Mobilità

Un relitto italiano spaventa l’Oceano, ma nessuno ne parla

12 Marzo 2019

Una chiazza di petrolio lunga una decina di chilometri è stata avvistata al largo de La Rochelle, il giorno dopo il naufragio della nave Grande America, trasportata verso terra da vento e mare. Lo ha reso noto la Préfecture maritime de l’Atlantique, il corpo di polizia francese che ha competenza sul mare, dopo aver inviato un aereo di pattuglia sulla zona.

In conferenza stampa, il prefetto vice-Ammiraglio Jean-Louis Lozier ha riferito fra l’altro di aver inviato una prima diffida all’armatore, la compagnia napoletana Grimaldi Group, affinché «prenda tutte le misure per far cessare il pericolo che la nave costituisce per la navigazione e l’ambiente in una zona economica esclusivamente francese». Due rimorchiatori privati erano già stati inviati in zona da Grimaldi prima che la Grande America colasse a picco.

 

L’ultima posizione trasmessa dagli strumenti di bordo della Grande America prima del naufragio (Marine Traffic)

 

Il punto in cui è affondata, a 180 miglia dalla costa, raggiunge i 4600 metri di profondità e perciò sarà molto difficile recuperare il relitto. Ciononostante, dopo il naufragio l’armatore ha ricevuto una ulteriore ordinanza che lo obbliga a presentare alla prefettura francese un piano d’azione comprendente prima una investigazione del relitto per definire precisamente la natura dei danni e dei rischi, e poi le eventuali modalità di intervento e trattamento del relitto e dei detriti per prevenire il rischio ecologico.

Le autorità francesi stanno inoltre acquisendo dall’armatore informazioni sul contenuto dei container per poter valutare il rischio di inquinamento. Dai primi dati forniti risulta che oltre al relitto (214 metri di lunghezza, 56642 tonnellate di stazza lorda) sono rimaste in mare circa 2200 tonnellate di olio combustibile. La Grande America era un cargo di tipo ibrido a trasposto misto e aveva a bordo 365 container, di cui 45 contenenti materiali registrati come «pericolosi». Nei ponti garage trasportava oltre duemila veicoli.

 

(Ministère de la Défence – Marine Nationale)

Preoccupazioni ambientaliste

Fin dal primo momento, l’organizzazione ambientalista Robin des Bois aveva espresso in un comunicato la preoccupazione riguardante il carico della nave: «automobili e altri veicoli usati, rimorchi e macchinari per lavori pubblici, rifiuti “da riciclare”, rimorchi pieni di pneumatici, alcuni container che trasportano materiali pericolosi destinati a grandi cantieri in Africa occidentale o alle miniere».

Da noi interpellati, i rappresentanti dell’associazione ci hanno spiegato ulteriormente: «Grimaldi è uno degli armatori specializzati, con le sue navi a trasporto misto di container sul ponte di coperta e veicoli nei ponti interni, nel trasporto di merci varie e di vetture, camion e macchinari per lavori pubblici dall’Europa del Nord verso l’Africa settentrionale e occidentale. Abbiamo osservato con i nostri occhi le operazioni di carico ad Anversa e a Le Havre e le operazioni di scarico a Abidjan in Costa d’avorio. Le vetture e altri macchinari usati considerati inquinanti in Europa sono originari di Paesi Bassi, Francia, Belgio, Germania, Polonia. A partire dal nostro primo comunicato di lunedì abbiamo sottolineato che la Grande America era “imbottita di vetture”. Non ci siamo sbagliati, visto che la Prefettura marittima ieri ha detto che c’erano oltre duemila vetture a bordo della nave. Si tratta dunque di rottami automobilistici non risanati, con batterie, carburanti e materiali tossici vari, plastica e schiume che a poco a poco risaliranno alla superficie. I carburanti delle auto inoltre si aggiungono al gasolio carburante della nave e bisogna temere, come avevamo già anticipato martedi pomeriggio, che arrivino sulle coste atlantiche».

La Grande America in una foto del 2018 (Marine Traffic)

L’armatore

In un primo comunicato, il Gruppo Grimaldi conferma di essersi «immediatamente attivato, in pieno coordinamento con le autorità francesi, per prevenire qualsiasi potenziale danno all’ambiente marino derivante dall’affondamento della nave».

Sul suo sito, nella sezione dedicata alla grande flotta, la Grande America non è espressamente nominata ma viene descritta l’attività dell’armatore come «il più grande trasportatore di veicoli tra l’Europa e l’Africa Occidentale. Su tali rotte il Gruppo impiega oggi 22 moderne navi Ro/Ro Multipurpose, ognuna in grado di trasportare circa 2.500 metri lineari di merci rotabili, fino a 2.500 auto e 850 containers sul ponte di coperta» con partenze ogni due giorni dai porti nord europei e rotte che servono direttamente 20 porti della regione.

