Terrorismo

Monaco commemora i suoi morti, la Germania resta vigile

1 Agosto 2016

Nel pomeriggio di domenica 31 luglio a Monaco di Baviera ci sono state due cerimonie funebri per le vittime della sparatoria fuori dal centro commerciale olimpico alla presenza del Presidente della Repubblica tedesca Joachim Gauck e della Cancelliera Angela Merkel ed altri rappresentanti del mondo politico tedesco. Una messa ecumenica nel duomo cittadino ed una commemorazione nel parlamento regionale.

 

Un’altra commemorazione secondo il rito musulmano era stata già celebrata all’aperto fuori dal luogo dell’eccidio mercoledì 27 luglio. Alle commemorazioni la famiglia dell’aggressore, due genitori ed un fratello di 4 anni più piccolo, non sono stati invitati. Bisogna rispettare i sentimenti dei familiari delle vittime aveva dichiarato una portavoce dell’Avvocatura dello Stato. Il padre di Sonboly d’altronde aveva lamentato in un’intervista che ricevono minacce di morte e la loro vita a Monaco non può più continuare. Lo ha riferito la SZ.
Anche se il massacro non aveva un retroscena islamista nelle parole del Presidente tedesco Gauck i riferimenti erano chiaramente anche agli attentati di Würzburg ed Ansbach: <Essi non ci costringeranno ad odiare quanto loro odiano … resteremo una società umana e solidale>. Ai congiunti delle vittime ha detto <nessuno può chiudere il vuoto, curare, quanto è avvenuto> ma ha anche ammonito in un riferimento più generale a tutti i fatti che hanno funestato la Germania che <è vietato giungere a conclusioni affrettate>, non ci si deve perdere in una generalizzazione, e mantenere invece uno sguardo differenziato tra fatti e colpevoli.

 

