Terrorismo
Militare tedesco si spaccia come rifugiato per fare il terrorista
Ad Hammelburg, in Baviera, il 26 aprile (ma notizia ne è stata data giovedì), è stato arrestato su disposizione della Procura di Francoforte un militare tedesco 28enne che aveva una doppia vita ed è sospettato di aver pianificato, quantomeno con un complice 24enne pure arrestato, un grave attentato.
Tenente del 291 battaglione aereo nelle truppe franco-tedesche stazionate a Illkirch in Francia al momento dell’arresto stava frequentando lezioni di un corso di addestramento al combattimento singolo in Baviera. Alla fine del dicembre 2015 però si era spacciato come rifugiato siriano in una stazione di primo accoglimento a Gieβen nell’Assia. Poco dopo, all’inizio del gennaio 2016, aveva presentato a Zirndof in Baviera una domanda di asilo. Percependo così anche gli aiuti previsti per i rifugiati. Tutto senza sapere l’arabo e nonostante ciò senza essere smascherato dai funzionari del BAMF tedesco, l’ufficio federale per immigrazione e rifugiati, che non è attrezzato per combattere il terrorismo.
È saltato invece agli occhi degli inquirenti solo all’inizio di quest’anno. A fine gennaio aveva depositato in uno spazio vuoto di una toeletta dell’aeroporto di Vienna una rivoltella 7,65mm carica diversa da quella di ordinanza. All’atto di volerla ritirare pochi giorni più tardi, il 3 febbraio era stato temporaneamente arrestato dalla polizia austriaca per il possesso non autorizzato dell’arma, tornando però poi a piede libero.
Originario di Offenbach così come il suo complice, erano entrambi animati da odio verso gli stranieri e le autorità ritengono volessero fare un attentato per poi farne ricadere la responsabilità sui rifugiati. Il complice, uno studente, è stato trovato in possesso, secondo informazioni della tedesca ZdF, di munizioni ed esplosivo.
Mercoledì sono state eseguite 16 perquisizioni in Germania, Austria e Francia per individuare eventuali altri partecipanti ad una rete clandestina. Sono stati sequestrati numerosi telefoni, laptop e documenti. Soprattutto il servizio segreto militare tedesco MAD è evidentemente interessato a scoprire se anche altri commilitoni del tenente sono stati coinvolti ha sottolineato dando la notizia l’emittente tedesca ARD.
Secondo quanto riportato dalla Süddeutsche Zeitung il Ministero della Difesa in risposta ad un’interrogazione parlamentare dei Linke ha indicato che il MAD indaga 275 casi legati all’estrema destra nelle forze armate: 12 accaduti negli anni 2011-2013, 20 del 2014, 47 del 2015, 147 del 2016 e già 53 in quest’anno. In parte si tratta di delitti di propaganda. Ben 11 soldati comunque sono stati estromessi dal servizio.
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Altre perquisizioni contro l’estrema destra in Baviera
In Germania diversi segnali fanno temere un rafforzamento di nuclei di estrema destra armati. Giovedì 120 poliziotti hanno eseguito perquisizioni nei confronti dei membri del “Bayerischen Schießsportgruppe München” a Monaco, Bad Rodach e Kaufbeuren, per verificare il sospetto che dietro il gruppo di tiro sportivo non si celi una rete armata legata al movimento anti-stranieri Pegida. Per il Ministro degli Interni bavarese Joachim Herrmann (CSU) c’è una stretta coincidenza di figure tra la dirigenza del gruppo sportivo e quella di Pegida München, ha riportato il Bayerisches Rundfunk. Ad una manifestazione di Pegida a Monaco, tempo fa era stato avvistato tra l’altro anche André Eminger, sospetto fiancheggiatore del gruppo neonazista NSU, attualmente sotto processo ma a piede libero.
Reichsbürger e Movimento identitario
Un altro gruppo eterogeno ma stimato come potenzialmente pericoloso è costituito dai Reichsbürger, cittadini che non riconoscono l’autorità della Repubblica tedesca e credono ancora nei confini del primo piuttosto che non del secondo Reich. Se ne stimano 8.500 in tutta la Germania di cui un 10% legato all’estrema destra ed armato. La maggiore presenza si registra in Baviera dove ce ne sarebbero almeno 2.700; ancorché in percentuale alla popolazione il tasso sia più alto in Turingia. Le città con minori presenze sono invece Berlino ed Amburgo. Nell’ottobre 2016 un Reichsbürger aveva ucciso un poliziotto a Georgensgmünd da allora sono entrati nel mirino dei servizi di sicurezza. L’emittente pubblica rbb ha riportato ad esempio che il 20 marzo 2017 la polizia ha sequestrato 9 armi ad un Reichsbürger di Fürstenberg an der Havel. Il 57enne ed una donna 65enne vennero temporaneamente arrestati dopo che gli agenti avevano trovato nell’appartamento 3 armi nascoste e l’uomo era stato indotto a consegnarne altre 6 detenute senza permesso, finendo indagato e perdendo la licenza di caccia. La donna ricercata per una condanna ad incitamento alla violenza per cui non aveva pagato la sanzione e finì 80 giorni in prigione. (La polizia trovò poi causalmente anche 45 piante di cannabis seccate).
