Cinema
No, Grease non è “sotto attacco”. È il giornalismo italiano che fa schifo
Ogni mattina una notizia falsa si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del vento, dei leoni e delle gazzelle per non essere divorata dal nostrano giornalismo usa e getta. Questa mattina era il turno di Grease, descritto unanimemente dai media italiani come “Sotto attacco sui social”. Repubblica, Corriere, Adnkronos, La Stampa lo riportano con clamore e sconcerto. Sui social riverbera lo sdegno, mentre quelli che credono nella dittattura del politicamente corretto trovano appagamento per il proprio confirmation bias.
Poi capita di fare un bizzarro esperimento, quello che probabilmente non hanno fatto né Repubblica, né Corriere, né La Stampa, né Adnkronos: inserire su Google News la parola chiave Grease e cercare qualcosa di recente che non sia italiano. Del resto, il fantomatico caso parte nel Regno Unito, dove, secondo la traballante ricostruzione dei fatti, dopo la messa in onda della BBC del film incriminato sotto Natale, ci sarebbe stata una rivolta social, una vera e propria ribellione della generazione Z al grido di “Sessimo” e “Misoginia”.
Strano però, mi dico, che di questa “storia” non parli il Guardian, per dire. Neanche il Times ne fa menzione. E nemmeno l’Independent. Anzi, a onor del vero quest’ultimo cita un parere di Olivia Newton John rispetto a una vaga possibilità (l’articolo non dice chi lo abbia sostenuto né dove) che il suo iconico film sia un film sessista. Ma si tratta in un articolo di fine ottobre: molto prima che “I social e la generazione Z” mettessero Grease “sotto accusa”.
Poi si scopre un titolo del Mirror. Il Daily Mirror, tabloid non esattamente noto per la finezza delle sue inchieste né studiato alle scuole di giornalismo. Il pregiato articolo del Mirror fa una sintetica disamina di quali parti del film sarebbero invecchiate, secondo l’autore del pezzo , per poi citare un tweet (ripeto: un tweet. Numero cardinale 1) del co-conduttore di Good Morning Britain Piers Morgan, il quale annuncia che in trasmissione si parlerà, tra le altre cose, del seguente tema: «Dovremmo bandire Grease perché sessista/razzista/omofobo? No, dovremmo bandire i maledetti idioti woke che lo vorrebbero bandire». Seguono citazioni di utenti social che, per lo più, difendono il film.
Un’altra ricerca di un minuto e scopro che il buon Daily Mirror, a sua volta, ha ripreso un pezzo del giorno prima del Daily Mail (altra testata curiosamente assente dalle accademie di giornalismo internazionale), che con l’equilibrio e la misura tipici dei tabloid prendeva qualche tweet raccattato intorno al giorno di Santo Stefano per titolare che “I fiocchi di neve woke attaccano Grease”. Fine della storia. O meglio della non-storia.
Quindi, ricapitoliamo. Un tabloid inglese si inventa una notizia per costruire un pezzo accattivante. Un altro tabloid lo riprende. Good Morning Britain ne fa cenno in trasmissione. Non si alza nessun polverone, nessun giornale serio ne parla più, la notizia non è mai esistita e la cosa dovrebbe finire lì. Finché non arriva qualche volpone italiano. Perché no, non erano stati fatti i conti con la stampa italiana, tanto cialtrona quanto assetata di titoli sensazionalistici sulla presunta “Cancel culture”.
E allora ecco spuntare a grappoli, scopiazzandosi l’un l’altro, tutti insieme all’unisono e del tutto slegati dai tempi della cosiddetta “notizia” inglese, i titoli clamorosi, i commenti indignati, le accuse di revisionismo e le meste riflessioni su Facebook. Lo so, lo sento, che mentre scrivo le alacri ditine di Michele Serra o di Massimo Gramellini stanno confezionando una pacata ma severa riflessione sul “Signora mia, dove andremo a finire con questo politicamente corretto”. Lo vedo già, lì su Linkiesta, il pezzo grondante veleno di Guia Soncini che ci spiega perché siamo tutti idioti e bacchettoni. Ma soprattutto so che, dopo 24 striminzite ore in cui tutta Italia si preoccupa perché la pericolosissima generazione Z, e quei mostri assetati di sangue dei social, mettono “sotto attacco” Grease, nessuno si premunirà di dire «No, aspetta, scusa, questa notizia non esiste, abbiamo detto una cazzata». Perché l’informazione italiana è un po’ come la “summer night” di Grease: it happens so fast. Avviene così in fretta. E, possibilmente, senza verificare le fonti.
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