Il campionato bosniaco, Edin Džeko e Luka Modrić
LO STRANO CAMPIONATO BOSNIACO
La Premijer Liga Bosne i Hercegovine è una delle competizioni calcistiche meno interessanti d’Europa. Si tratta della massima serie del calcio bosniaco. Secondo i dati dell’UEFA, questo campionato risulta essere il quarantesimo in Europa, situandosi così sul fondo della classifica continentale. Il livello della competizione si sta alzando lentamente, ma non riesce a seguire lo sviluppo degli altrettanto poco interessanti campionati delle vicine Croazia e Serbia, che stanno registrando comunque qualche passo in avanti, testimoniato anche dai successi di Dinamo Zagabria e Stella Rossa in ambito europeo.
Il campionato è abbastanza seguito nel Paese, soprattutto nelle grandi città, come Sarajevo, Zenica, Mostar o Banja Luka. I tifosi generalmente criticano il livello calcistico presentato e ironizzano sullo spettacolo offerto dalla Premijer Liga, ma comunque non rinunciano ad andare allo stadio o a vedere le partite in televisione, grazie anche ai prezzi molto popolari offerti dalle società e dalle case televisive. Bastano un euro e cinquanta centesimi per entrare nei settori più popolari degli stadi, anche nelle partite di cartello, mentre con quattro o cinque euro ci si può permettere persino la tribuna centrale. Un abbonamento che permetta di vedere in televisione tutte le partite del campionato costa, invece, due euro e cinquanta al mese. In compenso, l’infrastruttura in cui si svolgono le partite è ai limiti del regolamento: nella maggioranza degli stadi si è esposti a ogni tipo di intemperie e i campi di gioco si trasformano d’inverno in arene di fango e acqua e d’estate in terreni su cui ventidue anime in pena bruciano sotto il sole, senza il minimo ristoro d’ombra. Il quadro dei problemi è completato dai frequenti “spettacoli” con fumogeni e fuochi d’artificio, scambiati anche fra tifoserie contrapposte, e quotidiane manifestazioni di nazionalismo e estremismo politico.
Un campo completamente allagato non impedisce a Krupa e Široki Brijeg di disputare la partita. Qui, invece, i tifosi del Borac Banja Luka prendono a palle di neve il guardalinee…
Solo di recente alcune società hanno scelto di investire nella riqualificazione delle proprie strutture sportive. Il Sarajevo ha costruito un moderno centro sportivo per la propria accademia calcistica e per gli allenamenti della prima squadra:
Il Velež Mostar, dopo aver perso in guerra il proprio stadio, passato ai croati dello Zrinjski Mostar, sta costruendo la sua nuova casa sulle rive della Narenta:
Il progetto più interessante, però, si sta compiendo a Sarajevo, dove il Željezničar sta ricostruendo uno stadio moderno sulle macerie del vecchio Grbavica, raso al suolo e incendiato durante la guerra. Il nuovo stadio è stato finanziato dall’UEFA, dal comune di Novo Sarajevo e, soprattutto, dai tifosi, che hanno raccolto di propria iniziativa 150.000 euro, con donazioni individuali alla società, durante la primavera del 2016. Lo stadio è ancora in costruzione e oggi appare così:
Questo stadio è stato il primo campo di casa dell’attuale capitano della Roma, Edin Džeko, che è cresciuto nel Željezničar e con il quale ha esordito nel calcio professionistico.
EDIN DŽEKO AL ŽELJEZNIČAR
Džeko non è stato coccolato dai propri tifosi prima di raggiungere il calcio che conta nel Wolfsburg. Alcuni limiti che manifesta ancora oggi erano già visibili nei suoi primi anni, tra cui la non ottimale finalizzazione sotto porta. Al tempo, Džeko era stato solo recentemente spostato in attacco, dopo aver a lungo giocato come centrocampista, e stava ancora prendendo confidenza con il nuovo ruolo. I riflessi della posizione ricoperta nelle giovanili si possono notare nella sua buona tecnica, nell’ottima visione di gioco e nella sua spiccata sensibilità per l’assist. Al tempo, in pochi notarono l’eccezionalità del ragazzo, che segnò solo 3 gol nei campionati 2003/2004 e 2004/2005, che gli valsero il soprannome Kloc (“tronco di legno”), per la scarsa mobilità che mostrava.
