Bruxelles
Renzi e l’Europa: da Lampedusa a Bruxelles
Con la presentazione del cosiddetto position paper da parte del ministro Padoan alla Commissione di Bruxelles e a tutti i governi dell’Unione europea il Governo Renzi passa dalla polemica quasi quotidiana nei confronti di Bruxelles alla proposta complessiva di linea politica. Non si tratta di proposte che formalmente richiedano un nuovo trattato europeo, ma non si esclude anche un nuovo trattato perché in fondo di una visione radicalmente nuova dell’Europa si tratta.
E’ di conseguenza opportuno valutare l’iniziativa del Governo Renzi quale iniziativa di grande significato politico anche a prescindere dalla valutazione che si possa fare di ogni proposta specifica tecnicamente articolata. Siamo infatti in presenza di una questione di fondo: cosa significa oggi, nell’attuale contesto economico-politico, proporre di introdurre il primato dell’orientamento politico rispetto all’apparente primato tecnico che Renzi ha frequentemente posto al centro delle sue esternazioni anticommissione. Occorre infatti aver presente che le decisioni strategiche del processo europeistico hanno sempre visto la natura politica delle decisioni prevalere su considerazioni rigidamente tecniche. Fin dalla sua decisione iniziale, infatti, il processo europeistico ha visto il prevalere. Questo appare pertanto il punto fondamentale del position paper italiano.
In qualche modo la rivendicazione della natura politica della costruzione europea chiama in causa i soggetti politici che sono all’origine della proposta stessa. Il primo fronte che la proposta italiana dovrà affrontare pertanto è il fronte del partito socialista europeo. La dicotomia, ancora una volta, è proprio tra la natura interstatuale del processo europeo e la prioritaria iniziativa politica del processo medesimo.
Nell’iniziativa governativa italiana, infatti, tendiamo a considerare prioritario l’aspetto intergovernativo quasi ignorando l’assetto partitico che invece precede il rapporto tra Stati: fin dall’inizio del processo europeistico, infatti, la natura intergovernativa della vita stessa dell’integrazione europea è preceduta dall’orientamento partitico all’origine del processo medesimo. Allorché parliamo delle famiglie europee originarie, infatti, facciamo riferimento da un lato ai socialisti europei; dall’altro ai popolari europei; dall’altro ancora ai liberaldemocratici per riferirci ai grandi soggetti filoeuropei. I movimenti variamente antieuropei non sono infatti mai stati protagonisti del processo di integrazione.
In questo conteso appare dunque particolarmente rilevante l’orientamento che il partito socialista europeo finirà con l’assumere in riferimento alla linea politica che emerge dal position paper italiano. Di qui infatti si diparte la questione stessa della strategia delle pur necessarie alleanze. Occorre a tal fine aver presente che che il partito socialista francese sarà molto probabilmente preso nella tenaglia tra la posizione fin dall’inizio strategica del rapporto statuale preferenziale tra Francia e Germania e la posizione potenzialmente alternativa o quanto meno distinta tra socialiti e popolari.
In qualche modo dunque la linea italiana presentata a Bruxelles tende a far prevalere l’aspetto politico-partitico su quello più schiettamente tecnico di una Commissione che mostri di non essere consapevole della natura tutta politica che è all’origine della costruzione europea e che si è sempre da allora fondata sul binomio Francia-Germania. Se questo è l’obiettivo prioritario della proposta italiana muta profondamente lo steso scenario delle alleanze politiche necessarie. Il fatto innovativo contenuto nell’insieme delle proposte italiane, infatti, è proprio e sempre quello della mutualizzazione dei debito attraverso la creazione degli eurobonds. Il fatto che questo strumento sia espressamente indicato per l’immigrazione dimostra che il governo Renzi vede proprio nel fenomeno dell’immigrazione il fatto costitutivo di una nuova linea politica del processo di costruzione dell’unità europea.
E’ come se il governo italiano vede proprio nel fatto delle ondate giunte a Lampedusa l’elemento di novità strategica da portare alla Commissione di Bruxelles per dar vita el contesto nuovo degli eurobonds fino ad ora strenuamente ostacolati soprattutto dalla Germania. L’esplosione di orientamenti nazionali variamente ostativi proprio del fatto migratorio sta ad indicare che la mutualizzazione proposta dall’Italia tende a superare la dimensione strettamente nazionale de fenomeno migratorio per giungere ad una visione europea appunto del fenomeno stesso.
Questo appare il punto più significativo del position paper italiano ed è per questa ragione che non si tratta soltanto di un insieme di proposte tecniche ma appunto di un insieme di proposte sostenute dalla riaffermazione del primato della scelta politica rispetto alla dimensione tecnica pur necessaria. Potremmo pertanto affermare che da Lampedusa a Bruxelles l’Italia propone una sorta di nuova Europa nel solco dell’ispirazione politica originaria.
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