Geopolitica
Presentato in Germania nuovo piano sicurezza in risposta all’attentato di Natale
In Germania si intensifica il dibattito sulle misure da adottare per scongiurare un nuovo attentato di matrice islamista come quello di fine anno a Berlino.
I punti salienti del nuovo piano di sicurezza tedesco
Il Ministro della Giustizia Heiko Maas (SPD) martedì 10 gennaio ha presentato delle proposte concrete insieme con il collega degli Interni Thomas de Maizière (CDU).
Innanzitutto i richiedenti asilo che diano identità false dovranno essere sottoposti ad obbligo di residenza. Questo dovrebbe scongiurare che si ripeta quanto successo con Anis Amri che aveva chiesto asilo in Nord Reno Vestfalia ma risiedeva a Berlino.
Inoltre i richiedenti rifugio che siano giudicati pericolosi dovranno poter essere relegati più facilmente in carcere in attesa di espulsione e per periodi più lunghi dell’attuale massimo di 3 mesi.
Del pari anche se non condannati dovrebbero poter essere sottoposti a sorveglianza continua con una cavigliera elettronica. Una misura che però per essere attuata dovrebbe venire introdotta nelle singole legislazioni dei diversi Länder. Critiche sono poi sorte, soprattutto da esponenti dei Linke, sottolineando che sapere dove si intrattiene un sospetto non offre di per sé maggiore sicurezza, perché non consente anche di conoscere chi incontra e cosa dice. Per essere applicabile la norma comunque presuppone una univoca definizione giuridica che chiarisca chi possa legalmente essere considerato un “soggetto pericoloso”.
Le barriere giuridiche dovranno essere abbassate rendendo possibile l’allontanamento anche verso Paesi che rifiutino di riaccogliere i loro cittadini, Maas ha rimarcato con il collega de Maizière che si devono prevedere misure di convincimento per i Paesi recalcitranti. Ad esempio la riduzione degli aiuti allo sviluppo a quei Paesi che in futuro si rifiutassero di riprendersi i propri cittadini ostacolandone l’espulsione. Nondimeno in Tunisia domenica migliaia di persone hanno nuovamente manifestato contro il rientro di jihadisti. Da informazioni della ARD ne sarebbero già tornati circa un migliaio, ma ce ne sarebbero circa altri settemila in giro.
I due Ministri si sono poi impegnati a sviluppare un migliore scambio di informazioni e dati di ordine pubblico a livello europeo; ma non hanno spiegato in dettaglio come.
ZITiS
Altra misura di sicurezza, già approvata a novembre dell’anno scorso ma che sta divenendo operativa adesso è l’istituzione del nuovo Dipartimento centrale per la tecnica informatica in ambito della sicurezza (Zentrale Stelle für Informationstechnik im Sicherheitsbereich, in breve ZITiS) voluto dal Ministro Thomas de Maizière. Un ente per sviluppare e/o acquisire software di decrittazione e dei virus troiani per infettare i pc ed i telefoni di sospetti ed intercettarne le comunicazioni prima che siano crittografate. Il governo tedesco ha stanziato 12,5 milioni di euro per la creazione di una squadra di 400 persone. Per quanto separato dai servizi segreti del BND, il nuovo ente pone tuttavia evidenti problemi sui meccanismi di controllo democratico alla sua attività. Domande sorgono anche dall’ipotetico ricorso a tecnologie esterne; così come dall’impiego che potrebbero finire per avere le tecniche sviluppate dall’ente giungendo in mani di terzi. È tuttavia noto che anche Anis Amri, l’attentatore di Berlino, ha comunicato con il sistema criptato Messenger.
Ricostruiti tutti gli spostamenti di Amri
Nell’affastellarsi delle voci nel dibattito politico pre-elettorale la Procura Generale ha reso noti nei giorni scorsi nuovi dettagli sugli spostamenti del tunisino. La sera prima dell’attentato avrebbe cenato in un ristorante del centro di Berlino nel quartiere Gesundbrunnen dove attorno alle 21 avrebbe incontrato un connazionale 26enne con cui si sarebbe intrattenuto a lungo. L’uomo è oggetto di indagini e sono stati sequestrati i suoi mezzi di comunicazione. La Procura di Berlino ne ha disposto la carcerazione preventiva pur non essendoci ancora elementi certi che sia coinvolto o comunque abbia saputo dell’attentato. Del pari è stato perquisito l’alloggio di un’altra persona con cui Amri aveva condiviso nell’autunno dell’anno scorso una stanza del centro della capitale tedesca e che dal suo cellulare è apparso abbia cercato di raggiungere nella mattina e nel pomeriggio dell’attentato. Non si sa, indicano gli inquirenti se siano parlati, per ora è considerato un testimone e sono stati ottenuti i suoi mezzi di comunicazione per valutarne i contenuti.
