Bruxelles

Mistero alla commissione Ue: il suicidio di Laura Pignataro

8 Aprile 2019

Si è lanciata dal quinto piano di un pazzo di Bruxelles il 17 dicembre Laura Pignataro, funzionaria italiana che per la polizia belga avrebbe commesso l’estremo gesto per la dolorosa fine del suo matrimonio con Michael Nolin.

Figlia di un giurista italiano, la donna faceva parte dell’esclusivo gruppo di alti funzionari della Commissione Europea e si interessava degli aspetti giuridici delle nomine all’interno della commissione UE. La sua tragica morte continua ad oggi ad essere avvolta nei dubbi. La funzionaria non ha lasciato una parola sul suo gesto estremo.

“Selmayrgate: conflit d’intérêts, mensonges… et suicide”, s’intitola così un’inchiesta pubblicata sul quotidiano francese Libération e ripresa quasi in via esclusiva da La Verità. Secondo il giornale francese Laura Pignataro qualche problema lo aveva ma non (o perlomeno non solo) con la fine del suo matrimonio ma con il segretario generale della Commissione europea, Martin Selmayr, che avrebbe esercitato pressioni sulla donna tanto da alimentare una depressione che l’ha poi portata al suicidio.

Selmayr viene nominato vicesegretario generale della Commissione europea il 21 febbraio del 2018, “sotto protezione di Jean Claude Juncker”. Un’ora dopo, il segretario generale, Alexander Italianer, annuncia le sue dimissioni passando quindi la carica a Selmayr. Un vero e proprio golpe, secondo Emily O’Reilly, mediatore europeo, perché nessuno ha coinvolto il Parlamento europeo, come da prassi.

Il sospetto è che fosse tutto deciso e architettato da  Juncker, Selmayr e perfino Italianer. Così l’europarlamento non ci sta e chiede le dimissioni di  Selmayr ed è qui che entra in gioca Laura Pignataro. La donna fa parte del servizio giuridico dell’esecutivo e insieme ai suoi colleghi deve inviare alcune risposte da mandare agli eurodeputati che hanno chiesto delucidazioni sulla correttezza del metodo usato per la nomina. In una riunione del 24 marzo piomba Selmayr, e lo rifarà il 2 aprile.

La Pignataro, secondo Libération è furiosa per questi strappi alle regole e per le incursioni di Selmayr in pieno conflitto d’interessi. La mediatrice Emily O’Reilly così chiede l’accesso ai server della Commissione e apre un’inchiesta sulla nomina di Selmayr. Sarà proprio la Pignataro a concedere le email su quel caso alla mediatrice. Almeno secondo quando riportato dal quotidiano francese.

Selmayr a questo punto si vendica e la obbliga a mentire, a volte la chiama nel cuore delle notte per darle istruzioni. Il 12 dicembre la funzionaria, stanca delle pressioni, confida ai suoi cari di sentirsi finita: “Non potete immaginare cosa sono stata costretta a fare in queste settimane”. Quattro giorni dopo, il suicidio.

La Commissione europea non ha inviato neanche le condoglianza alla famiglia. Rispetto all’inchiesta pubblicata da Libération l’Ue ha smentito qualsiasi conflitto d’interesse sulla presenza di Selmayr alle riunioni del servizio giuridico.

Il quotidiano La Verità ha provato a contattare il marito della Pignataro, Nolin, anche lui impiegato a Bruxelles ma l’uomo non ha mai risposto al telefono. L’addetta stampa della mediatrice O’Reilly pur confermando quattro casi di “malamministrazione” nella nomina a Selmayr ha affermato che la O’Reilly non ha mai conosciuto la Pignataro. Lorenza B., l’amica che ospitava la donna nel suo appartamento nei giorni del suicidio è chiusa nel suo silenzio, ovviamente sconvolta.

Ma al di là del mistero che avvolge la morte della funzionaria italiana, come sottolinea La Verità, c’è anche un giallo politico in tutta questa storia: perché Juncker, sapendo che presto sarebbe uscito di scena, avrebbe fatto carte false per dare un ruolo così importante a Selmayr?

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Per leggere l’inchiesta di Libération clicca qui

Per leggere il pezzo de La Verità clicca qui

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