Nel seguente video sono raccolti alcuni dei suoi migliori momenti nella Premijer Liga: è perfettamente riconoscibile il suo particolare movimento del corpo, l’ottima tecnica, l’abilità anche nel dribbling nello stretto, proprio come la visione di gioco, che lo aiutava a servire assist ai compagni, anche con l’esterno del piede. Altrettanto, si possono vedere diversi errori in fase di finalizzazione e una certa macchinosità nel gestire il pallone, che in parte spiega il soprannome che gli era stato attaccato. Il pubblico sarajevese non ha saputo apprezzare le particolari e straordinarie qualità di Džeko, che anche agli esordi era un giocatore molto simile a quello che è oggi. E anche oggi, in fondo, gli sono rimproverate le stesse cose e i suoi detrattori non riescono, come allora, a vedere e apprezzare delle qualità che sono assolutamente particolari per un attaccante della sua struttura fisica e che lo rendono un calciatore speciale: forte, ma in una maniera sua e unica, non facilmente apprezzabile da tutti.
LUKA MODRIĆ ALLO ZRINJSKI MOSTAR
Džeko non è stato l’unico campione transitato per la Premijer Liga. Luka Modrić arrivò in Bosnia-Erzegovina nel 2003, allo Zrinjski, la squadra della comunità croata di Mostar, una città divisa letteralmente in due fra bosniaci musulmani e croati. Era la sua prima esperienza fuori dal calcio giovanile. Modrić era stato mandato in prestito dalla Dinamo Zagabria, che in quel momento probabilmente non contava eccessivamente su di lui, nonostante oggi in pochi vogliano ammetterlo. I talenti su cui si ponevano maggiori speranze non venivano certo spediti in un campionato minore, in cui ai difensori violenti delle squadre di casa gli arbitri tendevano a concedere ampia “libertà di manovra”. Modrić è comunque riuscito a trarne il meglio. Un articolo del Dnevni Avaz riporta qualche riga della sua autobiografia, nella quale ricorda anche i giorni trascorsi in Bosnia-Erzegovina:
“La Premijer Liga era abbastanza violenta ed era particolarmente difficile giocare fuori casa. La trasferta peggiore era Trebinje. […] Gli arbitri non proteggevano i calciatori delle squadre ospiti. A Trebinje ho perso i miei parastinchi preferiti, su cui c’era l’immagine di Ronaldo, a cui ero attento e che custodivo gelosamente. Uno mi ha colpito con i tacchetti di ferro e ha bucato uno dei parastinchi di plastica. Ronaldo mi ha salvato da un infortunio più grave.“
Se Džeko era un kloc, Modrić era considerato troppo leggero e piccolo per poter sopravvivere in un campionato molto fisico e duro. Il croato, però, ha saputo sfruttare la propria tecnica e velocità, dimostrandosi uno dei migliori giocatori della sua squadra: “Ho imparato a uscire in velocità dai duelli, a sfuggire all’avversario già nel primo controllo in velocità. Ero molto leggero e questo mi ha aiutato.” Modrić ha giocato una stagione brillante allo Zrinjski, segnando anche 8 reti in 22 partite, e ha così convinto la Dinamo Zagabria a dargli un’opportunità in prima squadra. Oggi riferisce che il periodo bosniaco è stato importante per lui e non dimentica lo Zrinjski, che ancora oggi tifa e sostiene. Nel passo della sua autobiografia accenna, però, anche a due fattori che caratterizzano ancora oggi il campionato bosniaco: l’atmosfera calda degli stadi e il nazionalismo.
“Spesso c’erano molti spettatori allo stadio, soprattutto nelle partite più importanti, contro Široki Brijeg, Željezničar e Sarajevo. A volte si creava un’atmosfera impressionante, ma si sentivano anche le tensioni interetniche. Nel corso della mia carriera ho sempre amato la forte tensione, sia in campo che sugli spalti, ma al tempo, nella Premijer Liga, l’atmosfera era particolarmente ostile.“
I TANTI ASPETTI NEGATIVI DELLA PREMIJER LIGA
La Premijer Liga resta oggi un campionato di un livello incredibilmente basso, ma comunque molto seguito. Una schiera di tifosi e appassionati, che si rende perfettamente conto del degrado in cui versa il calcio locale, non riesce a non interessarsene. L’ironia e la critica pervadono ogni discorso su una competizione abbastanza assurda, gestita da una federazione leggermente pazza: di recente, per esempio, è stata annunciata l’introduzione del VAR, in un campionato le cui partite sono giocate su dei campi indecenti, in molti casi trasmesse da una sola telecamera e giocate solo di giorno per assenza di illuminazione artificiale…
I problemi di questo campionato sono anche di tipo strettamente sportivo. Il calcio è giocato a ritmi molto lenti, secondo schemi tattici non aggiornati ed è diretto da allenatori spesso anziani e non preparati. Solo di recente alcuni allenatori più giovani, in particolare ex calciatori, hanno introdotto delle innovazioni per tentare di stare al passo con il calcio europeo. Per esempio, la difesa a tre giocata da Goran Sablić è stata una novità importante e il suo gioco più veloce e a ritmi più alti ha sorpreso molte squadre avversarie.
