola, paesana, condominiale che la nostra città ha incorporato, al di là di tanto giusto orgoglio, e di molta esagerata propaganda, per i passi avanti fatti.
Succede oggi, a Milano, che la vicesindaca di Giuliano Pisapia, Ada Lucia De Cesaris, rassegna le sue dimissioni e le comunica con queste parole: “Si tratta di una decisione presa dopo approfondite riflessioni sugli ultimi mesi di lavoro, che hanno messo in evidenza difficoltà non più sormontabili nella prosecuzione della mia attività amministrativa per il venir meno del rapporto di fiducia con una parte della maggioranza in Consiglio comunale”. La goccia che fa traboccare il vaso è una “area cani” – sì, un posto dove i cani giocani, abbaiano, corrono ed espletano le loro funzioni fisiologiche – nel quartiere di Rogoredo Santa Giulia.Si trattava di destinare un piccolo pezzo di terra, un porzione del parco del trapezio di 20 mila metri quadri, da destinare ai cani del quartiere. De Cesaris ha detto no, di fronte, per il sì, c’era un gruppo di cittadini della zona (pare vicino al centrodestra, o dal centrodestra manovrati, ma chissenfrega si può anche dire), e un accordo politico tra Pd e Pdl per scegliere la destinazione cinofila. La vicesindaca avrebbe voluto una cosa, gli accordi politici hanno portato da un’altra parte e lei si è dimessa. Si è dimessa – ben inteso – non a causa unica dell’area cani di Rogoredo, però certo a causa ultima. La proverbiale goccia nel vaso che poi trabocca. Inevitabile, a questo punto, che l’area cani sia messa in stretta relazione alle dimissioni, perché è sempre l’ultimo episodio quello che dà il sentimento generale. Se l’ultimo episodio è una pressione mafiosa o un atto di prepotenza c’è spazio per una certa narrazione, se l’ultimo episodio è una discussione politica su un’area cani, non si scappa, sarà dei cani che si parla. Piaccia o no, appunto.
Allora, varrà la pena qui, una volta di più, di raccontare le interpretazioni e le analisi degli insider, dei vicini al dossier, per come davvero le abbiamo raccolte. De Cesaris il gesto plateale l’aveva minacciato già decine di volte, stavolta l’ha fatto. Perché? Non ha retto emotivamente, non ha sopportato la tensione di questi anni, non ha saputo insomma reggere il mandato. Complice il finale dell’esperienza Pisapia, e le discese in campo già ufficiali di Emanuele Fiano e Pier Francesco Majorino per la successione, Ada Lucia De Cesaris – interpreta qualcuno, più fedele a Freud che a Marx, evidentemente – non ha retto questo progressivo sgretolamento di certezze e, in prospettiva, di ruolo e ha lasciato così. Col botto e con poca tattica e nessuna strategia. Una questione di carattere e di temperamento. Prima ipotesi, teniamocela lì.
Ipotesi più politica vuole invece che l’assessora e vicesindaca, una che risolve problemi come ha scritto oggi l’assessore Maran sulla sua bacheca Facebook interpretando un sentiment diffuso a molti livelli su di lei, abbia in realtà un disegno politico. Freud c’entra sempre, ma tornano buoni anche Marx e Andreotti. Anche lei vuole essere della partita per le prossime primarie, anche lei vuole candidarsi a erede di Pisapia e sarebbe, forse, la più indicata a raccogliere l’eredità originaria del sindaco Pisapia. Gradita, almeno in parte, ai mondi borghesi del centro. Gradita, di sicuro, a quel mondo “arancione” che sempre dal centro sospinse Pisapia alla candidatura e alla vittoria. Riconosciuta da molti, anche in periferia, come una che si sporca le mani nei quartieri complicati, nei posti lontani, come Rogoredo e Santa Giulia, e che segue i dossier, tutti, anche i più minuti, comprese le aree per i cani. In questo modo, avrebbe suscitato attenzione mediatica e “popolare” su di sé, spingendo a raccolte di firme e mobilitazioni nei quartieri di periferia dove, come pochi, si è fatta effettivamente conoscere e apprezzare. Tutto questo avverrebbe dentro a un disegno non solitario, che vedrebbe attivi anche pezzi di Pd non entusiasti dei due candidati già in campo e pezzi di giunta Pisapia che da una continuità sarebbero, naturalmente, più garantiti anche rispetto alle poltrone e al peso che hanno adesso. Sullo sfondo, come un’ombra lunga e nervosa, sta il pressing di Matteo Renzi, che vorrebbe decidere per tutti, manda messaggi di incitamento a ripensarci a Pisapia, e ha lasciato che Milano, con Expo in pieno svolgimento e le elezioni ormai alle porte, diventasse il casino che è, e ci scuserete il gergo da bar, ma davvero non si trova immagine più adatta.