Ben 7 delle 9 vittime di Monaco erano musulmani. ed alla commemorazione ha preso la parola anche la rappresentante del Consiglio dei Musulmani di Monaco Dhahri Hajer che ha ricordato che per l’Islam <chi uccide un uomo e come se uccidesse tutti gli uomini>.
Le voci di rifiuto e preoccupazione verso tutti i profughi riecheggiano però in molti discorsi della gente in strada. Si reagisce per paura, non considerando che gran parte dei rifugiati siriani scappa da Daesh e che i reclutamenti dello Stato Islamico per fare degli attentati in Europa avvengono in effetti per lo più direttamente tra individui nati in Europa, passando attraverso una loro radicalizzazione religiosa. Adel Kermiche ed Abdel Malik-Nabil Petitejean gli assassini di Saint-Étienne-du-Rouvray, così come Mehdi Nemmouche, l’autore della sparatoria al museo ebraico di Bruxelles nel maggio 2014, erano francesi. Najim Laachraoui, i fratelli Ibrahim et Khalid El Bakraoui e Mohammed Abririni autori degli attentati all’aeroporto ed alla metropolitana di Bruxelles del 22 marzo 2016 erano tutti belgi. Osama Krayem l’altro membro del commando alla metropolitana di Bruxelles ha passato tutta l’infanzia in Svezia. Salah Abdeslam, del commando responsabile degli attentati del 13 novembre dell’anno scorso a Parigi è pure lui nato a Bruxelles.
Una fonte dell’Europol citata dalla Osnabrücker Zeitung indica che lo Stato Islamico non starebbe affatto sfruttando sistematicamente i flussi di rifugiati per contrabbandare i propri combattenti in Europa. L’Europol pone piuttosto l’accento sui 5.000 foreign fighters, cioè individui che sono andati a fare la guerra in Siria od in Irak, di cui un terzo sarebbe rientrato in Europa. Per quanto adusi alla guerra, la maggior parte di loro tuttavia non costituirebbe, cita la stessa fonte, un pericolo terroristico.
Il Cancellierato difende dunque la linea “wir schaffen das” e lancia un piano in 9 punti – 28 luglio 2016
Già prima dell’attentato, subito dopo la sparatoria di Monaco che pure non coinvolgeva affatto un richiedente asilo siriano o iracheno bensì un tedesco per quanto con genitori stranieri, la Cancelliera Angela Merkel ha dovuto difendere di nuovo la sua scelta di non chiudere le porte ai rifugiati. Una scelta di civiltà. Anche se sia il terrorista di Würzburg che quello di Ansbach erano già in Germania prima della sua decisione del settembre 2015 di non chiudere le frontiere, non fa poi molta differenza.
Ha interrotto la sua vacanza estiva ed anticipato di alcune settimane giovedì 28 luglio la sua conferenza stampa annuale coi corrispondenti della Capitale tedesca. In questa sede il 31 agosto 2015 aveva pronunciato la memorabile frase <ce la faremo>. Di fronte ai giornalisti la Cancelliera ha detto che gli attentati hanno rotto <i tabù della civilizzazione> ed ha elencato un piano di 9 punti per la sicurezza nazionale. Ma ha anche ribadito la sua linea <rimaniamo fedeli ai nostri principi a partire dall’articolo 1 della Costituzione: la dignità dell’uomo è intoccabile .. i perseguitati ottengono asilo .. i rifugiati la tutela della convenzione di Ginevra>. <Siamo in guerra con lo Stato Islamico non con l’Islam> ha ancora rimarcato. Due giorni dopo il Papa ha espresso lo stesso concetto: <non ritengo giusto porre l’Islam e la violenza sullo stesso piano> cita la ZdF.
Il Governo del Land Baviera si era riunito da martedì 26 a sabato 30 luglio in una clausura già programmata a St Quirin, sulle sponde del Tegernsee, e aveva già dalle prime battute incalzato Angela Merkel annunciando più controlli nel Land, più polizia e meno indulgenza per i rimpatri di profughi, più video sorveglianza e controlli del traffico nelle darknet ed a tutela dei minori. Muovendosi verso una riduzione delle libertà individuali in nome della sicurezza.
Angela Merkel ha dovuto fare lo stesso annunciando misure di prevenzione e volte a tentare di contenere il fenomeno migratorio. Spronando nei toni <riesce ai terroristi di distruggere il nostro modo libero di vivere? O siamo forti abbastanza, siamo abbastanza coesi da superare chi ci vuole dividere? In questo lo Stato ha un ruolo centrale nel mantenere questo modo di vivere> ha indicato che il modo di vivere dei tedeschi non cambierà; ma diventerà più guardingo e sarà più osservato.

 

1. Più forze di sicurezza
Un innalzamento delle assunzioni di uomini e mezzi per la sicurezza nazionale. In linea con quanto voluto dal Ministro Bavarese Joachim Herrmann ed anche da quanto indicato dagli alleati di governo della SPD.
La sola Baviera intende disporre un rafforzamento delle forze di polizia e del Verfassungschutz aumentandone sensibilmente gli organici con 500 nuove assunzioni all’anno fino al 2020, per un totale di 2.000 agenti in più. Dotando gli agenti di vetture ed elmi corrazzati, armi e giubbotti antiproiettile più moderni.
Il Ministro degli Interni tedesco Thomas De Mazière ha sottolineato che non mancano i controlli. Tuttavia la struttura che ospitava ad Ansbach, Mohammad Deleel non era praticamente sottoposta ad alcuna sorveglianza. Questo ha dato agio al Ministro deli Interni bavarese Jaochim Herrmann di dichiarare che tra le misure da prendere c’è il rafforzamento della vigilanza degli alloggiamenti per i rifugiati. Non è ammissibile che in una residenza a spese dello Stato si costruiscano bombe come ad Ansbach perché nessuno controlla.

