Terrorismo
Piccardo (Ucoii): «Ripristinare un equo rapporto con il Sud del Mediterraneo»
Il numero di fedeli musulmani in Italia – per la quasi totalità sunniti – è incerto, ma secondo gli ultimi dati forniti sarebbero circa un milione e settecentomila persone. Il grave attacco al giornale satirico francese Charlie Hebdo potrebbe ostacolare non poco il processo di integrazione della comunità islamica in Italia.
Cosa ne pensano i musulmani che vivono nel nostro Paese dell’attacco terroristico a Parigi? E quali sono i rischi per l’Italia? Per approfondire l’argomento abbiamo incontrato Hamza Roberto Piccardo, giornalista, scrittore e fra i fondatori dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii), molto vicina ai Fratelli Musulmani.
Gli attentatori al giornale satirico Charlie Hebdo si sarebbero addestrati in Siria per combattere contro il presidente Assad. Gli stessi che dai governi sono considerati terroristi in Occidente, in Siria sono considerati combattenti per la libertà. Come conciliare le due posizioni così distanti tra loro?
Il problema è complesso e bisognerebbe risalire alla genesi della rivolta siriana. Nel 2011 una parte importante del popolo siriano, che subiva una dittatura feroce e mafiosa da molti decenni, si ribellò. Questo avvenne nello spirito delle cosiddette «primavere arabe» che tante ingenue speranze avevano destato tra i popoli arabi musulmani. Gli insorti speravano ingenuamente sull’appoggio occidentale dimostrando una scarsa comprensione di quelli che sono gli equilibri geopolitici e dei reali interessi in gioco. Quando nel 2012 la situazione sul terreno stava volgendo a favore degli insorti, si sono inseriti anche combattenti stranieri. Musulmani sinceri che volevano aiutare il popolo siriano e anche personaggi dubbi e manipolati che avevano ben altri scopi; in seguito il fronte al Nusra, che ne comprendeva molti, è in gran parte confluito nel Daesh.
Quanto a conciliare credo che sia impossibile. Ci sono quelli che pensano che bisogna accettare lo status quo anche se aberrante per evitare danni maggiori e altri che sperano che esso possa cambiare.
Il segretario generale di Hezbollah ha immediatamente condannato l’attacco a Parigi dichiarando che «questi terroristi offendono Maometto più dei cartoni occidentali e delle vignette che sbeffeggiano il Profeta». Cosa ne pensa lei della libertà di stampa e di pensiero?
Nessuno può offendere la luce del Profeta Muhammad, egli fu inviato come «misericordia per i mondi», ma certamente si può offendere il sentimento del sacro che alberga nel cuore e nella mente dei credenti. Credo che ci sia una forte responsabilità che deve essere patrimonio irrinunciabile di chi orienta l’opinione pubblica e dovrebbe essere quello di non offendere i simboli sacri (e il Profeta ne è uno per i musulmani). Mi hanno insegnato quando ero ancora alle medie che c’è una differenza tra libertà e licenza ma forse questa è ormai un etica desueta per la maggior parte della gente in Europa.
Cosa può spingere un essere umano a fare un gesto così folle?
Potremmo parlare di ragioni sociali, e sarebbe facile, tenendo conto della condizione in cui si vive nelle banlieu delle grandi città francesi e ragioni attinenti al senso di frustrazione e rabbia per le azioni militari occidentali nei paesi arabi negli ultimi 15 anni (per non risalire più oltre) Palestina, Iraq, Afghanistan, Libia per citare solo alcuni teatri. Si tratta evidentemente di reazioni improprie e velleitarie che non fanno altro che rendere più difficile la vita dei musulmani in Europa e non incidono in nulla sulla dinamica militare dei paesi di cui sopra se non aggravando le condizioni dei popoli che ne sono ostaggio.
Va da se che in quanto musulmani rifiutiamo la pratica terrorista ovunque nel mondo per ragioni d’ordine dottrinario ed etico prima che tecnico-militare.
Cosa ne pensa della proposta del Ministro dell’interno Alfano di monitorare le persone che frequentano le moschee in Italia?
Questa Alfano poteva evitarsela, le moschee in Italia sono i luoghi più controllati d’Italia, il ministro fa della propaganda sciacallesca. Vuole mettere i tornelli sulla porta delle moschee o il DASPO ai musulmani praticanti? Quelli che organizzano e mettono in atto queste azioni criminali stanno ben alla larga dalle moschee e sanno che non potranno trovare in quei luoghi nessuna complicità o connivenza. Certamente noi non possiamo sapere se un musulmano che prega con noi coltiva intenti terroristici finché non li manifesta anche soltanto facendo discorsi di un certo tipo o giustificando in base a qualche fonte mal citata e mal compresa azioni violente. Se mai si verificasse questo comportamento sarebbe immediatamente zittito e allontanato se insiste.
C’è un vero rischio di terrorismo islamico anche in Italia?
Finora, ringraziando Iddio, questo non è mai avvenuto e tuttavia qui potrebbe escluderlo a priori? La scheggia impazzita è del tutto incontrollabile per definizione. Tuttavia politiche di inclusione e normalizzazione del rapporto tra la Comunità Musulmana e le istituzioni sarebbero un buon antemurale.
Chi sono e da dove vengono gli italiani che hanno imbracciato le armi in Siria ed in Irak?
Sinceramente ne ho conosciuto solo uno, Giuliano Ibrahim Delnevo che è caduto in combattimento ad Aleppo. Un altro era un mio contatto su Facebook con cui polemizzai a suo tempo. Degli altri non so niente, dicono che ce ne sono stati altri 2 e non si sa che fine abbiano fatto.
Il rischio concreto e populista in Europa è quello dell’impossibilità di una convivenza tra diverse culture e religioni. Come arginare questa fobia ormai dilagante? E che impegni può prendere la comunità islamica in Italia?
Quella dell’impossibilità della convivenza tra diversi è sempre stata la droga che i nazionalismi hanno instillato nei popoli in difficoltà. Questa prassi ha portato a tragedie d’immense proporzioni nel secolo scorso. Forse oggi qualcuno ci vuole riprovare. Se, e dico se, esistono ancora forze culturali e politiche democratiche in questa Europa dominata dalla finanza questo si potrà fare. Si tratta di riscoprire un nuovo umanesimo solidale e capace di dare risposte sia alle sofferenze materiali, che sono brodo di cultura di ogni intolleranza, che al bisogno di sicurezza che angoscia molti e infine che sappia ripristinare un equo rapporto con il Sud del Mediterraneo smettendo di appoggiare dittatori golpisti e lasciando che ogni popolo trovi la sua via alla pace e all’armonia. Dal canto nostro la nostra parte l’abbiamo sempre fatta e non smetteremo certo adesso.
Devi fare login per commentare
Accedi