Nel pomeriggio del 19 dicembre 2016 Amri era a Berlino sulla Friedrich-Krause-Ufer. Il punto di partenza del camion usato per l’attentato. Poi si sarebbe recato nella moschea Fussilet 33 di Perleberger Straße. Circostanza non secondaria stante che 3 anni fa era stata perquisita e diversi responsabili e frequentatori processati proprio con l’accusa di agire per l’ISIS. L’emittente berlinese rbb aveva indicato che Amri vi si potesse essere recato nella notte dopo l’attentato, ma gli inquirenti lo avevano escluso. Ora fanno sapere invece che ci è andato prima. [Anche in Italia d’altronde sono in corso da anni indagini su alcune moschee ritenute centri di indottrinamento salafita, anche nelle carceri, e martedì 10 gennaio i Carabinieri hanno arrestato un tunisino 34enne già detenuto a Rebibbia]. Verso le 19.30 Amri sarebbe tornato alla Friedrich-Krause-Ufer dove ha preso il camion. Il mezzo era parcheggiato contro la direzione di marcia su strisce laterali. La porta della cabina di guida rivolta verso la riva della Spree. Tracce di polvere da sparo sulla guarnizione di gomma della porta dal lato del conducente fanno ritenere che abbia sparato al camionista polacco Lukasz Urban attraverso l’ingresso aperto della cabina, uccidendolo sul posto. Sul luogo è stato rinvenuto anche un bossolo che coincide con l’arma Erma di fabbricazione tedesca calibro 22 che Amri ha impiegato contro l’equipaggio della volante a Sesto San Giovanni. L’ama usata in Italia ed a Berlino è dunque la stessa, e le indagini sono rivolte a chiarire come il tunisino ne fosse giunto in possesso. Non ci sono prove che altre persone fossero con lui nella cabina del camion. Attraverso il GPS si è ricostruito il tragitto del mezzo dalla Friedrich-Krause-Ufer, lungo la Budapester Straße, poi la Hardenbergstraße e la Ernst-Reuter-Platz quindi di nuovo nella Hardenbergstraße fino a Breitscheidplatz dove ha finito la corsa.
Poco dopo l’attentato delle telecamere nella zona del Bahnhof Zoo hanno ripreso un uomo che apparirebbe essere Amri. Ha sollevato l’indice verso la telecamera in quello che gli inquirenti ritengono essere il gesto del dito Tawhid che indica che c’è un unico Dio, per un musulmano Allah, divenuto uno dei simboli più importanti dello Stato islamico. Il 21 dicembre, due giorni dopo l’attentato, verso le 11,30 altre telecamere di sorveglianza lo avrebbero poi ripreso nella stazione olandese di Nimwegen ed alle 13.20 nella stazione di Amsterdam.
Le dimensioni della minaccia islamista in Germania
L’emittente nazionale ZdF ha recentemente indicato che in Germania su 548 elementi islamisti ritenuti pericolosi 224 sono stranierei ed in particolare 62 cui è stato rifiutato l’asilo avrebbero dovuto già essere stati espulsi, ma non è ancora avvenuto perché sono privi di documenti. Anche se dal totale di individui rischiosi se ne possono espungere almeno 80 che sono comunque incarcerati.
In questo quadro tuttavia non si deve dimenticare che un forte rischio è costituito anche da cittadini europei radicalizzatisi. Ad esempio il 21 dicembre 2016 è stato emesso ordine di custodia in carcere contro il tedesco 28enne Harry S. accusato di essere andato a metà aprile 2015 in Sira, essere entrato nelle fila dell’ISIS a metà giugno ed avere quindi partecipato all’uccisione pubblica nel mercato di Palmyra di 6 prigionieri. Armato di pistola avrebbe condotto egli stesso uno dei catturati sul luogo dell’esecuzione ed avrebbe impedito la fuga agli altri.
Il 5 luglio 2016 era stato già condannato a 3 anni per la partecipazione ad un gruppo terroristico straniero e violazioni delle leggi sulle armi da guerra ed il controllo sulle stesse. Le nuove imputazioni sono crimini di guerra, sestuplo omicidio in gruppo e nuovamente partecipazione in un gruppo terroristico straniero.
La propaganda fondamentalista
Gran parte della propaganda che invita ad una lettura radicale ed oltranzista della religione musulmana scorre d’altronde liberamente in tutta Europa attraverso internet. E non tanto nel deep web, od ancora più al di sotto nella dark net, bensì accessibile al maggior numero di utenti possibile nel normale internet, senza che vi sia posto efficacemente un freno.
