Beni comuni

La più antica salina attiva di Sardegna diventa un sito archeologico ciclabile

7 Luglio 2017

Nella laguna di Santa Gilla, dal 1929, soltanto a pochi chilometri da Cagliari, uomo e natura cercano di lavorare in perfetta sinergia: mare, sole e vento, sotto il controllo di esperti salinieri, producono ogni anno bianche montagne di sale.

Oggi considerate come uno degli impianti più produttivi d’Europa, le Saline Conti Vecchi, nate dall’intuizione dell’ingegner Luigi Conti Vecchi, sono le più longeve della Sardegna, ma anche sito di archeologia industriale, in parte recuperato e riallestito come negli anni Trenta, grazie ad un progetto di FAI e Syndial, societá di Eni che fornisce servizi integrati nel campo del risanamento ambientale. Le Saline sono immerse in un’oasi naturale dove vivono fenicotteri e falchi pescatori e sono la testimonianza della storia del sale (l’oro bianco) e della sua produzione.

 

 

La storia delle Saline Conti Vecchi

Già dagli anni trenta le Saline si configurano come uno stabilimento all’avanguardia, autosufficiente e basato sull’eco-sostenibilità. La storia ci racconta di un modello di lavoro basato su una catena produttiva integrata a sviluppo circolare, dove non si butta nulla e si ricicla ogni cosa. Nel 1940 lo stabilimento dà lavoro a 400 persone, in grado di diventare 1000 nella stagione della raccolta e oltre a produrre il sale comincia a offrire una quantità di sottoprodotti per l’industria chimica e l’agricoltura che non ha eguali in nessuna salina italiana. Come spiega bene il Fai, intorno alla Saline, nel frattempo, cresce una vera e propria “comunità del sale”: proprietari, dirigenti, impiegati e altri dipendenti vivono insieme nel villaggio di Macchiareddu, ancora in parte conservato, con, insieme alle case, un centro polifunzionale e un’azienda agricola integrata all’impianto.

La Seconda Guerra Mondiale interrompe la vita della comunità, tanto da arrivare alla paralisi della produzione nel 1943 e durata due anni. Con il porto di Cagliari completamente igianibile il sale non puà partire e l’officina meccanica dello stabilimento viene “sequestrata” per produrre le armi necessarie al Paese. Gli anni ’50 non sono anni semplici per le Saline. La produzione diviene gradualmente meccanizzata e con la ristrutturazione cominciano i licenziamenti, che portano, negli anni a venire, gli operai a scioperare e occupare la fabbrica.

Nel 1984 le Saline, però, passano sotto la proprietà di Eni, che tramite Syndial, ancora oggi gestisce la vecchia Società Anonima Ing. Luigi Conti Vecchi. Attualmente, grazie all’innovazione tecnologica, la produzione raggiunge le 400 mila tonnellate l’anno ed è specializzata in prodotti raffinati, tra cui il fior di sale destinato al mercato alimentare di eccellenza.

Ma nonstante i tempi siano cambiati e la tecnologia abbia migliorato la produzione, il mestiere dei salinieri è sempre lo stesso, perché il sale si fa ancora allo stesso modo. Il ciclo produttivo è uguale a quello di cento e mille anni fa, perché è strettamente legato ai ritmi della natura. Senza mare, sole e vento, non godremmo del sale.

Il progetto di riqualificazione

La riqualificazione degli impianti industriali della Ing. Conti Vecchi S.p.A. avviata nel già 2013 ha consentito di confermare la storica attività legata alle produzioni chimiche nell’area di Macchiareddu, che dal golfo di Cagliari smista i prodotti a Porto Marghera, Priolo, Napoli e Livorno e di entrare anche nel mercato del sale alimentare.

La collaborazione decennale instaurata tra Eni e FAI (Fondo Ambiente Italiano) ha reso possibile la valorizzazione dell’oasi naturalistica delle Saline e ha permesso di aprirla al pubblico. Il FAI, grazie al contributo Eni per le ristrutturazioni e per la gestione del sito, ha restaurato gli immobili storici della Salina, e ha realizzato una pista ciclabile e un collegamento per mezzo di un trenino elettrico che da marzo 2017 consente di visitare l’oasi naturalistica. L’intervento di restauro ha riguardato tutti gli spazi dai macchinari, oggetti, arredi storici, agli uffici, officine e laboratori, tutti riportati alle originarie funzioni, con l’obiettivo di poter toccare con mano come si svolgeva la vita della salina nella prima metà del Novecento.

Un progetto innovativo, quello messo in piedi da Fai e Syndal, per tutelare e valorizzare un patrimonio unico, che recupera il passato per disegnare un futuro sostenibile, in armonia tra cultura e natura, tra necessità di sviluppo e rispetto dell’ambiente.

 

 

Per info e orari di visita clicca qui

 

 

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