Terrorismo
Manlio Milani senatore a vita
Nominare Manlio Milani senatore a vita è un atto di giustizia e di riconoscimento del suo impegno per una memoria dell’incontro e della riparazione trasformativa
Dopo trent’anni senza catene
Senza adunate né gagliardetti
Ci siam illusi d’essere sicuri
In una stabile democrazia
Ma sono tornate fuori le iene
A spargere il sangue dei poveretti
Giocando la farsa degli uomini duri
Guidati da chi non ha solo follia
(Milva, Nell’attimo breve)
La notizia di questi giorni è la condanna a 30 anni di carcere di Marco Toffaloni, quale responsabile del collocamento della vigliacca bomba nel cestino di piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio 1974. 8 morti, 102 feriti.
A quell’epoca Toffaloni aveva 17 anni. Perché così usavano i virili maschi cultori della forza sempre pronti a disprezzare i deboli: come esecutori dei loro piani usavano i bambini.
Una pena che Toffaloni non sconterà. Da anni è cittadino svizzero e a meno di iniziative ad hoc, non verrà estradato, perché per la legge elvetica il reato di strage è già prescritto.
Intanto in Corte d’Assise prosegue il processo ad un altro imputato accusato di essere fra gli esecutori materiali della strage di Brescia, Roberto Zorzi. Nel 2017 erano stati condannati all’ergastolo per essere fra gli ideatori della strage Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte.
E’ la verità giudiziaria che si fa strada per arrivare a congiungersi con quella storica che ormai è chiara a tutti: la strage di piazza della Loggia è stato un attentato terroristico di matrice neofascista ad opera del gruppo di Ordine Nuovo con collaborazioni da parte di membri dello Stato italiano dell’epoca, servizi segreti ed altre organizzazioni.
Tra i protagonisti della lotta per la verità un merito significativo va sicuramente a Manlio Milani, presidente dell’Associazione vittime della strage di Piazza della Loggia. In piazza il 28 maggio 1974 perse la moglie Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie.
In tutti questi anni è stato la coscienza civile e resistente di un impegno che l’ha portato a fondare la Casa della memoria di Brescia con un preciso obiettivo: «Per noi a Brescia c’è dunque da compiere un’azione politica ma senza dimenticare mai l’azione di memoria. Perché le stragi tendono a cancellare i nomi dei coinvolti, che diventano numeri, ma noi vogliamo che tornino a essere persone, con le loro storie, le passioni che le hanno portate in piazza quel giorno. Dobbiamo diventare testimoni: testimoni in senso stretto nel ricordare l’evento che ci aveva visto coinvolti, e testimoni in senso lato nel non arrenderci e nel batterci per la verità su quegli avvenimenti. Per noi il nocciolo era ripetere: “Non dobbiamo solo ricordare l’accaduto, ma ricordarlo chiedendosi come sia potuto accadere”. Questa domanda va al di là della vittima, è una domanda rivolta non solo alla società, ma anche una domanda posta a tutti gli attori di queste vicende, compresi colpevoli e istituzioni. Le vittime raccontano il fatto dal momento in cui accade in poi. Il colpevole mi può raccontare invece cosa è successo prima, quali parole, quali pensieri hanno portato al compimento di un fatto così tragico (in realtà non abbiamo grandi racconti da parte dei soggetti che hanno fatto parte di gruppi di estrema destra, mentre vi sono vari esempi nell’altro campo, quello dei terroristi di sinistra). Poi c’è il tema delle istituzioni: in che termini e in che modo hanno agito e agiscono per rendere trasparente e comprensibile il perché un avvenimento è accaduto. Quindi la Casa della Memoria nasce su questo presupposto e nasce sapendo che le spiegazioni noi le dobbiamo avere soprattutto nel rapporto con le istituzioni. Per noi a Brescia c’è dunque da compiere un’azione politica».
In questi giorni sul sito dell’Associazione Articolo 21 è stata rilanciata da Claudio Geymonat l’appello per la nomina a senatore a vita di Manlio Milani ( qui ). Lo chiedono tutti coloro e sono tanti, che ne hanno apprezzato l’autorevolezza lucida e appassionata in tutti questi anni. Per l’Italia e per le vittime degli anni di piombo sarebbe il riconoscimento di una lezione in cui il dolore e la rabbia non si sono congelati, ma piuttosto hanno aperto percorsi di riparazione con incontri e dialoghi di ritessitura delle relazioni e guarigione delle ferite.
La citazione di Manlio Milani è tratta dal libro IL RUMORE DELLE BOMBE, originale riproposizione critica della cosiddetta “strategia della tensione” attraverso il dialogo di tre cercatori di giustizia e di futuro.
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