 

2. Un sistema di avviso tempestivo di casi di radicalizzazione
La prevenzione non è sempre possibile ma con le dovute attenzioni i familiari e coloro che sono nella cerchia più stretta di una persona possono spesso cogliere i segnali di una deriva islamista. Un altro strumento sono la sorveglianza delle esternazioni sui social media. Un soggetto che sta per colpire non avvisa in modo diretto dove e quando lo farà, ma tende a vantarsi prima per garantire maggiore attenzione al suo gesto insano lanciando dei segnali che possono essere intellegibili.
Il Ministro bavarese per la sanità Melanie Huml ha, per parte sua, annunciato la costituzione in Baviera di Unità di Crisi dove Psicologi possano intervenire prontamente per assistere eventuali vittime ma anche essere raggiungibili per ricevere segnalazioni di sospetti inziali su malesseri giovanili. L’idea è che un intervento mirato avrebbe potuto forse fermare Sonboly prima che diventasse un pluriomicida/sucida.
Un richiedente asilo su tre poi è portatore di esperienze scioccanti e va aiutato a superarle. In tutta le Germania si contano tuttavia in tutto e per tutto 32 centri di consulenza psichiatrica con personale medico che per lo più non parla le lingue dei pazienti.

 

3. Predisposizione di un quadro di esercitazioni per verificare come l’esercito possa intervenire all’interno in caso di attacco terroristico
Nel dibattito tedesco stanno nuovamente prendendo piede le richieste di impiegare anche in Germania l’esercito al fine di sicurezza nazionale, eventualità esclusa dalla costituzione se non per far fronte a “grandi catastrofi”. Il Ministro degli Interni Bavarese Joachim Herrmann aveva già dichiarato giovedì 28 luglio che intende proporre una modifica costituzionale che possa aprire la strada ad un più ampio ricorso dell’esercito all’interno dei confini nazionali. Ci si deve peraltro domandare se il dispiegamento delle forze armate porterebbe a maggiore tutela in un quadro poco chiaro ed in corso di modificazione, con elevato flusso di persone in movimento, come durante un attacco terroristico. A Monaco venerdì 22 luglio furono messi in stato di allerta un centinaio di uomini, compresi diversi sanitari a fronte di 2.300 poliziotti.

 

4. Costituzione di un ente centrale di controllo del traffico informatico con la sigla ZITIS.
È un piano che rilancia quello già preannunciato dal Ministro della Difesa Ursula von Der Leyen che in aprile ha reso noto l’avvio della costituzione di un dipartimento dell’esercito con 13.500 tra soldati e civili per attrezzare la difesa alla guerra della cyber informazione. Un dipartimento che dovrebbe essere già operativo entro la fine di quest’anno ed ampliato progressivamente fino al 2021 al ritmo di 800 civili e 700 militari all’anno. Angela Merkel ha in pratica annunciato di voler procedere sulla stessa linea per il controllo di tutte le transazioni e comunicazioni via internet. Con particolare attenzione alle comunicazioni cifrate ed anonime nel deep web.
Sia Muhammad Riyad, il terrorista che ha agito sul treno per Würzburg; che Mohammad Deleel quello che è saltato in aria ad Ansbach, hanno chattato poco prima con qualcuno, singolo od organizzazione, in Medio Oriente. Adel Kermiche che ha ucciso a Saint-Etienne-du-Rouvray ha lanciato messaggi audio ad una rete criptata Telegram di circa 200 amici. Sonboly si era procurato l’arma nella dark net.
I Governi in realtà già controllano il deep web. Già fu individuata e chiusa la piattaforma “The Armory” che si concentrava solo nella vendita di armi. In Germania ad Heidelberg si è appena aperto il processo a Christian L. 32 tiratore sportivo che col nome in codice “Dosensuppe” (minestra in scatola) si vantava nella darknet di essere il più grosso venditore di armi e di munizioni d’Europa. Il primo caso in Germania legato al commercio di armi nella darknet è stato però quello del fantomatico “Max Mustermann” che aveva elevate capacità tecniche e poteva ricondizionare pressoché qualsiasi arma. Dietro lo pseudonimo si celava Cristoph K., uno studente 26enne di Schweinfurt.
Non va ignorato il rischio per le libertà individuali insito nella sovra supervisione centrale denunciata da Edward Snowden; così come non va sottaciuto che tra coloro che usano i software che garantiscono l’anonimato, alcuni lo fanno per fini giustificabili. Tra questi i dissidenti in regimi dittatoriali che altrimenti non potrebbero comunicare all’esterno e far sentire al mondo la loro voce. Lo stesso Facebook ha per questo nella dark internet una sua presenza, e giornali autorevoli come il Guardian vi ricorrono per raccogliere segnalazioni confidenziali.

