Finanza
Debitori, banche, Npl: nuovo governo soliti problemi
L’ ABI comunica che le sofferenze bancarie continuano a diminuire e che le banche italiane acquistano in salute.
La Banca d’Italia precisa che le sofferenze delle banche scendono perché aumenta la quantità di crediti malati ceduti attraverso le cartolarizzazioni.
Andrea Enria (BCE) mette in guardia “il problema non è ancora risolto e non va abbassato il livello di guardia visto il peggioramento delle prospettive macroeconomiche”. Equità SIM avverte che le sofferenze stimate in arrivo per 800 milioni di euro circa potrebbero far aumentare la media mensile dei passaggi del 2019. Insomma luci ed ombre a seconda dei punti di vista.
In ogni caso, si sostiene da parte dei Regulators, è bene che le banche continuino a cedere sofferenze e crediti incagliati (UTP). Lo scopo della BCE è chiaro ed è sempre stato chiaro: quando la massa di npls era di 1000 miliardi a livello europeo, di cui oltre 300 miliardi solo in Italia, era stato considerato necessario alleggerire le banche per evitare che alla recessione prossima ventura si trovassero ancora in pancia crediti pessimi prodotti dalla crisi 2008 / 2012. Bisogna continuare su questa strada!
I ” suggerimenti ” della BCE sono stati applicati con determinazione, nonostante gli inviti alla moderazione della nostra saggia Banca d’ Italia, e le banche italiane oggi risultano alleggerite di decine di miliardi di crediti cattivi, ceduti a prezzi molto contenuti (tra l’1% e il 30%) ai fondi di investimento. Hanno registrato perdite colossali, a danno dei loro azionisti, e operato altrettanto colossali aumenti di capitale, sottoscritti in gran parte proprio dagli stessi fondi di investimento.
Cos’è che non torna in questo fenomeno che ormai va avanti da quasi un lustro e che tanto viene lodato?
Non torna che il numero di debitori insolventi e la quantità di debiti cattivi non è diminuito e anzi, come sostiene Enria, è probabile che sia destinato a tornare a crescere a causa della nuova crisi economica incombente.
Questo significa che migliaia di famiglie ed imprese non riusciranno ad uscire dal tunnel del debito, perderanno le loro case e vedranno fallire le loro aziende. E c’è da temere che molti altri entreranno in quel tunnel perché le sempre più stringenti regole sul capitale e sui rischi delle banche non consentiranno loro erogazioni di credito in quantità sufficiente.
Non era difficile pronosticare che limitarsi a spostare i crediti cattivi dalle banche ai fondi non risolvesse il problema socioeconomico provocato dalla crisi del 2008. Spostare il problema non vuol dire risolverlo. Se non altro perchè così facendo non si è nemmeno tentato di salvare il salvabile di una economia mal messa come la nostra. E forse si è fatto di peggio facendo gestire dai fondi con logiche meramente liquidatorie situazioni aziendali e familiari critiche che avrebbero potuto risolversi o anche solo non peggiorare se avessero avuto più tempo a disposizione. Le cessioni di UTP aggraveranno il fenomeno.
Né si poteva pensare che la soluzione la trovassero le banche, prime vittime della crisi, pretendendo che continuassero ad erogare credito con la stessa generosità, per certi versi colpevole, di prima della crisi.
Era giusto che l’argomento venisse affrontato dalla Politica che avrebbe dovuto adottare strumenti straordinari adeguati alla straordinarietà della situazione.
A dire il vero la Politica in qualche modo se ne è occupata. Nel 2017 furono presentati numerosi disegni di legge, quelli giornalisticamente denominati “Giubileo bancario”, orientati a risolvere, fin dove possibile, il problema: consentire a chissà quante migliaia di debitori di concordare transazioni con le banche per valori comunque superiori ai prezzi di mercato a cui le sofferenze sarebbero state vendute ai fondi.
In pratica se i fondi erano disposti a pagare 10 un credito di 100 il debitore si sarebbe esdebitato pagando una cifra superiore a 10. Le banche avrebbero registrato meno perdite e beneficiato di vantaggi fiscali. I debitori avrebbero versato quello che effettivamente avevano a disposizione, tornando ad essere cittadini ed imprese di serie A.
La prima proposta in tal senso fu presentata dall’Onorevole Paglia (Sel) immediatamente seguita da quelle degli onorevoli Marotta (NCD), Alberti e Ruocco (M5S), Petrini (PD) e della senatrice de Petris (Sel). Anche la Lega aveva sostenuto l’iniziativa nei dibattiti in commissione parlamentare. Insomma, come raramente accaduto, partiti governativi e di opposizione avevano presentato proprie proposte quasi in fotocopia.
Qualcuno però si mise di traverso e quelle norme non furono recepite nella legge di bilancio 2018. Chi? Non è dato sapere.
Si va alle elezioni nel 2018, nasce il governo giallo-verde e ci si aspettava che nel “contratto di governo” il tema venisse ripreso e portato avanti dagli stessi presentatori delle proposte di legge sul Giubileo bancario.
No. Nessuno ne ha più parlato.
Tutti invece si sono affannati e affrettati a prorogare le Gacs ( garanzie statali che favoriscono le cartolarizzazioni delle sofferenze e di cui beneficiano i fondi speculativi sottoscrittori con onere a carico del Tesoro).
Un timido intervento, in verità, è contenuto nei decreti Semplificazioni e Crescita a favore di Pmi in crisi finanziaria purché creditrici della pubblica amministrazione o debitrici per finanziamenti ipotecari. Sono passati mesi dalla loro promulgazione, ma dei decreti attuativi affidati al Mise nessuna traccia.
Nel frattempo la situazione economica è tornata in peggioramento, le banche, anche se alleggerite dalle vecchie sofferenze, fanno sempre più fatica ad erogare crediti ad aziende che ne hanno bisogno e che vengono condizionate nella loro capacità di crescita anche dalle difficoltà dei loro clienti e fornitori già finiti in sofferenza che certo non vengono aiutati dalla occhiuta gestione dei fondi, i loro nuovi creditori.
Adesso abbiamo il nuovo governo giallorosso. Tutti i partiti che lo compongono erano firmatari delle varie proposte di legge sul Giubileo bancario, che appare sempre più necessario.
Se ne occuperanno? lo vedremo. Per ora nessuno ne parla.
Dipenderà molto da quanto i governantisi sentiranno condizionati in tema di debito pubblico dalle pressioni dei fondi speculativi, gli unici che dal Giubileo bancario non avrebbero avuto vantaggi. A meno che una nuova norma innovativa renda proprio i fondi destinatari di un provvedimento che potrebbero vedere di buon occhio se prevedesse vantaggi in caso di accettazione di transazioni sostenibili con i loro debitori. Insomma una sorta di Giubileo a favore dei fondi speculativi e dei loro debitori.
Laicamente e realisticamente potrebbe essere opportuno applicarcisi.
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