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Quel brutto pasticciaccio inglese che non ci interessa affatto
Sono passati appena quattro giorni dal referendum inglese sul Brexit. E ne abbiamo già sentite di tutti i colori. A cominciare da quel dibattito abbastanza inutile sulla validità o meno del voto che ho sentito circolare. E comunque sul fatto che a votare vadano, ovviamente, anche gli ignoranti. Di sicuro dal voto sono uscite sconfitte le nuove generazioni, quelle che hanno votato remain, l’Europa ed una certa idea di Inghilterra. La cosa più curiosa è che molti di coloro che hanno votato leave, oggi si stanno chiedendo che razza di pasticcio hanno combinato. E sembra che molti di essi dopo il voto si siano anche andati a documentare su Google su cosa significhi aderire all’Unione Europea. Nel frattempo è partita una petizione popolare con raccolta di firma per chiedere di poter ripetere il referendum e, non ultimo, la Scozia sembra minacciare di essere pronta a non ratificare in Parlamento il voto sul Brexit.
Siamo di fronte insomma ad un pasticciaccio da cui non sarà facile per gli inglesi levare le gambe. E qui comincerei con i distinguo, perché, francamente, non vedo nel fatto che l’Inghilterra possa lasciare l’Europa tutto questo danno. Innanzitutto perché l’adesione all’Europa, nella sua massima configurazione è una stella a cinque punte che significano: adesione all’UE, adesione ai trattati di Schengen, adesione all’Associazione europea di libero scambio (EFTA), adesione allo Spazio economico europeo (SEE) e adesione all’Eurozona. Il Regno Unito di queste cinque punte finora ne aveva accese solo due come paese membro dell’EU e come membro del SEE. Di qui la mia conclusione che l’Inghilterra sia il paese meno europeo di tutti.
Anche culturalmente se ci pensate gli inglesi vivono in un altro mondo. Nella loro isola la forma di stato è ancora pienamente monarchica, hanno ancora la guida a destra e sono un paese di common law. Tre elementi che non sono certo insignificanti per cercare di dare una lettura al voto che hanno espresso giovedì scorso. La conclusione è che l’United Kingdom sia quasi un mondo a se e che non vale certo la pena stare a recriminare per la loro scelta di abbandonare l’Europa. Credo che i danni saranno sicuramente maggiori per loro che per tutti noi europei messi insieme. E questo semplicemente perché l’Inghilterra con quel voto ha scelto il perfetto isolazionismo che ne farà a breve un paese escluso da una serie di dinamiche di cui adesso non ci possiamo rendere nemmeno conto.
Fa quasi tenerezza l’idea di tutti coloro che vorrebbero ripetere il referendum. Giannelli sul Corriere della Sera nella sua vignetta di oggi lo rinomina con formidabile efficacia ‘il refarendum’, quasi che la storia si potesse rifare a colpi di matita. Per il prossimo premier inglese sarebbe più intelligente e coraggioso, ammesso che abbia la sensazione plastica del malcontento che il leave sta provocando nel paese, decidere con un atto formale, quindi un voto in Parlamento, di rafforzare la presenza dell’Inghilterra in Europa accendendo almeno una delle tre stelle che finora lassù non sono state fatte ancora brillare. Andando, sostanzialmente, controcorrente rispetto all’esito di questo referendum consultivo che necessita comunque di un passaggio parlamentare per dare adito a quanto espresso nel segreto delle urne.
E vi dico anche un’altra cosa. Noi europei, altro distinguo necessario, di questa Inghilterra non abbiamo proprio bisogno. Il brutto pasticciaccio che ha fatto se lo può tranquillamente tenere. La speculazione potrà anche colpire per qualche giorno le nostre piazze finanziarie, ma politicamente, se sappiamo governare la nave, la prossima settimana non ci ricorderemo più di questo voto e di tutti gli uccelli del malaugurio che si sono scatenati attorno ed esso. La volontà popolare è sovrana, ma ricorrere alla volontà popolare può avere pregi e difetti a quanto pare. Ripeto, l’unica camera di compensazione per gli inglesi adesso resta il Parlamento. I politici dovrebbero essere i primi interpreti della volontà di un paese, anche nel caso di esiti controversi come quelli suscitati da questo referendum. Si mettano in ascolto della pancia, elaborino con la mente e con il cuore e poi valutino il da farsi.
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