 

5. Ampiamento della conservazione dei dati del traffico telefonico
Un’iniziativa in linea con la precedente, già avanzata anche titolare del dicastero di Giustizia del Land Baviera Winfried Bausback col pieno appoggio del Ministro degli Interni bavarese Joachim Herrmann.

 

6. Favorire l’emissione e successiva rapida conversione della convenzione europea sulle armi. Stop alle vendite on line tra privati
Favorire la rapida approvazione e conversione dell’iniziativa presentata all’inizio dell’anno dalla Commissione Europea volta a restringere in tutta Europa l’accesso alle armi. Una direttiva che introdurrebbe il divieto di possesso ai privati di molti modelli di rivoltelle semi automatiche ed interdirebbe la compravendita via internet di armi, o meramente loro parti, tra privati.
L’iniziativa di rafforzare i già stretti divieti al commercio di armamenti in Germania si appoggia alla constatazione che nella maggior parte di follia omicida gli autori hanno usato pistole o fucili posseduti legalmente. Ad Emsdetten dove nel 2006 ci furono 37 feriti, il tiratore aveva effettivamente comprato legittimamente vecchie armi in Internet. A Dossenheim nel 2013 dove si registrarono 3 morti, o nella stessa Ansbach dove nel 2015 c’era stato un episodio con 2 morti, i tiratori avevano un regolare porto d’armi sportivo. Solo in due casi recenti, nel 2012 a Karlsruhe (2 morti) ed adesso a Monaco, le armi avevano provenienza illegale.

 

7. Connessione di tutte le banche dati europee
Il Ministro degli Interni Tedesco Thomas De Mazière aveva già sottolineato che non ci sono registri completi dei soggetti che provengono da scenari di guerra. Indagini psicologiche in larga scala su gente che scappa da conflitti armati, od anche i controlli delle impronte digitali all’ingresso, difficilmente possono essere misure esaustive ed efficaci ad individuare gli individui pericolosi. Tanto più, si aggiunga, se la radicalizzazione avviene dopo.
L’ invocazione di una verifica più stingente dei rifugiati ammessi nel Paese era peraltro stata avanzata anche dal Presidente del sindacato di polizia Rainer Wendt a cui aveva fatto eco lo stesso già citato Ministro degli Interni bavarese Joachim Herrmann. Il Governo -riferisce la ARD- ha d’altronde già in corso 59 indagini per sospetti di coinvolgimento in strutture terroristiche.

 

8. Maggior coordinamento tra i servizi segreti
Già il Ministro dell’interno del Baden Wüttemberg, Thomas Strobl (CDU) aveva auspicato la sistematica introduzione di misure di riconoscimento dei profughi attraverso i servizi segreti. La Germania ha peraltro già da tempo sottoscritto accordi di scambio di informazioni sugli islamisti In particolare con gli USA vige un accordo siglato Dada; e dagli Stati Uniti sarebbero già arrivate molte segnalazioni.

