Londra
Dodici cose da sapere sulla Brexit
Il 23 giugno in Gran Bretagna si terrà il referendum sulla permanenza nell’Unione Europea. Il Paese è rappresentato nell’Ue da 73 parlamentari che siedono nel Parlamento europeo. Se vinceranno i favorevoli all’uscita, si realizzerà quella che viene chiamata Brexit (Britain exit).
Perché si vota
La permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea divide il partito conservatore da anni. David Cameron ha quindi mantenuto la promessa di interpellare i cittadini su una questione che trova divisioni anche all’interno del Governo. I cittadini avevano votato a favore dell’entrata del Paese nella Comunità Europea nel 1975.
Chi può votare
Avranno la possibilità di votare tutti i cittadini britannici, irlandesi e dei Paesi del Commonwealth che risiedono in Gran Bretagna.
Quando si vota
I cittadini saranno chiamati al voto dalle 7 alle 22 di giovedì 23 giugno. Il voto postale c’è già stato.
Il quesito
Gli elettori dovranno rispondere alla domanda: «La Gran Bretagna dovrebbe restare membro dell’Unione Europea o lasciare l’Unione Europea?».
Quanti voti serviranno per decretare il risultato?
Non esiste quorum. Vincerà la parte che riuscirà ad ottenere anche solo un voto in più dell’altra. Le schede nulle non verranno conteggiate.
L’esito del referendum sarà vincolante?
Se vinceranno i favorevoli all’uscita dall’Unione europea, la questione dovrebbe passare dalla ratifica parlamentare; si passerà però ad un confronto costruttivo per gestire i termini della transizione. Quest’ultima, in base all’articolo 50 del Trattato sull’Ue durerà due anni. Nel frattempo la Gran Bretagna dovrà rispettare le regole fino alla conclusione delle trattative con Bruxelles.
Chi vuole restare nell’Unione Europea?
Metà dei deputati conservatori, il premier David Cameron, il cancelliere dello Scacchiere George Osborne, e il ministro dell’interno Theresa May. Quasi tutti i laburisti, il partito liberaldemocratico e i Verdi. Il partito gallese Plaid Cymru e lo Scottish Nationalist Party. Vogliono restare membri Ue anche la Confindustria britannica e molte grandi imprese.
Chi vuole l’uscita dall’Unione Europea (Brexit)?
Ukip (partito anti Ue e anti immigrazione) e quattro milioni di elettori di Nigel Farage l’anno scorso. Metà dei conservatori, tra i quali Boris Johnson, ex sindaco di Londra, il ministro della giustizia Michael Gove, una decina di laburisti, e il Democratic Unionist Party dell’Irlanda del Nord. Alcune piccole medie imprese sono a favore della Brexit.
Quali saranno le conseguenze della Brexit sull’economia della Gran Bretagna?
Immediatamente negative, con ricadute sui mercati finanziari e sulla sterlina. Chi appoggia la Brexit e la auspica perché il Paese si liberi dalle regole imposte da Bruxelles, sostiene che l’economia ripartirà brillantemente, una volta superata la fase iniziale. Il fronte Remain (cioè di coloro che vogliono restare nell’Ue) prevede invece che il danno economico sarà permanente con tre milioni di posti di lavoro collegati agli scambi commerciali con l’Ue a rischio, e con il calo del Pil e il crollo degli investimenti.
Quali saranno le conseguenze della Brexit per i lavoratori?
Secondo The Indipendent il Paese riceve il 25% dei finanziamenti del Consiglio d’Europa per la Ricerca. L’esodo dei ricercatori potrebbe essere una conseguenza. Come anche la rinegoziazione della circolazione delle merci potrebbe essere una variabile usata per far accettare la libera circolazione dei lavoratori. In Gran Bretagna vi sono tre milioni di lavoratori stranieri.
Quali saranno le conseguenze della Brexit sull’Unione Europea?
Secondo uno studio firmato dalla Fondazione Bertelsmann, dato che l’economia britannica è legata a quella dell’Ue, le conseguenze si farebbero sentire dallo o,1 allo 0,4% del Pil. L’economia irlandese potrebbe subire un contraccolpo più forte, essendo connessa a quella della Gran Bretagna.
E quali le conseguenze politiche?
Di sicuro, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europa darebbe man forte ai partiti anti immigrazione e potrebbe creare un precedente.
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