A dispetto del fatto che la Borsa è in preda a un’incontrollabile isteria, le banche italiane non sono messe così male. A mio avviso nei prossimi 2-3 anni potranno vedere un miglioramento importante dell’utile e della solidità. Ecco perché:
Hanno più capitale che sufficiente e comunque più capitale rispetto al 2007:
Tier 1 per banca
Il Tier 1 è una misura utilizzata per misurare il livello di patrimonializzazione di un istituto di credito, e il livello richiesto è sopra il 9-10% secondo la banca. Ogni banca è ben sopra quel livello. In più, si vede che il patrimonio netto tangibile, il capitale degli azionisti diviso per l’attivo, è sopra il livello del 2007, l’ultimo anno buono prima della Grande crisi. Questo indica che oggi le banche hanno più capacità di assorbire le perdite rispetto al 2007.
A differenza del 2007, però, è probabile che la crisi sia alle spalle, e non davanti. L’economia è cresciuta nel 2015 si prevede che cresca anche nel 2016. Il flusso di crediti deteriorati è in calo e i crediti sono in aumento. Questo dovrebbe comportare meno sofferenze e magari il ritorno in bonis di qualche credito deteriorato. Intesa, per esempio, ha visto 9,000 imprese tornare in bonis nel 2014 e 20.000 nel 2015:
Andamento dei crediti per banca
In più, il calo del prezzo del greggio dovrebbe dare un stimolo all’economia e, per quanto vedo, queste banche non sono esposte verso le aziende petrolifere, mentre un calo dei mercati emergenti non dovrebbe incidere più di tanto. L’Europa esporta lo stesso valore di beni alla Cina che alla Svizzera. Il prezzo basso del greggio dovrebbe aiutare il Giappone, Corea del Sud e in genere chi non ha riserve di materie prime energetiche.
Perciò, non sarei così preoccupato per un rallentamento altrove, se vedo la possibilità di un aumento delle domanda interna. Sarei preoccupato, invece, se ci fosse un calo delle vendite delle macchine ma questo non si vede. Anzi tali vendite sono in aumento.
Certo quando uno guarda l’incidenza percentuale delle sofferenze nette sul patrimonio netto, qualche dubbio potrebbe venire. Ma la sensazione è che ormai all’apice e i livelli attuali sono destinati a scendere per i motivi ricordati sopra, così come il calo del costo del credito (ovvero gli accantonamenti o provisions)
Qualità del credito
*calcolato con le sofferenze del 3° trimestre 2015
Dividendi
Il punto finale è: se le autorità di vigilanza prevedono un futuro disastroso, perché dovrebbero permettere alle banche di aumentare i dividendi invece di obbligarle a trattenere il capitale? Nei giorni scorsi, invece, abbiamo sentito diversi annunci di dividendi più robusti, il che forse vuol dire che di capitale ce n’è in abbondanza.
Mi sembra molto probabile che il mercato sia in preda al timore di futuro disastro che non avverrà. Ora vado a comprare. (Voi però, prima di prendere qualunque decisione, ascoltate per benino il vostro consulente di investimento).
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Caro Andrew, apprezzo l’analisi e i numeri, ma non corro a comprare. In realtà non ho mai comprato perché come tutti gli chef non mangio mai i miei piatti. Il tuo intervento è coraggioso, ma trovo che sia un po’ troppo statico, e contabile. Prova a rendere questa analisi dinamica e ricalcolare ad esempio i requisiti di capitale dopo che lo stock di sofferenze, che è il vero problema di oggi, più che i flussi, siano state assorbite diciamo a un costo del 15-20% del loro valore contabile. Aggiungiamo che oggi il report ASI (Analisi Settori Industriali) prevede tensioni sul lato dell’export per il 2016. Riconosce, come tu dici, l’aumento di “macchine” (automobili), ma queste continueranno? Perché a noi interessa la redditività futura delle banche e non quella cristallizzata nei conti. Un’osservazione interessante è la sensitività al petrolio, che ovviamente andrebbe verificata (con analisi di bilancio o sensitività dell’indice bancario), ma resta il fatto che, sempre secondo il comunicato stampa ASI, sta tenendo il freno a una larga fetta di settori industriali italiani. Per il resto il settore della moda non va avanti per crisi della domanda estera. E poi c’è il costo del funding. Il costo del funding del 2016, con l’introduzione del bail-in, sarà lo stesso del 2015? Intanto, se leggiamo solo i CDS quello di Intesa è passato da 80 a 140. In conclusione, mi sembra difficile ritenere, per una visione non dei fondamentali, una strategia “contrarian”. Forse ci sarà qualche pattuglia di chartisti che la possa sostenere. E forse anche la mia visione contraria ai “contrarian”, e cioè “momentum” è troppo marcata. Ti propongo un pareggio di “mercato laterale” intorno a questi livelli. Aspettando altre tue analisi sul tema, ti saluto.
Allora qualche risposta:
Per lo stock, il commento che ho aggiunto sull’esperienza di Intesa indica che non è impossibile che lo stock si riduce pian piano con la crescita dell’economia. Questo infatti è successo negli Stati Uniti;
Per le vendite delle macchine, a ma per adesso, sembra probabile che vanno bene perché partono da un livello basso e la crescita non mostra segnale di rallentamento. Questo può cambiare;
Gli analisti per quello che vedo prevedono che le vendite non crollo no quest’anno. Forse scendono di qualche % ma non abbastanza per creare una crisi;
Il greggio, vediamo l’effetto negativo al livello industriale, Ho stimato che l’effetto positivo al livello dei consumatori valga qualche decina di miliardi. Dovrebbe bastare;
In generale, penso che i prossimi anni dovrebbero andare bene come gli anni 85 in poi, l’ultima volta che il greggio si è dimezzato.