La rotta Nord Europa – Africa Occidentale (Grimaldi Group)

In un comunicato successivo, il Gruppo Grimaldi ha precisato che la nave trasportava veicoli su ruote (di cui 1298 nuovi di fabbrica), container e merci generiche. Il carico era stato imbarcato ad Anversa e Amburgo ed era diretto prima a Casablanca, per poi proseguire per Senegal, Guinea e poi Brasile, Argentina e Uruguay.

Dei 365 container, per la maggior parte diretti in Sudamerica, 47 contenevano merci classificate come pericolose. Quanto a queste merci, Grimaldi ha precisato di avere «già in atto una politica molto severa, al di là dei requisiti di classe per questo tipo di nave, con oltre 100 merci specificamente vietate (compresi gli esplosivi, materiale radioattivo, corrosivo e tossico, ecc.)».

Una nave privata inviata da Grimaldi sta già monitorando gli sversamenti di carburante e organizzando il recupero di eventuali container alla deriva, mentre un nucleo di esperti è stato inviato a Brest per organizzare le operazioni coordinandosi con le autorità francesi.

Come richiesto dalla Préfecture maritime, Grimaldi effettuerà un’ispezione del relitto a 4600 metri di profondità con una nave appositamente attrezzata.

 

Cronaca del naufragio

L’incendio era scoppiato a bordo domenica sera, mentre il cargo battente bandiera italiana era in navigazione al largo di Finistère.

Inizialmente il comandante aveva avvertito i centri di controllo a terra, ma confidava di essere in grado di spegnere le fiamme. Le autorità marittime francesi avevano comunque allertato le navi in zona secondo la procedura internazionale via radio.

 

(Ministère de la Défence – Marine Nationale)

Perciò, quando nella notte il comandante ha deciso di chiedere soccorso, il segnale di distress è stato raccolto dal MRCC (Maritime Rescue Coordination Center) di Roma e la fregata britannica HMS Argyll è arrivata sul posto in due ore.

Le ventisette persone a bordo (ventisei di equipaggio, più un passeggero) hanno abbandonato la nave su una scialuppa e sono state portate immediatamente sane e salve al porto di Brest e accolte in un centro di soccorso medico.

 

(HMS Argyll / Royal Navy)

 

Per quasi due giorni e due notti, navi militari francesi hanno scortato il relitto alla deriva per mantenere sicura la navigazione delle altre navi lungo la rotta frequentatissima tra Amburgo e Casablanca.

La Marina francese ha inviato in zona due aerei da ricognizione, un elicottero, una fregata e un rimorchiatore con a bordo attrezzature e una squadra di pronto intervento.

 

(Ministère de la Défence – Marine Nationale)

 

Dal rimorchiatore si è cercato di spegnere l’incendio dei container in coperta con appositi idranti, ma le fiamme si erano ormai propagate all’interno della nave già pericolosamente sbandata, e i getti d’acqua rischiavano di appesantirla e sbandarla ulteriormente.

Un altro rimorchiatore dei Vigili del fuoco francesi è partito da Brest, mentre la compagnia armatrice italiana Grimaldi su richiesta formale dell’autorità francese ne aveva mandati altri due, di una società privata, da Vigo e da Rotterdam. Un’unità di crisi francese è stata appositamente organizzata a Brest.

Nel frattempo, però, numerosi container erano già caduti in mare dal ponte della Grande America, la nave continuava a sbandare e le condizioni meteo a peggiorare.
Il vento molto forte da Ovest-Nord Ovest, 30-35 nodi con raffiche fino a 50 nodi, alimentava ulteriormente il rogo e insieme alle onde da quattro a cinque metri ha continuato a spingere la nave verso la terraferma, finché nel pomeriggio di martedì si è inabissata.

 

(Ministère de la Défence – Marine Nationale)

 

Il ministro dell’Ecologia francese François de Rugy è intervenuto in diretta al Parlamento poco dopo che la nave era affondata per assicurare che si farà in modo che né il carburante né detriti galleggianti raggiungano terra o ostacolino la navigazione. È allo studio l’ipotesi di inviare mezzi sottomarini anti-inquinamento.

 

 

 

Nell’area interessata dal disastro è rimasta una nave attrezzata dei Vigili del fuoco, è stata inviata un’altra unità specializzata in operazioni anti-inquinamento ed è stata allertata l’Emsa, l’Agenzia Marittima dell’Unione europea per la sicurezza in mare, che dispone di un’unità di intervento a Brest e può attivare una sorveglianza satellitare. Inoltre vengono inviate costantemente ricognizioni aeree per sorvegliare la chiazza di idrocarburi e individuare eventuali container o detriti galleggianti.

 

 

 

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