Terrorismo
«L’Islam moderato non esiste, e quello vero non c’entra nulla con l’Isis»
«L’Islam moderato non esiste, è un’espressione inventata dall’Occidente. Esiste soltanto l’Islam». Osman Kurt è un ragazzo turco di 34 anni, e dopo cinque anni da giornalista per Bloomberg Businessweek è ora responsabile delle relazioni con i media del think tank Hazar che si occupa di energia, sicurezza ed economia dell’area caspica. Osman vive ad Istanbul ma ha un trascorso proprio in Francia (ha vissuto e studiato a Nizza) e si professa «musulmano praticante, anche se conduco una vita moderna». Nei giorni degli attentati terroristici di Parigi e della rappresaglia occidentale in Siria (e del G-20 che si è tenuto proprio in Turchia), Osman e altri milioni di fedeli islamici sono finiti nell’occhio del ciclone. Ovunque, nei talk show televisivi, nelle dichiarazioni di autorevoli commentatori come sui social network, è risuonata la richiesta perentoria rivolta ai musulmani di dissociarsi, di prendere le distanze dal terrorismo: ma «un musulmano non sarà mai terrorista e un terrorista non sarà mai musulmano», obietta Kurt.
Come reagisce in questi giorni un popolo come quello turco, che vive da vicinissimo il conflitto siriano e allo stesso tempo è il trait d’union con l’Europa e l’Occidente?
Innanzitutto l’AKP [il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, che ha la maggioranza in Parlamento ed esprime il presidente Recep Erdogan, ndr] non ha niente a che vedere con quello che voi intendete per Islam moderato e in generale con la religione: tante persone bevono alcol e votano AKP, io per esempio sono osservante e ho votato per altri. Qui la maggior parte delle persone non è praticante.
L’Islam moderato è una definizione occidentale?
Sì, la si usa per distinguerlo da quello che voi considerate Islam terrorista. Certe volte sembra che qualcuno pensi che i musulmani siano normalmente terroristi, e che alcuni di loro vengano portati sulla retta via da una versione più moderata dell’Islam. Avete invece mai sentito parlare di Cristianesimo o di Ebraismo moderato? Eppure anche in quelle religioni esistono i fanatismi.
Che cosa si pensa in Turchia di quanto accaduto a Parigi?
Siamo scioccati, è ovvio. I musulmani sono doppiamente tristi perché questi attacchi rappresentano un crimine contro tutta l’umanità e in più un attacco ai nostri valori. C’era un filosofo italiano e cristiano, Giordano Bruno, che diceva «Dio usa gli uomini saggi per portare la sua volontà sulla Terra. I malvagi utilizzano Dio per portare la loro volontà sulla Terra». La maggioranza dei turchi considera l’Isis come dei terroristi, anche se devo ammettere che l’insofferenza nei confronti dell’Occidente cresce: il discorso dei ‘morti di serie B’, dopo l’attentato di Beirut il giorno prima di Parigi o quello di Ankara di un paio di mesi fa, qui è molto sentito. E purtroppo quei pochi che non condannano l’Isis hanno un altro motivo per farlo: il Califfato in Siria combatte Assad e i curdi, due grandi nemici della Turchia. Il terrorismo curdo qui ha causato 30mila morti negli anni, per cui l’Isis è visto da qualcuno come il nemico del nemico, e dunque, se vogliamo, un amico.
Come si sta muovendo il presidente Erdogan in questa situazione?
Erdogan è un politico molto populista e conosce bene i turchi. Si è da subito schierato contro il regime di Assad, anche se è rimasto isolato, ma ha dovuto insistere perché finché ci sarà Assad, i curdi saranno sostenuti contro la Turchia. Io non ho votato per lui, anzi ho votato per un partito che non mi convinceva pur di evitare la sua elezione, ma piace molto ai suoi elettori soprattutto per la gestione dei rapporti con l’Occidente: qui la gente non vuole fare la fine dell’Egitto, della Siria, non vuole ingerenze degli Stati Uniti. Per questo Erdogan è considerato un baluardo, anche se è capace allo stesso tempo di intrattenere ottime relazioni con il mondo occidentale. Ad esempio con Israele: protesta per la sua politica nei territori ma non per questo ha interrotto il commercio, in particolare di armi, con Tel Aviv.
Come si è arrivati a questa situazione in Siria, paese che fino a qualche anno fa era alleato della Turchia?
Nessuno diventa terrorista per caso. È ormai di dominio pubblico che le ingerenze dell’Occidente – per accaparrarsi il petrolio – in Paesi come Siria e Iraq, che sono stati stravolti nella loro struttura, ha creato sempre maggiori tensioni. Questi Paesi, in questo caso la Siria, sono governati da minoranze appoggiate dal potere statunitense. Quando la maggioranza della popolazione non riesce a cambiare le cose scattano frustrazione e sentimento di ingiustizia, e qualcuno pensa a soluzioni estreme. Così è nato l’Isis.
È una questione religiosa?
Ma non è una questione religiosa, l’Islam non c’entra nulla. Basti pensare che parte dei sostenitori dell’Isis viene dalla stessa Europa. In tutti i Paesi, anche da noi purtroppo, ci sono dei fanatici che sostengono l’Isis, ma sono fanatici appunto, non musulmani. Persone che hanno vite disagiate e nutrono rancore verso l’Occidente.
A che punto è al di là della questione siriana, la popolarità di Erdogan?
Erdogan è stato votato da un’ampia maggioranza e al momento nessun altro partito rappresenta un’alternativa credibile. Oltre a quello che sapete, è accusato di essersi molto arricchito, lui e il suo entourage, da quando è al potere, ma questo alla gente interessa relativamente. La verità è che come spesso accade, ognuno guarda alle proprie tasche: se con Erdogan sono diventato meno povero, e per alcuni è così, allora va bene Erdogan. Come dicevo prima l’aspetto religioso e culturale è lontanissimo dalla politica, conta solo quanto le persone pensano o meno di averci guadagnato economicamente.
L’Europa rischia una deriva islamofobica?
Non lo so, forse sì, in ogni caso è evidente che l’islamofobia non risolverà il problema ma non farà altro che ingigantirlo. Per esempio noi turchi abbiamo un rapporto normale con la fede, ma non sopportiamo chi insulta la nostra religione.
Cosa pensi della questione dei profughi?
Dico che gli europei non possono permettersi di essere infastiditi dall’arrivo in massa dei rifugiati siriani: se i siriani non hanno un Paese dove vivere tranquillamente, questo è colpa dell’Occidente. Non c’è un’altra chiave di lettura possibile. Paesi come Usa e Francia hanno invaso il Medio Oriente per controllare le risorse energetiche, distruggendone la struttura politica e sociale. Ora è normale che la gente scappi e continuerà a farlo perché non ha nulla da perdere, se non la propria vita. Nessuno vorrebbe lasciare il proprio Paese in condizioni normali: io ad esempio stavo bene a Nizza, ma ho preferito tornare a vivere a Istanbul.
E sui fischi durante il minuto di raccoglimento della partita Turchia-Grecia (episodio in parte ridimensionato, non sembrerebbero legati al ricordo delle vittime degli attentati)?
Quando vedo episodi del genere nel mio Paese, sinceramente mi sento disgustato.
* * *
In copertina, un momento della manifestazione delle associazioni islamiche organizzata il 16 novembre a Barcellona in ricordo delle vittime di Parigi – foto di Jordi Boixareu, CC
Devi fare login per commentare
Accedi