Agrigento
Sicilia, la vergogna della strada costruita in 20 anni, chiusa in 20 mesi
Ma chi l’ha detto che la vergogna non si può misurare. In Sicilia misura 6 chilometri e 100 metri. La lunghezza esatta di una strada lastricata di soldi pubblici. Tanti, tantissimi. Ben 40 milioni, spalmati nell’arco di un ventennio. Perché questa strada, oltre che salata, verrà ricordata pure per i tempi quasi biblici della sua costruzione. Più di 20 anni per innalzare dei piloni sul quale poggia un viadotto, e poi una lingua di asfalto a dividere la terra brulla.
In mezzo ci sta di tutto, lunghe cause legali per espropri, sfilza di varianti in corso d’opera che ne hanno lievitato i costi, tagli del nastro a favore dei fotografi, bulloni schiodatisi da un ponte ed infine una repentina quanto improvvisa chiusura della via. Solo dopo pochi mesi dalla sua inaugurazione la strada a scorrimento veloce Mussomeli-San Giovanni Gemini, nata per ridurre le distanze tra gli entroterra di due province, Caltanissetta e Agrigento, è stata costretta all’oblio e a finire nell’album degli orrori tutto siciliano, colmo di immagini di ponti crollati, stradoni inghiottiti da frane, trazzere alternative assurte a comodi boulevard. Una fine indecorosa per un’arteria dalle più nobili ambizioni.
Finalmente però l’occhio severo della Magistratura si è posata sulla vergogna lunga 6 chilometri e 100 metri. La giustizia ha principiato il suo corso nell’intento di fare luce su una vicenda assurda e sintomatica di una certa pratica fatta di sprechi e investimenti pubblici rivelatisi inutili. Per nulla inusuale nella terra di Sicilia. Sulle sorti poco fortunate della strada ora sono stati aperti due fascicoli: uno da parte della giustizia ordinaria, attraverso la Procura della Repubblica di Agrigento, l’altra a firma dei giudici della Corte dei Conti. Tutto merito del commissario straordinario della Provincia di Agrigento Marcello Maisano che ha presentato una doppia denuncia per cercare di mettere chiarezza su una vicenda dai tristi contorni. Più di venti anni per costruirla, più di 40 milioni di euro per finanziarla, poi finalmente l’inaugurazione e dopo qualche mese la chiusura. Motivi di sicurezza hanno spinto i tecnici della Provincia di Agrigento ad impedire il transito di auto e camion. Tutta colpa dei giunti di dilatazione del viadotto che staccandosi si conficcavano sui pneumatici delle auto in transito.
E così quei 6 chilometri e 100 metri di rotabile, nata per collegare il cuore del Vallone alla “SS 189” Agrigento-Palermo, sono diventati una meteora viaria, da infilare nell’albo dei ricordi da cancellare, assieme alle foto del taglio del nastro dell’inaugurazione con tanto di politici in giacca e cravatta datato agosto 2012. L’origine dell’opera è datata 1992, principio di un appalto (a quei tempi di lira) miliardario. La gara fu aggiudicata da un raggruppamento temporaneo di imprese che nell’arco degli anni hanno subìto delle modifiche nelle proprie denominazioni. L’ultima composizione degli aggiudicatari vede come capogruppo la società agrigentina “Campione Industries spa”, attraverso la controllata “Tecnofin Group spa”, e la presenza della “Cir srl”, del “Consorzio Coop Costruzioni- Co.Min spa” e della “Di Vincenzo spa”. La strada per l’inaugurazione della via è stata lunga e tortuosa, tra intoppi burocratici, cavilli sorti sulle espropriazioni, fondi a disposizione gravitati. Ma la scorrimento veloce non è mai stata priva di problemi: dapprima, a minare il tragitto, una serie di piccole frane e di cedimenti, poi dal viadotto sono cominciati a staccarsi i giunti di dilatazione.
A maggio del 2014 la decisione dei tecnici di chiudere la strada. E nel frattempo c’è pure scappato il morto. Un pensionato qualche mese fa si è schiantato con la sua utilitaria contro uno dei pesanti blocchi di cemento posizionati per impedire il transito. Ora, finalmente e dopo 13 mesi, la giustizia comincia a muoversi. Ci si augura che sia più celere di chi la strada l’ha costruita.
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