Talvolta è smaccatamente aperta come questa tradotta dall’originale in inglese “… Una volta che gli ebrei ed I cristiani hanno realizzato che non è più loro possibile indurre i musulmani a pregare i loro idoli, hanno inventato idoli col nome di varie ideologie (come democrazia, nazionalismo regionale, ecc.) per deviare i musulmani dal loro credo fondamentale. Hanno forzato gli altri ad accettare le loro ideologie attraverso trucchi decettivi ed anche applicando la forza militare dove necessario. Oltre a ciò hanno mascherato i loro idoli nei nomi di “società”, “governo dello Stato”, ecc. in modo tale che a meno che un musulmano non sia altamente cosciente, non gli è possibile svelare queste maschere. Invano lui inerme cade intrappolato nella rete delle cospirazioni degli ebrei e dei cristiani. …“ [http://www.ummah.com/forum/showthread.php?225824-Rejecting-Taghut-and-their-Systems-is-the-condition-of-Tawheed].
Talaltra indiretta, tanto da poter poi magari sostenere di essere mal interpretati. Ad esempio su Facebook si trova la pagina “Islam Italia – fate hijrab” che rigetta la partecipazione dei musulmani nei parlamenti nazionali di Stati che non osservino la legge islamica. In un lungo post di tono religioso si scrive [qui copiato dal link in originale https://www.facebook.com/110429582353719/photos/a.115403021856375.14962.110429582353719/1011368832259785]: “… Lo stesso vale anche per i parlamenti dei Taghut, dove i musulmani pensano di entrare per l’interesse dei musulmani. No fratelli, l’interesse dei musulmani dipende solo da Allah azza wa jalla e non da persone che si improvvisano difensori della ummah. Con uno straccio sporco (sistemi taghut oltre la shari’ah) non puoi pretendere di fare pulizie (benessere dei musulmani o portare la shari’ah con quei sitemi), Allah azza wa jalla, ha dimostrato questo in Egitto, in Palestina, in Turchia, ecc. la soluzione è nella forza della ummah, se la ummah desidera la shari’ah in sha Allah l’avrà restando salda sul Haqq e non inclinando alle richieste dei Taghut. … “.
Esistono naturalmente anche siti che spiegano la religione musulmana con toni pacati come ad esempio questo in inglese [http://www.ahl-alquran.com/English/show_article.php?main_id=14342]; così come altri che per contro mirano anche a smascherare i pregiudizi verso la stessa, come ad esempio fa in varie sezioni la tedesca Bundeszentrale für politische Bildung. Ma non si può sperare di contrastare il crescere di seguaci al fondamentalismo senza porre un freno anche alla sua propaganda in rete.
Non basta respingere, bisogna educare
Una difesa al terrorismo non può tuttavia solo limitarsi ad inasprimenti delle normative, anzi probabilmente basterebbe già applicare in modo più rigoroso quelle esistenti come, per restare in Germania, propongono i liberali della FdP. Ed anche per il Vicecancelliere e Presidente dei socialdemocratici tedeschi, Sigmar Gabriel, si dovrebbero chiudere con più sollecitudine le moschee dove si faccia propaganda all’ISIS, ma anche favorire la maggiore coesione sociale.
Indispensabile è soprattutto adoperarsi per l’istruzione dei giovani europei alla realtà della società plurietnica; così come degli immigrati ad un’integrazione nella società che gli accoglie, che è aperta ma non vuole e non può rinunciare ai suoi valori fondanti dl libertà individuale di pensiero e religione, contemperati a garanzia di quelli di tutti i suoi membri.
La decisione pronunciata martedì della Corte di Giustizia Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha ritenuto che dei genitori musulmani turco-elvetici non possano legittimamente impedire che le figlie minorenni accedano alle lezioni di nuoto scolastiche miste, non fa altro che sottolinearlo [Osmanoǧlu e Kocabaş contro Svizzera]. Per i giudici la scuola riveste un ruolo particolare nell’integrazione e socializzazione e pur ammettendo che le ragazze indossino un burkini le autorità svizzere non hanno ecceduto nel voler imporre che siano sottoposte all’obbligo di conseguire un completo curriculum scolastico.
Nello stesso anche l’iniziativa finanziata con 92mila euro di cui scrive martedì Repubblica nella sua edizione in rete che coinvolgerà 6 atenei italiani nell’insegnare i principi della Costituzione ai rappresentanti di origini extra-europee di diversi gruppi religiosi. Il primo corso si terrà a Ravenna.
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