In effetti avrei potuto intuirlo che la strage di alberi ed il recinto arancione apparso improvvisamente sul lato interno della Tangenziale di Bologna avesse a che fare con il “passante”. Il fatto è che le decisioni, i messaggi della politica, escono in sordina, ovattati e attenuati.
Troppe decisioni che toccano nel vivo la vita, la salute, il futuro dei cittadini, vengono prese da una rappresentanza politica, che troppo spesso tradisce il mandato per il quale è stata eletta. Le incoerenze tra alcune dichiarazioni d’intenti e proclami delle amministrazione dell’Emilia-Romagna e del suo capoluogo (Bologna) ed i fatti sono palesi. In tutti gli interventi del Governatore della regione, Stefano Bonaccini, dell’assessore alle infrastrutture Corsini, ma anche degli altri assessori di Giunta, del Sindaco di Bologna le parole “sostenibilità”, “ambiente”, “lotta al cambiamento climatico” costituiscono il denominatore comune.
Nel concreto però, sebbene la “lotta al consumo di suolo” sia anch’essa entrata nel lessico dei nostri politici, la Giunta dell’Emilia-Romagna ha approvato una serie di progetti che porteranno sui suoli più fertili della Regione, una enorme colata di asfalto, che andrà a sacrificare irreversibilmente, non solo la possibilità di utilizzazione agricola, ma anche l’opportunità di fornire qualsiasi altro servizio ecosistemico. L’indicazione delle compensazioni ecologiche, delle piantumazioni o sistemazioni del verde che verranno realizzate con l’idea di poter mitigare il danno arrecato dalla distruzione delle terre ed ecosistemi sacrificati per la realizzazioni dell’opera, tende a farci dimenticare che il danno è esattamente doppio. Come noi addetti ai lavori non ci stanchiamo di ricordare, il suolo è una risorsa limitata e non rinnovabile, e la quantità dei suoli fertili, idonei all’attività agricola e alla produzione del cibo, è ancor più limitata, soprattutto nel nostro paese. Deve essere ben chiaro che se l’opera comporterà l’estensione del nastro d’asfalto su una cinquantina di ettari di preziosissimo suolo e le opere di compensazione interesseranno 130 ettari, la perdita complessiva di suolo utile all’attività agricola è pari alla somma delle due superfici.
Il Passante agirà da catalizzatore e porterà alla realizzazione di altre opere che “mordevano il freno”, che come aveva affermato alcuni anni fa l’allora assessore alla mobilità Irene Priolo “ i Bolognesi attendevano da trent’anni”: il terzo lotto della Lungosavena (due chilometri a due corsie per senso di marcia, più un viadotto), il nodo di Funo (tre nuove rotatorie, un cavalcavia, una nuova bretella lunga 600 metri), il completamento dell’Intermedia di Pianura (nove chilometri di nuova strada, cinque chilometri “potenziati”, otto rotatorie e un cavalcavia), con ulteriori stragi di suolo, alberi e organismi vari.
Ma visto che i motori sono caldi, che i freni inibitori sono caduti, la Società Autostrade coglierà l’occasione per regalare al territorio della Città Metropolitana di Bologna una striscia di asfalto equivalente a 120 campi di calcio, così distribuiti: lungo l’A14, i sette chilometri della Complanare Nord, il nuovo casello di Ponte Rizzoli, e da lì l’ampliamento a quattro corsie fino alla diramazione per Ravenna, i nuovi svincoli di Dozza e Solarolo e sull’A13, la terza corsia fino a Ferrara Sud.
Quindi con la casa che brucia, con estati ed inverni sempre più calde, con piogge in progressiva riduzione, la ricetta Bolognese per il contrasto al cambiamento climatico consiste nello stendere tappeti rossi (anzi neri come il colore del catrame), al traffico su gomma. E come corredo il nuovo polo logistico di Altedo, oltre alle svariate centinaia di ettari di nuovi capannoni, centri commerciali e faraoniche aree parcheggio (molti dei quali già miseramente vuoti).
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Occorrerebbe dare pubblicità alla incoerenza tra quanto continuamente detto e quanto fatto dall’amministrazione, che va contro il buon senso, l’ecologia, la riduzione del numero di auto e del relativo inquinamento, con la minaccia esplicita di non votarla alle prossime elezioni