Calcio

Il Cagliari e la Sardegna tornano in Serie A

12 Giugno 2023

Il Cagliari vince all’ultimo minuto la finale play off con il Bari, e torna nella massima serie portandosi dietro un’ Isola intera.

Ieri sera il Cagliari è tornato in Serie A, e un’Isola intera ha festeggiato una squadra che da sempre rappresenta il popolo sardo quasi come fosse una “Nazionale“.

Quei “Quattro Mori” che campeggiano nello stemma, e che per molto tempo sono stati l’unico simbolo della squadra, danno l’idea di quanto la Sardegna si riconosca in un gruppo che ha un grosso peso sullo spalle.

Non sempre il Cagliari ha potuto vantare giocatori sardi nella rosa, ma quasi sempre chi ha vestito quella maglia si è innamorato di quei colori e di quella gente. Basti pensare all’idolo incontrastato del tifo rossoblù: il mitico Gigi Riva.

Riva è originario di Leggiuno (Varese), ma chi pensando a “Rombo di Tuono” non pensa immediatamente al Cagliari, a quell’ 11 ritirato, alle proposte delle grandi squadre rifiutate e a quel meraviglioso scudetto del 1969/70?

I “continentali” che sono diventati sardi a tutti gli effetti sono molti, ma non potendoli citare tutti ci limiteremo a nominarne alcuni: l’indimenticato Nenè, il capitano Daniele Conti, Robert Acquafresca (che di sardo ormai ha anche l’accento), Roberto Muzzi (forse l’unico vero erede di quell’ 11 sulla schiena, che bello vederlo nello staff), Claudio Ranieri e molti altri.

Già, Claudio Ranieri, il Mister, il Sir, scegliete voi.

Un uomo che nel calcio ha lasciato il segno ovunque sia stato, un signore, un gran signore che non voleva tornare a Cagliari proprio per non rovinare il ricordo che la Sardegna aveva di lui. Poi però quello strano senso di appartenenza ad un’Isola che lo amava ha cambiato tutto, e nel momento in cui il suo Cagliari ha avuto bisogno lui è tornato.

Ranieri è sceso di categoria con la chiara intenzione di riportare Cagliari dove meritava e anche stavolta è riuscito nel suo intento.

E così succede che dopo la vittoria i calciatori sardi come Mancosu, Deiola, Aresti e Carboni tirano fuori la bandiera dei Quattro Mori e la sventolano con orgoglio, ma improvvisamente ci rendiamo conto che quella bandiera appartiene non solo a chi in Sardegna ha le sue radici, ma anche a chi quella terra la ama profondamente.

Le lacrime di Claudio Ranieri, di Nahitan Nandez, di Gianluca Lapadula, Boris Radunoviç, Leonardo Pavoletti, Antoine Makoumboe, Zito Luvumbo e di tutti gli altri sono le lacrime di chi ha probabilmente capito le difficoltà di una terra meravigliosa (troppo spesso snobbata salvo ricordarsi di lei in estate) che meritava una gioia così.

Da oggi, anzi da ieri, questa squadra entrerà nella stessa Hall of Fame che annovera Gianfranco Zola, Pietro Paolo Virdis, Andrea Cossu, Francesco Pisano, Gianluca Festa, Gianfranco Matteoli, Gigi Piras e altri ancora.

Sia chiaro: è solo calcio, ma a volte è davvero bello poter festeggiare.

 

 

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