 

9. Abbassamento delle barriere per l’espulsione di rifugiati senza diritto d’asilo ed accordi bilaterali per fermarne il flusso
Il governatore della Baviera Horst Seehofer, alleato di Governo, da tempo reclamava espulsioni più spedite. Ci sarebbero circa 200.000 casi già decisi ma non eseguiti aveva lamentato Armin Schuster della CDU, lo stesso partito della Cancelliera, come ha riportato il Bayerischer Rundfunk. Per il Ministro degli Interni bavarese Joachim Hermann adesso non può neppure essere più un tabù l’espulsione in zone di crisi di rifugiati non graditi, anche prima che questi abbiano accumulato precedenti penali.
Angela Merkel ha cercato di sedare il malcontento annunciando anche che sono in corso di realizzazione accordi con il Niger ed il Mali per contribuire ad allievare i problemi che ci sono in quei Paesi ed ottenere in cambio il loro intervento per bloccare i flussi di migranti. Il 90% di coloro che scappano dalla Libia passano per il deserto del Niger che pure ha problemi con Boko Haram e con la povertà della propria popolazione.

 

Le critiche però persistono
La capolista dei Linke Sarha Wagenknecht aveva già avanzato prima ancora delle sue nuove prese di posizione critiche aperte alla Cancelliera Angela Merkel per la politica di accoglienza dei rifugiati e lunedì 25 luglio l’aveva rimporverata di averla presa troppo alla leggera. La Süddeutsche Zeitung ha riportato anche l’esternazione del deputato della CSU Florian Hahn <Non mi sono mai fatto l’illusione che le persone lasciassero i loro traumi e conflitti nei Paesi d’origine> l’attentato di Ansbach <è una ragione in più per rendersi conto che non possiamo accoglierne centinaia di migliaia ogni anno>.
Appena due giorni dopo l’annuncio del piano della Cancelliera Angela Merkel il Governatore della Baviera Horst Seehofer ha rincarato dicendo asciutto nella conferenza stampa a chiusura della clausura del suo Gabinetto <non riesco a fare mia la frase “wir schaffen das> ed ha così aperto un possibile scontro per la candidatura al cancellierato nel 2017. Il Ministro delle Finanze bavarese Markus Söder un giorno prima, venerdì 29 luglio, aveva già accusato la Cancelliera di <ingenuità> meglio avrebbe fatto, secondo lui, a dire <aiutiamo, facciamo sicurezza, abbiamo capito>.

 

Nuove perquisizioni, falsi allarmi … e profughi siriani in strada
Quattrocento poliziotti sono stati impegnati mercoledì sera 27 luglio in operazioni di perquisizione nel Deutschsprachige Islamkreis (DIK – Centro islamico di lingua tedesca) di Hidesheim, considerato dal Ministero degli Interni del Land della Bassa Sassonia come nucleo di gravitazione di elementi salafisti, nonché negli appartamenti privati di 8 suoi dirigenti. Ma era un’operazione in preparazione da mesi, in vista di una possibile procedura di chiusura del centro ha indicato il Ministro degli Interni del Land Boris Pistorius (SPD).
Nella mattinata di giovedì 28 luglio è stata svolta anche una perquisizione del centro di accoglienza per rifugiati nei pressi di Heidenheim nel Baden Wüttemberg dopo che un 20enne siriano si era vantato di avere contatti con lo Stato Islamico. La polizia ha fermato il giovane ed ha sequestrato il suo cellulare per sottoporlo ad analisi.
Due falsi allarmi il 30 marzo a Monaco e sullo Schliersee, nl primo caso è stato precauzionalmente sgombrato un centro commerciale e fermata una tratta della metropolitana leggera per 2 ore nel secondo il responsabile è stato arrestato nel giro di 20 muniti e dovrà pagare le spese per il procurato allarme.
A Berlino intanto il Tagesspiegel ha riferito che dal 26 luglio una quarantina di rifugiati per lo più siriani ha protestato perché non voleva più stare in alloggi di emergenza. Dopo 6 mesi ne avevano diritto; sono stati invece sballottati per almeno 9 mesi e dovevano esservi ancora parcheggiati per la terza volta. Famiglie con bambini. Almeno per i bimbi l’ufficio minorile di Charlottenburg-Wilmersdorf ha trovato una sistemazione in appartamenti.

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