Bergamo

Un libro-inchiesta sul disastro di Bergamo: capire il passato, fare il futuro

31 Luglio 2020

Ci sono libri giornalistici che arrivano per chiudere una ferita e altri che, dolorosamente e doverosamente, servono a tenerla aperta.
A questa seconda categoria appartiene, con merito, il lavoro firmato dai giornalisti del Corriere della Sera Marco Imarisio Simona Ravizza e Fiorenza Sarzanini, intitolato “Come Nasce un’Epidemia – La strage di Bergamo, il più grande focolaio d’Europa ”, pubblicato da Rizzoli e in vendita da oggi in libreria e per un mese a prezzo scontato in edicola assieme al quotidiano di Via Solferino.

Il lavoro di inchiesta, scavo e reportage riannoda i fili delle inchieste e dei racconti che i tre giornalisti hanno svolto, nei mesi scorsi e fino a oggi: un lavoro che di certo continuerà anche domani.
Il viaggio nel tempo e nello spazio riparte da oggi, e riparte da Nembro. Non poteva che essere così. L’estate del “dopo”, delle macerie, dei ricordi delle lacrime e dei lutti. In un paese che ancora discute, giustamente, di cosa si poteva fare per evitare i 309 morti dell’Aquila – si legge nelle prime pagine – sarebbe strano non chiedersi cosa si poteva fare – prima, di più, meglio – di fronte a numeri che fanno ancora girare la testa, anche adesso che li abbiamo letti e riletti. Dei 44 mila morti in eccesso rispetto agli anni scorsi, che naturalmente includono anche migliaia di morti da Covid non diagnosticati nonchè morti vittime dell’assenza di diagnosi e cure per altre patologie, 22 mila sono in Lombardia. Di questi 22 mila, oltre 8 mila sono in provincia di Bergamo.

Numeri mostruosi, che da soli giustificano un’attenzione fuori dal comune e dalla media, e zittiscono sia chi prima diceva che era disfattismo lanciare l’allarme, sia chi oggi vorrebbe che a guardare dentro a quel disastro sia solo la magistratura. (I due fronti, peraltro, tendono a essere un fronte solo). Così, Imarisio, Ravizza e Sarzanini risalgono il fiume del tempo e del loro lavoro di questi mesi per raccontare – da dentro la storia, come fosse mentre la si faceva, per lo più sciaguratamente – cosa è successo ad altrettanti incroci decisivi. Quando, quasi ogni volta, si è deciso di andare dalla parte sbagiata. Com’è stato, chi è stato, e perché? Domande sul passato, sulle colpe di ieri, perchè domani non si ripetano più. Perchè la storia sia davvero maestra.

Ritroverete, in queste pagine, le domande che tutti ci siamo fatti, ma con documenti e testimonianze dirette che ci aiutano a costruire risposte. La famosa zona rossa mai istituita, certamente. Un rimpallo di decisioni e indecisioni imbarazzante, tra il livello regionale di Fontana e Gallera e quello del governo romano, in cui alla fine a vincere è la linea “non fermiamoci” di Marco Bonometti e della sua Confindustria lombarda. Una tragedia dell’ottimismo di cui non si è fatta la giusta celebrazione, salvo poi improvvisamente rincorrere col sospetto e la delazione qualunque cittadino si affacciasse sull’uscio di casa. Troverete, più in generale, la ricostruzione paziente delle decisioni coraggiose e drastiche andavano prese, e che non furono prese, da istituzioni impegnate in un’autoesposizione pubblica martellante – e che peraltro ha finito con l’essere il boomerang che ha rotto i vetri, ad esempio, di casa Gallera – e non invece a studiare con prudenza e pazienza un’epidemia nuova.

È questo un libro sulle responsabilità politiche, che si consumano a ogni livello della storia, ma anche un lavoro che non ha paura di risalire la china della storia fino alle responsabilità di chi c’era prima, come la giunta di Roberto Maroni, che più di tutte ha voluto fare degli ospedali l’unico e ultimo presidio territoriale. Peccato che, come giustamente si annota, per definizione parliamo di luoghi “senza antenne” nel territorio. E di luoghi sperduti in una provincia che, per quanto avanzata e ricca, evidentemente non ha maturato gli anticorpi di allerta permanente che servono a cogliere in fretta la novità di una malattia nuova, per la quale non ci sono anticorpi. Torniamo così a quando, ad esempio, un ospedale non chiuso e non sanificato diventa una bomba destinata a esplodere e a riversare contagi in giro per la provincia. E a quando, prima che tutto fosse chiaro, una partita di calcio, l’eroica Atalanta-Valencia di San Siro, doveva finire sui libri di storia del calcio e invece diventerà un trattato di epidemiologia. Perché tra i pregi di questo lavoro c’è che non nega l’eccezionalità della situazione bergamasca e lombarda, non nega l’enorme sfotruna di partenza: ma, proprio per qeusto, indaga con attenzione ciò che al fato non compete, ma alle scelte degli umani sì.

Molte cose, freschi di lettura, si potrebbero scrivere. Ma sarebbe un peccato, perché toglierebbe ai lettori il gusto, il dovere amaro eppure balsamico di questa lettura. Una lettura che – sia detto per inciso – riappacifica anche col giornalismo. In un tempo in cui sembrano essere scomparse notizie e inchieste, in cui giornali grandi e giornali piccoli sembrano rincorrersi su terreni scivolosi, fatti di allarmismo e click baith, questo lavoro è la testimonianza che il giornalismo è ancora possibile. Non “un altro giornalismo”: il giornalismo, e basta.

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Imarisio, Ravizza, Sarzanini
Come Nasce un’Epidemia – La strage di Bergamo, il più grande focolaio d’Europa
Rizzolilibri

 

 

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