Arte
Perché lo street artist #Blu sta cancellando le sue opere a Bologna
Bologna si tinge di grigio. «In questo momento #Blu sta cancellando tutte le sue opere in Bolognina dopo aver cancellato tutte le altre nel resto della città. #NelGrigioDipintoDiBlu.» Ad annunciarlo questa mattina è Bolognina Basement. E la polemica sembra non trovare fine. A prendere subito una posizione chiarissima è Federico Martelloni, candidato sindaco di Coalizione Civica, che accusa la giunta guidata da Merola di inadeguatezza, parlando dell’accaduto come di un «danno irreparabile alla città, in termini di perdita di opere d’arte e di immagine nel mondo». Ma il sindaco liquida la questione affermando: «cercare la ragione e il torto in questi casi è un esercizio inutile e non mi interessa schierarmi con nessuno».
Lo street artist Blu, conosciuto e apprezzato ormai in tutto il mondo, ha scelto infatti di coprire le opere realizzate nell’amata Bologna, con l’aiuto di alcuni abitanti, come reazione e forma di protesta contro una mostra in programma a Palazzo Pepoli. Il 18 marzo, infatti, in città, verrà inaugurata Street Art. Banksy & Co. – L’arte allo stato urbano, promossa da Genius Bononiae, con l’appoggio della Fondazione Carisbo. Tra le opere esposte ce ne saranno alcune staccate dai muri cittadini, con l’obiettivo di «salvarle dalla demolizione e preservarle dall’ingiuria del tempo», trasformandole in veri e propri contemplabili pezzi da museo (“Intero: 13 euro”).
L’istituzione culturale Genius Bononiae è presieduta dall’ex rettore Fabio Roversi Monaco, che difende il progetto, portato avanti da una squadra di tecnici all’opera ormai da mesi nello staccare e restaurare i graffiti dai muri. Tra gli esperti vi sono lo storico dell’Alma Mater Luca Ciancabilla, Christian Omodeo (che vive e lavora in Francia da diversi anni), e restauratori del calibro di Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani, «che – come riportato da Il Corriere – hanno deciso di lanciare una sfida prima di tutto di natura culturale e artistica: fare in modo che i graffiti d’autore possano entrare nelle sale dei musei, salvarli dall’inevitabile distruzione a cui sono destinati nei cantieri che demoliscono le ex zone industriali… […]».
In un’intervista a Radio Città Del Capo il presidente Roversi ha affermato: «Abbiamo cercato di rapportarci direttamente agli autori; in alcuni casi il rapporto si è creato con una sostanziale condivisione, in altri casi è emersa una posizione contraria. In altri casi ancora il rapporto non si è creato, come con Blu, ma non abbiamo ricevuto nessun anatema. Non ha ritenuto di dover interloquire con noi su questo, ma è perfettamente legittimo».
Ma è legittimo, invece, appropriarsi, senza permesso alcuno, di opere che trovano il loro senso proprio perché realizzate su case e “palazzoni” (spesso di periferia) e mai compiute per monetizzare, come nel caso di quelle di Blu nel quartiere Bolognina? Poco importa se gli “stacchi” sono sempre esistiti, e come bene scrive il collettivo Wu Ming «non importa se le opere staccate a Bologna sono due o cinquanta; se i muri che le ospitavano erano nascosti dentro fabbriche in demolizione oppure in bella vista nella periferia Nord. Non importa nemmeno indagare il grottesco paradosso rappresentato dall’arte di strada dentro un museo. La mostra Street Art. Banksy & Co. È il simbolo di una concezione di città che va combattuta, basata sull’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi». Risulta così inevitabile chiedersi con che diritto ci si appropri di opere che vengono spesso trattate al pari di scarabocchi compiuti da vandali, promuovendosi oggi a salvatori della street art.
Nel frattempo Laboratorio Crash fa sapere attraverso la sua pagina Facebook che i ragazzi e attivisti che hanno aiutato Blu nella cancellazione delle sue opere dai muri di Bologna sono stati denunciati dalla polizia.
«In una qualsiasi altra città europea, davanti a un evento di questa portata, l’organizzatore della mostra (Roversi Monaco, ndr) e l’assessore alla cultura (Davide Conte, ndr) si sarebbero dimessi immediatamente, con tanto di scuse pubbliche, per palese inadeguatezza». A dichiararlo è Federico Martelloni, candidato sindaco di Coalizione Civica, che sottolinea l’immensa perdita che questa vicenda ha provocato alla città, in termini di opere d’arte ma anche d’immagine. «Blu ci ha privati delle sue opere – continua Martelloni – ma da oggi non siamo più poveri, siamo più svegli, perché ha suonato la sveglia per tutti noi. Questo gesto non ci parla solo di arte ma dell’idea che abbiamo di città». Le critiche che la mostra organizzata da Genus Bonomia aveva ricevuto, conclude il candidato, «non erano bastate a far desistere dal tentativo di privatizzare, museificare ridurre a merce nel mercato dell’arte quelle strabilianti opere. Opere che trovano nel contesto dove sono state realizzate larga parte del loro significato. Opere che sono state pensate e realizzate per una fruizione comune e non privata, urbana e non galleristica, gratuita e non mercificata».
(Foto di copertina tratta dal blog Giap del collettivo Wu Ming)
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