Terrorismo

Non nascondiamo la testa nella sabbia

13 Gennaio 2015

La lettera di quattro professori francesi, impegnati nelle scuole della banlieue parigina, Catherine Robert, Isabelle Richer, Valérie Louys et Damien Boussard, che ci chiedono, con lucidità e onestà intellettuale di riflettere su cosa può generare odio nei ragazzi.

 

Passata l’emozione, lo spavento e il dolore per l’attentato a Charlie Hebdo e la conclusione tragica, con assalti e stragi bisogna sapersi fermare, per riflettere e comprendere cosa sta succedendo.

Lo abbiamo ripetuto tante volte: per sconfiggere terrorismi e fondamentalismi bisogna saper costruire cultura, informazione e consapevolezza.

La coscienza civile che ci fa dire che ogni tipo di violenza va rifiutato e che mettere in pericolo la libertà significa rinunciare ai valori che sono stati costruiti con la determinazione di chi ha sacrificato la vita per lottare contro le dittature.

Dopo 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino, dopo aver conosciuto l’incubo dell’Olocausto e delle persecuzioni razziali, dobbiamo saper dire nous sommes Charlie, così come lo fanno, in assoluta sincerità quattro insegnanti di Seine-Saint-Denis, la periferia di Parigi, la banlieue di cui sentiamo parlare solo quando la disperazione brucia le automobili, apre uno squarcio di luce e ci impone interrogativi, anche a noi che non siamo francesi e non siamo stati direttamente colpiti dall’attacco a Charlie Hebdo.

Ringrazio Claudia Vago per aver saputo trovare questa lettera e averla resa pubblica.

 

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