Un altro probabile esempio recente viene da Kamenz in Sassonia. Qui all’inizio di questa settimana è stato sospeso il processo contro 4 persone che nel maggio 2016 avevano sequestrato e legato con cavi ad un albero un 21enne immigrato iracheno dopo un diverbio in un supermercato di Arnsdorf. Anche se la procura nega vi sia un collegamento diretto, l’emittente pubblica MDR evidenzia che il procuratore che doveva istruirlo era stato inseguito per strada ed ha ricevuto uno scritto con minacce di morte. Sulla vicenda la procura di Görlitz ha aperto delle indagini ed il caso è finito al centro del dibattito nel parlamento regionale della Sassonia. L’iracheno, che oltre a tutto venne indicato essere psicologicamente malato, fu trovato deceduto in un bosco vicino a Freiberg 11 mesi dopo l’episodio. L’autopsia rivelò dovesse essere morto assiderato già tempo prima ed anche se venne esclusa la presenza di violenza le circostanze della sua morte sono rimaste poco chiare.
In numerosi tweets, posting e video i membri dell’estrema destra si delineano come oppositori avverso “un regime che schiaccia la libertà di opinione e porta al tramonto della società occidentale”. Il cosiddetto “movimento identitario” è particolarmente attivo ormai anche su You Tube con siti come “Laut Gedacht”, “Reconquista Germania”, “Alt-right.com”, “Vulgäre Analyse” o “Identit:Ära” indica il sito belltower news impegnato a seguire il fenomeno neonazista in Germania. Propagano concetti come “l’integrazione è una bugia” e “la morte del popolo”; poco importa che il numero di nuovi arrivi di rifugiati si sia notevolmente ridotto.
Neonazisti
In generale si stima poi che il nocciolo duro di neonazisti in Germania annoveri 23.000 persone circa tra partiti (NPD, Die Rechte, Dritte Weg ed i meno significativi Republikaner, ma anche una parte della AfD), band musicali (se ne contavano 182 nel 2012), iniziative popolari, associazioni, case editrici (28, nel 2015, con 91 pubblicazioni), vendite per corrispondenza (87, nel 2015), movimenti e Kameradschaften, emerge sempre dai dati di belltower news creato dalla Amadeu-Antonio-Stiftung.
Confessione nel processo al gruppo Freital
A cosa possa arrivare questo cosmo lo dimostra anche il processo al Gruppo Freital in corso a Dresda: otto imputati tra i 19 e 39 anni, accusati di aver costituito un gruppo terroristico responsabile di 5 attentati dinamitardi tra il luglio ed il novembre 2015 ad edifici per accogliere i rifugiati a Freital, l’auto e l’ufficio del deputato dei Linke Michael Richter, ed un progetto alternativo a Dresda, impiegando esplosivo tratto da botti illegali acquistati in Cechia. Solo il più giovane imputato, il 19enne Justin S. aveva ammesso a metà marzo gli addebiti, incolpando anche i due capi banda Patrick F e Timo S. Mercoledì inaspettatamente il 25enne tecnico di magazzino Patrick F. ha però reso piena confessione. Non avrebbe dimostrato pentimento quand’anche non si sarebbe dimostrato orgoglioso, e si sarebbe giustificato affermando di aver agito per rabbia verso un presunto traffico di droga dei rifugiati. D’altronde la struttura del gruppo coincideva con quella del movimento razzista “Bürgerwehr FTL360“, indica il Die Zeit, ampiamente riconoscibile su Facebook nell’alveo della destra radicale per il suo appoggio al revisionista Horst Mahler e la pubblicità a band rock neonaziste.
Anche lo sparatore del centro commerciale olimpico era di estrema destra
Il rapporto del Ministero dell’interno bavarese sull’eccidio all’esterno del centro commerciale olimpico di Monaco del 22 luglio 2016 che costò la vita a 9 persone ha concluso che lo sparatore 18enne David S. aveva chiare passioni di estrema destra. Era affascinato dalla strage di Utøya fatta dal norvegese Anders Breivik e pianificava di fare qualcosa in coincidenza con il suo quinto anniversario. Anche se gli inquirenti hanno concluso che la causa scatenante dell’eccidio che ha perpetrato furono anni di mobbing da parte dei compagni e che era psicologicamente malato, dopo aver raccolto 2.000 testimonianze ed aver esaminato oltre 1.000 file video il suo retroterra estremista è apparso loro evidente, riporta la Süddeutsche Zeitung. David S. si era espresso più volte contro gli stranieri (pure se lui stesso aveva origini iraniane) e simpatizzava con i contenuti del programma della AfD. Ricoverato un anno prima nella clinica di Harlaching fece il saluto nazista ad una paziente, disegnava croci uncinate e chiarì che riteneva che “alcune cose che aveva fatto Hitler fossero giuste”. Anche se David S. non era coinvolto in un movimento di estrema destra e la vendetta personale è stata la molla del suo gesto, il massacro dimostra comunque come l’ideologia razzista possa averlo influenzato.
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