Un anno senza cultura
Il Covid-19 ha colpito duramente i settori delle arti e della cultura, portando l’intero sistema sull’orlo del collasso. Un anno di cancellazioni e chiusure nel complesso, che ha indebolito la partecipazione alla programmazione culturale, soprattutto per quanto riguarda il teatro, il cinema e le produzioni.
La questione è anche la dignità del lavoro, garantita solamente per quelli che risultano dipendenti e che possono aderire agli ammortizzatori sociali come la Cig. In Italia i lavoratori del settore sono per il 46% autonomi, spesso precari e con professionalità altamente qualificate e difficilmente ricollocabili in altri ambiti. L’attività delle imprese è stata significativamente ridimensionata, assistendo a un calo dei ricavi. Altro impatto negativo è sulle comunità, che ne hanno risentito dal punto di vista sociale e della vitalità dei centri. Parte del problema rimane inoltre il distanziamento fisico, che accompagnerà la pandemia per altro tempo, con ingressi contingentati e offerta ridotta. Effetti rovinosi che hanno visto chiudere i battenti degli storici Salone Margherita e il Teatro dell’Angelo di Roma. Nulla sono valsi gli appelli di solidarietà. Per non parlare del celebre “21 Club” di New York oltreoceano, frequentato da noti come Ernest Hemingway. Il mondo della cultura piange i suoi figli non sopravvissuti al bollettino di guerra quotidiano, che ha visto negli USA più morti della seconda guerra mondiale. È stato un anno insolito quello del 2020, dai tratti di un’esperienza di grande sacrificio collettivo e con i botteghini chiusi, confini regionali asserragliati e lockdown a intermittenza. L’attesa del vaccino è una convivenza a lungo termine che dipinge le nostre città più vuote e assopite.
Alcuni fornitori pubblici hanno fronteggiato l’emergenza proponendo soluzioni online di fruizione di contenuti culturali. Sono venute incontro le nuove tecnologie e l’innovazione. Pompei ha dedicato sei episodi di podcast giornalistici alla città viva, che tengono alta l’attenzione sugli scavi del Parco Archeologico attraverso le storie di universitari, archeologi, scrittori, artisti. Stessa scelta del medium per OGR di Torino e le Open Sessions. Quattro rubriche e appuntamenti online che comprendono anche video interviste.
Per chi voglia cimentarsi nell’emozione di un tour virtuale alla scoperta di collezioni d’arte, gli Uffizi di Firenze hanno messo a disposizione le proprie bellezze in quattro storie e 156 voci da approfondire, aprendo inoltre un database iconografico. Stessa offerta viene proposta dai Musei Vaticani in Roma, in cui si può godere online dell’interezza delle sue stanze, in modalità classica a 360° o VR.
Notabile anche l’impegno di gruppi e associazioni che si sono dati appuntamento in eventi dal vivo e videoconferenze mediante gli ultimi applicativi in fatto di riunioni in Cloud, mantenendo i rapporti a distanza e cercando di rilanciare le attività e i seminari in altro modo. La cultura abbraccia il digitale, e il patrimonio da scoprire o gli eventi da assaporare vengono incontro al fruitore, seduto comodamente sul divano di casa propria. E chi proprio non riesce a conformarsi allo schermo, il teatro va in scena a domicilio. Questa l’originale iniziativa di Unità di Soccorso Creatività Artistica: attori fattorini che, anziché consegnare il cibo, portano a chi lo desidera pillole di teatro. E forse una boccata di ossigeno a chi sente la mancanza di platee e poltrone rosse. Nell’attesa del risveglio del nostro patrimonio creativo e del sistema produttivo culturale nazionale.
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