Letteratura
Ad Affori apre Alaska, libreria di avventura e di confine
Milano si decentra, nel bene e nel male: insieme a bolle immobiliari e discutibili piani di riqualifica dall’alto, qualcosa di bello nasce dal basso. In particolare, nascono librerie. Prima Anarres e Noi Libreria a “Nolo”, ora è arrivata Alaska ad Affori (che speriamo non si trasformi in “North of Maciachini”): progetti coraggiosi, senza un ritorno immediato, i libri come obiettivo e come forma di incontro, la cooperativa come modalità per associarsi e creare un’impresa.
Che oltre Dergano mancassero librerie si diceva da tempo. Qualche chilometro più in giù c’erano almeno Prospero e Mamusca e il Libraccio a Bovisa; poi più nulla. Tanto che ora molti clienti arrivano da Bruzzano e dalla Comasina: Alaska è la prima libreria che trovano lungo la strada per arrivare in città. Carolina Crespi, una delle otto fondatrici, racconta che la necessità veniva da lì: “Ogni volta che dovevo comprare un libro mi toccava prendere la bici e fare 8 chilometri per raggiungere Gogol o qualche altra libreria indipendente”. Così hanno cominciato a incontrarsi, lei e un’altra ventina di persone che in qualche momento condivideva la stessa urgenza: più o meno trentenni, spesso insegnanti, scrittori, designer, lavoratori dell’editoria o del giornalismo culturale. Alcuni erano amici da sempre, altri si sono conosciuti per il comune obiettivo. Il gruppo si è assestato su 8 persone più un paio di indecisi che sono rimasti comunque affianco al progetto, e appena hanno scoperto che il parrucchiere accanto alla loro vineria di fiducia avrebbe chiuso hanno preso la decisione. Poco tempo, pochissimi mesi d’autunno 2021, per riuscire a inaugurare prima di Natale.
Il primo giorno, sabato 18 dicembre, è stato un successo: gli abitanti della zona sono accorsi fin dal mattino quasi svuotando il negozio e nel pomeriggio, all’inaugurazione ufficiale, c’era la fila fuori per entrare a piccoli gruppi e finire di razziare gli scaffali appena allestiti. Intanto venivano offerti bicchieri di vino rosso dal vicino vinaio, Fiasco.
Passate le vacanze di Natale si può dire ufficialmente che ora Affori ha la sua libreria.
Dalla riapertura c’è stato il tempo di strutturarsi dal punto di vista burocratico, assumendo una socia e con l’idea di poterne assumere un’altra. Ora c’è da trovare finanziamenti per allargare la scelta. Per ora i titoli sono 1000 ma lo spazio permette di arrivare a 2500. Comunque pochissimi: lo spazio è piccolo e bisogna fare delle scelte, attente e calibrate. Non c’è un fil rouge tematico, si cerca di dare spazio alle piccole case editrici e c’è inoltre una forte ricerca nell’area ragazzi.
Il pubblico ad ora è vario e in parte inaspettato. “Ci sono una serie di universitari che non pensavamo abitassero qui” racconta Carolina. “Abbiamo scoperto esserci una residenza della Bicocca. Loro cercano soprattutto libri di antropologia e sociologia. Ci sono anche molti ascoltatori di Radio Popolare che probabilmente ci hanno scoperto sentendone parlare in radio e ci chiedono pubblicazioni molto specifiche, a cui si arriva appunto tramite la radio, come il libro di Marina Petrillo, Canto la piazza elettrica, che è un’auto-pubblicazione, o quello di Raffaele Masto che era un loro inviato e raccontava molto bene dell’Africa. Li abbiamo ordinati e arriveranno. Poi ci sono famiglie, gente di quarant’anni con bambini piccoli, sia italofoni che arabofoni e cinesi: vengono con i figli, che spesso hanno le idee chiarissime su quello che vogliono. La parte dei bambini sta crescendo molto e c’è anche l’idea di tenere serie di Manga per riuscire a intercettare i ragazzi delle superiori. Infine ci siamo accorti che vendiamo molto libri che hanno a che fare con l’architettura, il paesaggio, il viaggio – non nel senso di guide ma più di ispirazione. Poi vendiamo Quodlibet, Milieu… C’è anche una base di pubblico che insegue le nuove uscite, che non immaginavamo sarebbe stata un’urgenza dietro cui correre”. Richieste variegate e non scontate, che ben si conciliano con lo spirito di una libreria indipendente, quindi per natura desiderosa di incontrare e ascoltare il suo pubblico, di avvicinarsi, comunicare, consigliare, piuttosto che proporre un’offerta fatta in serie.
Per quanto riguarda gli eventi, l’idea non sarà quella di organizzare presentazioni all’interno ma di sfruttare la rete intorno per entrare davvero in contatto con il quartiere: c’è il vicino Fiasco, magari Olinda poco lontano e soprattutto ci sono le case. Sono case gestite da cooperative e spesso hanno ancora le sale comuni che si usavano per le assemblee condominiali: un modo inedito per avvicinare le persone ai libri e creare comunità, certamente più possibile in quartiere come quello, ancora non sventrato dalla gentrificazione, ma vivo e misto.
Il nome, Alaska, richiama l’avventura, la natura, la frontiera, il confine, l’inesplorato. Ed è proprio giusto, per riferirsi ad Affori. E il logo è la trasposizione della linea di google map per arrivare dal Duomo a via Carli: una sorta di mappa, un messaggio criptato come in una caccia al tesoro.
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