Immobiliare
Camden Town, dove suonavano i Clash un caso di scuola di gentrificazione
La notizia era nell’aria da almeno tre anni, ma la pandemia ha bloccato tutto. Adesso il momento è arrivato: il mercato londinese di Camden Town è in vendita. Teddy Sagi, il ricchissimo imprenditore israeliano proprietario dell’enorme complesso che insiste su una parte rilevante del quartiere e comprende i celebri Camden Market, Stables Market e Buck Street Market, ha affidato alla banca di investimenti Rothschild & Co il compito di valutare le proposte e finalizzare il processo di vendita per la cifra-monstre di un miliardo e mezzo di sterline.
Si tratta di un’area gigantesca di 16 acri, pari a circa 65mila metri quadrati, con edifici che ospitano oltre mille attività tra bancarelle, negozi, caffè, ristoranti e bar. Sagi ha acquistato il complesso nel 2014 e ne ha cambiato il volto, demolendo l’intera zona di Hawley Wharf a ridosso del canale per costruirvi edifici nuovi di zecca e affittarli a peso d’oro ad attività commerciali dal grande appeal turistico. Adesso vuole monetizzare l’investimento. Si tratta dell’ennesima speculazione edilizia che sta trasformando rapidamente Londra, in questo caso uno dei suoi quartieri più celebri e caratteristici che attrae ogni anno milioni di turisti.
Un tempo laboratorio delle sottoculture giovanili
Il fascino di Camden Town è quello di essere il quartiere alternativo della capitale inglese, laboratorio delle sottoculture giovanili sin dalla fine degli anni ’70. Qui i Clash avevano la loro sala prove, Rehearsals Rehearsals, esattamente dove oggi si trova il negozio di abbigliamento futurista Cyberdog all’interno dello Stables Market. Dai primi Ottanta, poi, questa zona a nord del centro storico si è trasformata in un luogo di ritrovo per hippy, punk e skinhead. Era qui che la gioventù alternativa di mezzo mondo si dava appuntamento. Uscendo dalla metropolitana su Camden High Street e dirigendosi verso l’area del mercato era tutto un susseguirsi di negozi di dischi e librerie indipendenti, di studi di tatuaggi, di negozi di abbigliamento punk e goth sovrastati da gigantesche insegne a forma di stivale o giacche di pelle che catturavano l’attenzione dei visitatori e li invogliavano a entrare in quegli antri ricchi di abiti e accessori che difficilmente si sarebbero potuti trovare altrove. Per strada l’aria profumava di curry o delle immancabili cipolle fritte con cui venivano conditi gli hot dog i cui banchetti dislocati lungo tutta la via offrivano un ristoro rapido ed economico a chi frequentava la zona.
La gentrificazione del quartiere e la normalizzazione del mercato
Di quella Camden che ha attirato generazioni di ragazzi non rimane che un pallido ricordo. Negli ultimi quindici anni, e in particolare negli ultimi otto, da quando cioè Teddy Sagi ha acquisito il controllo del mercato, Camden Market e gli Stables hanno subito una “ripulita” e così anche la High Street. Al posto dei negozi indipendenti sono apparsi i brand e le catene come Costa, Caffè Nero, Pret A Manger, Urban Outfitters, Dr. Martens. Prima fuori, poi anche all’interno del mercato. Cambiandone il volto, snaturandone il fascino. «Da quando ho aperto nel 2014», ci racconta Paco, il simpatico proprietario spagnolo del negozio di dischi Rock’n’Roll Soldiers, «ho visto il mercato cambiare sotto i miei occhi. Il management mi ha fatto spostare due volte. Inizialmente ero in una zona molto visibile accanto all’ingresso degli Stables, esattamente di fronte alla statua di Amy Winehouse. Adesso lì si trova un negozio che vende formaggi perché tutta quella zona è stata riqualificata in area per la ristorazione. Poi mi hanno fatto spostare dall’altra parte e infine eccomi nel seminterrato. Nel secondo spazio che mi avevano assegnato adesso c’è il colosso dell’abbigliamento sportivo Sports Direct». Molte attività indipendenti, quelle che rendevano Camden Market un posto davvero speciale con il loro mix di artigianato etnico, estetica alternativa e cultura pop, hanno chiuso i battenti, impossibilitate a sostenere gli affitti sempre più cari che invece i grossi marchi possono permettersi. L’arrivo dei brand è la più nitida fotografia della gentrificazione e della normalizzazione in atto, il cui intento è trasformare quello che una volta era uno dei più caratteristici mercati della capitale in un raffinato centro commerciale per turisti. La probabile vendita del complesso spingerebbe ulteriormente verso questa direzione, rappresentando la pietra tombale per il mercato e per il quartiere di Camden Town. Almeno per come li abbiamo conosciuti negli ultimi quarant’anni.
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