La preparazione atletica delle squadre è spesso approssimativa e non permette loro di reggere il confronto nelle partite internazionali. In più, le strutture per l’allenamento sono davvero modeste e anche quando, come succede sempre più spesso, le squadre raggiungono una buona preparazione fisica durante il ritiro invernale, svolto in alcune strutture specializzate in Turchia, non riescono a mantenere la condizione atletica una volta tornate in Bosnia-Erzegovina. Parlo di ritiro invernale, visto che, nonostante il campionato si svolga da luglio a maggio, la pausa nei mesi freddi è più lunga di quella estiva. Il campionato bosniaco, infatti, va in un lungo letargo dopo i primi di dicembre e riprende solo a fine febbraio, a causa del difficile clima invernale bosniaco, caratterizzato da neve e gelo. La pausa estiva, invece, dura solo un mese e mezzo (molto meno per le squadre che hanno impegni europei). Il calendario si potrebbe forse cambiare e si potrebbe pensare di giocare il campionato da marzo a novembre, come succede in molti paesi in cui il clima invernale è troppo rigido, ma la Bosnia-Erzegovina ha un clima difficile per il gioco anche in estate, caldo e afoso, con temperature che sfiorano spesso i quaranta gradi. Tenendo conto del fatto che la maggior parte degli stadi non ha un’illuminazione artificiale, le partite si dovrebbero giocare di giorno, il che sarebbe impossibile.
ALCUNI ASPETTI POSITIVI DELLA PREMIJER LIGA
Il problema dell’illuminazione artificiale dovrebbe essere risolto a breve, con l’obbligo per tutte le società di attrezzarsi a riguardo entro la prossima stagione e alcuni investimenti nelle strutture sportive fanno ben sperare per il futuro. Inoltre, due nuove proprietà private stanno cercando di investire nel calcio bosniaco: un fondo vietnamita (PVF) ha acquisito di recente il Sarajevo, mentre il Čelik di Zenica ha una proprietà turca. Gli investimenti privati nel calcio bosniaco sono una grande novità, visto che le società sono di solito finanziate con i pochi fondi stanziati dai rispettivi comuni, che, oltre a non permettere uno sviluppo economico delle stesse, condizionano politicamente i club, dando vita a frequenti casi di corruzione, denaro sperperato o finito in tasche di privati. Spesso, in passato, alla guida dei club sono stati posti dei funzionari politici che non hanno saputo e, in alcuni casi, non hanno voluto lavorare per il meglio dello sport. Di recente, però, anche alcune società pubbliche hanno puntato a uno sviluppo sostenibile, con l’intento di creare dei club di calcio organizzati, con un’economia trasparente e che possano essere delle strutture utili per tutti.
Il miglior lavoro, finora, è stato svolto dal Sarajevo, che ha fondato un’ottima accademia per giovani calciatori, creando delle strutture di allenamento di livello e spingendo fortemente questi stessi giovani verso la prima squadra. Questo modello di lavoro ha permesso al Sarajevo di vincere alcuni trofei e guadagnare dalla vendita di alcuni calciatori formati nell’accademia, come Nihad Mujakić, pagato oltre un milione di euro dai belgi del Kortrijk. Ad oggi, la direttrice di questo modello è Sabrina Buljubašić, giovane avvocato ed ex calciatrice, cresciuta negli Stati Uniti e tornata in Bosnia-Erzegovina per creare un futuro per sé e per il calcio (anche femminile) nel Paese. Il suo lavoro è stato ampiamente criticato dai tifosi, ma i risultati le stanno dando ragione. Una persona formata all’estero, con un modo di fare molto diverso da quello cui era abituato l’ambiente sarajevese, ha portato una ventata d’aria fresca e un progetto sportivo che prossimamente potrebbe porre questa società anche sulla cartina calcistica europea, obbligando tutto il campionato ad adeguarsi a un nuovo standard.
(L’immagine di copertina è stata realizzata da Lesly Juarez.)
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