Cinema

L’altro Climax

27 Giugno 2019

Ormai lontani anni luce dalle categorie quasi teneramente banali della lenta (eroina) e dalla svelta (cocaina), addentrarsi oggi nella galassia degli stupefacenti significa, quasi come in una nuova farmacopea, trovare la sostanza giusta per soddisfare le voci scopare, ballare, sballare, e via dicendo.

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Tra acidi e psichedelici puri, cannabis, LSD, psilocibina e DMT ma anche mescalina o altri derivati dall’anfetamina e MDMA e ketamina, l’effetto slatentizzante è sempre in agguato.

Il film di Gaspar Noè parte da un fatto vero: un ventennio fa, un gruppo di ballerini strafacendosi inconsapevolmente di una sostanza che potrebbe essere un tipo di LSD trasforma una festa in un supplizio infernale.

Altro che le pippate di Mia Wallace o il rito del bucarsi in Trainspotting, qui i mostri del razzismo, del sessismo, dell’omofobia e della dipendenza patologica diventano violenza, stupro, linciaggio e perfino incesto.

Come splendidamente raccontato da Nicola Lagioia per il delitto del Collatino a Roma, l’effetto delle sostanze sul processo di scatenamento delle patologie sommerse sfocia in un’abiezione rivoltante.

Il regista, facendo cadere i suoi personaggi nella discesa incontrollabile di un trip delirante, ci accompagna in visioni che al posto di aprire le porte della percezione spalancano quelle del disumano.

Mostrandoci immagini rovesciate, a volte quasi incomprensibili, il regista si allontana dalla tentazione troppo comune di associare il tossico all’artista, al reietto o al paria.

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Gaspar Noè fa un’operazione molto efficace di dissuasione con strumenti esteticamente perfetti.

 

 

 

 

 

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