A Torino il primo asilo nido d’Italia in un ospedale
Un asilo anche per chi non ci può andare, perché ricoverato in ospedale. Nasce oggi a Torino il primo nido dedicato ai pazienti dell’oncoematologia dell’Ospedale Infantile Regina Margherita. Piccoli lottatori che si sono trovati ad affrontare una sfida per la vita, a cui è dedicato un progetto unico in Italia contro l’isolamento sociale e psicologico causato dalle pesanti cure che devono affrontare, anche per lunghi periodi. Il nuovo centro è stato pensato per favorire lo sviluppo cognitivo e affettivo dei bambini dai 6 ai 36 mesi ricoverati, che saranno seguiti da educatori specializzati e qualificati in un ambiente il più possibile sereno.
A rendere possibile il progetto – all’interno della Città della Salute di Torino – è Intesa Sanpaolo con il patrocinio della Città di Torino. «Una virtuosa collaborazione fra pubblico e privato», la definisce la sindaca Chiara Appendino, per cui sono stati investiti centomila euro. «Siamo una azienda, certo – dice Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo – ma abbiamo nel nostro Dna il concetto di famiglia e la peculiarità di prenderci cura delle persone. Secondo un mero calcolo economico la nostra azienda avrebbe 4.500 esuberi, ma sappiamo che il personale è la nostra ricchezza, quindi non licenziamo perché ci consideriamo una grande famiglia che si aiuta».
I bimbi che potranno uscire dalla camera avranno a disposizione per cinque ore al giorno una stanza dei giochi super attrezzata. Chi si trova in isolamento, invece, potrà seguire le attività ludico-didattiche direttamente dalla proprio lettino. È così che farà anche Giulia, la bimba di due anni, figlia di due dipendenti di Intesa Sanpaolo, da cui è partito il progetto. È stata sottoposta a un trapianto di midollo osseo e ha passato tutta la sua vita dentro il Regina Margherita. «Quella stanzetta è tutto il suo mondo», racconta papà Alessio, che insieme alla moglie Anna Viola sta affrontando con caparbietà questo periodo difficile. «Io sono ricoverata con lei – racconta la mamma –. Poter contare su delle educatrici che stanno con Giulia vorrà dire, per me, poter uscire qualche ora dal reparto e, per lei, conoscere un nuovo mondo. Molti altri genitori sono costretti a lasciare il lavoro per seguire i propri figli malati: per noi è diverso e siamo contenti che grazie a Giulia ora si potranno aiutare anche altre famiglie».
«I genitori di Giulia hanno potuto usufruire delle ore di permesso donate dai colleghi nell’ambito del nostro welfare aziendale – spiega Eliano Lodesani, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo –. Ora con questo progetto creiamo un sistema integrato aperto anche ai non dipendenti». Per la dottoressa Franca Fagioli, direttrice del Dipartimento infantile della Città della Salute, «la speranza è che il progetto venga ampliato ad altri reparti del Regina Margherita, ma anche attivato in altri ospedali d’Italia», Desiderio che Intesa Sanpaolo intende avverare: «Dopo una fase di sperimentazione di 20 mesi a Torino, prevediamo di attivare il servizio anche in altri ospedali pediatrici delle città dove hanno sede gli asili nido della banca, cioè a Milano, Firenze e Napoli. Successivamente potremo estenderlo ad altri reparti pediatrici di lungodegenza e al domicilio dei pazienti», conclude Lodesani.
*
contenuto sponsorizzato
Nessun commento
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.