Le due ipotesi, ovviamente, sono esposte a molti incroci: possono diventare un mix delle due e contemplare, tra l’una e l’altra, diverse sfumature di grigio, di fiducia, di sfiducia, di cattiveria e financo di simpatia. Ovviamente, essendo una decisione tutta di “foro interno”, tutta presa nel segreto della coscienza di Ada Lucia De Cesaris, non potremo sapere mai la vera verità, non fino in fondo. Preveniamo così chi ci dice che il giornalismo sono “solo fatti”, giusto per ricordare che tra un omicidio volontario e la legittima difesa possono esserci identità di azioni e conseguenze e radicale differenza di animo di chi tali fatti pone in essere. Il punto che qui preme sottolineare, però, è un altro. Che sia un momento di cedimento psicologico o un pezzo di sceneggiatura di una (maldestra, diremmo, ma possiamo sbagliarci) strategia politica, poco cambia: è una scena che, in pieno Expo e con partite importanti di fronte, Milano non può permettersi.
La perplessità, anzi la critica, qui non riguarda solo De Cesaris che si dimette così, in questo giorno apiccicoso di caucciù e ci lascia qui a chiederci il come e il perché, mentre passiamo accanto ai chiringuiti, alle darsene e alle aree per cani. No, riguarda anche i toni accorati con cui, con poche eccezioni, tutti le chiedono oggi di ritornare sui suoi passi, di ripensarci, che senza di lei muore la politica e Milano. Non parliamo naturalmente dei cittadini, che hanno trovato in lei un punto di riferimento vero, e semmai dovrebbero arrabbiarsi un po’ di più se davvero non tornerà sui suoi passi, perché hanno perso una politica concreta e affidabile per loro. No, parliamo invece dei politici, di questo Pd milanese e di tutta un’area civica. Ogni tanto, nella vita e nella politica, ci vogliono realismo e sincerità: molti di quelli che oggi fingono di implorarla, non ne hanno mai amato le spigolosità e il decisionismo, e i modo non sempre gentili. Molti altri la consideravano un ostacolo al loro percorso. Di sicuro, quello che ha fatto oggi, per qualunque ragione si sia dimessa, è un regalo agli oppositori di Pisapia e del centrosinistra, è carburante per un centrodestra spompato ma non certo morto. Politicamente parlando, è un errore imperdonabile che penalizza un’intera comunità. Gli errori di uno che penalizzano tutti, quando la politica era una cosa seria, non si perdonavano a pacche sulle spalle: ognuno ne doveva portare il peso, prendersi responsabilità, con coraggio e coerenza. Ada Lucia De Cesaris si è esposta, e gliene va dato atto, correndo il rischio di sembrare avventata o di apparire una che fa scelte spropositate rispetto ai temi in campo. A fronte di tutto questo, ripetiamo, sembra incomprensibile il tono implorante e disperato, sincero o ipocrita che sia, di chi si straccia le vesti. Giuliano Pisapia, ad esempio, parla addirittura di “dolore”. Roba seria. Lasciatecelo dire: troppo seria. Dopo tutto, siamo partiti da un parchetto per cani.
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