Bologna
Infiltrazioni al Nord, la mafia col processo Aemilia non è finita
Forse qualcuno a Modena pensa che ci sia un muro? Forse qualcuno pensa esista uno schermo protettivo che ci difende dal male? Un di qua e un di là del fiume. Reggio Emilia infiltrata e strutturalmente minacciata dalla Ndrangheta e Modena – sì attenta e sempre allerta – ma comunque sostanzialmente salva? Le parole di ieri del pentito Valerio, pentito ritenuto pressochè unanimamente attendibile, al processo Aemilia devono indurre tutti a svegliarsi da questo sogno, da questa favola dorata e volutamente consolante.
‘Non illudetevi che la Ndrangheta sia finita con l’operazione Aemilia – ha detto Valerio – Si sta riorganizzando con metodi nuovi e non mancano le giovani leve. A Reggio Emilia siete tutti, nessuno escluso, sotto uno stadio di assedio e di assoggettamento ndranghetistico che non ha eguali perchè nemmeno i terroristi arrivarono a tanto. Non è finito niente’.
Io credo che queste gravissime parole del pentito al processo Aemilia possono essere perfettamente adattate alla realtà Modenese. Se l’allarme vale per Reggio deve valere anche per Modena. Sarebbe assurdo pensare il contrario. Se è vero, come sempre ripete la Dia, che la Ndrangheta e in senso più esteso le mafie sono radicate al Nord significa che esistono riflessi concreti e purtroppo drammatici quotidiani. Il radicamento non è una parola vuota, ma si traduce ogni giorno in fatti. E sono questi fatti – al di là degli allarmi sempre più ripetitivi e uguali a se stessi tanto da passare quasi inosservati – che vengono diluiti e raccontati come singoli episodi decontestualizzati. Tante tessere di puzzle che (poco importa se volutamente o no) si evita di ricostruire. Per continuare a dormire sonni tranquilli, per continuare a raccontarsi la favola degli anticorpi. Non passa giorno che in Provincia di Modena non venga bruciato un camion, o venga data alle fiamme una azienda agricola o un negozio. L’ultimo incendio ha distrutto questa notte un furgone in via dell’Industria a Castelfranco Emilia. Eppure il racconto del singolo fatto di cronaca si cancella dopo poche ore, ennesima tessera di un mosaico unico che esiste e che si allarga coi suoi tentacoli tanto più ne si nega l’esistenza.
Un gioco del silenzio che va rotto. Anche se questo significa scalfire certezze, rompere interessi economici, squarciare il quieto vivere di associazioni di categoria abituate a salvaguardare se stesse e i propri dirigenti indipendentemente da tutto. E’ tempo di far proprie le parole del pentito Valerio. ‘Non illudetevi, la mafia col processo Aemilia non è finita. Non è finito niente’. Diciamocelo, ripetiamocelo. Perchè solo così è possibile immaginare un giorno una vera fine.
Cinzia Franchini
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