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I veri reperti archeologici? Più che a distruggerli, l’Isis penserà a venderli
La scorsa settimana sui social network è girato un video dei miliziani dell’ISIS che distruggevano statue – definite “antiche e di inestimabile valore” dai media – conservate al museo di Mossul, seconda città dell’Irak.
Un po’ di chiarezza su queste ignobili distruzioni – che fanno parte innanzitutto dell’offensiva mediatica dell’ISIS – viene dall’autore del blog “Mosul’s eye”, uno storico indipendente residente a Mossul.
L’informazione è stata poi ritrasmessa dalla mailing list universitaria di storia antica del vicino oriente, gestita dall’università della North Carolina, il che conferisce autorevolezza e credibilità alla fonte.
L’autore ha scritto la notte scorsa un post in cui chiarisce i seguenti punti :
1/ Le immagini del video pubblicato da ISIS sono relative a luglio/agosto 2014 e non a febbraio 2015. Lo stesso blog aveva divulgato in agosto la notizia della distruzione del Toro Alato all’ingresso della “Porta di Nergal” e delle statue conservate al museo di Mossul. La domanda da porsi, secondo l’autore del blog, è casomai perché l’ISIS abbia scelto questa data specifica per pubblicare il video.
2/ Il 90% delle statue che erano conservate nel museo non sono in realtà autentiche, ma versioni in gesso degli originali che sono stati spostati a Baghdad gradualmente a partire dall’aprile del 2003. Il Toro Alato è, invece e purtroppo, autentico.
Un’indagine condotta dallo storico irakeno con gli impiegati del Museo conclude che questi pezzi sono stati portati via dal museo all’inizio di luglio, in seguito all’incarcerazione del direttore del museo stesso (Musaa’ab Mohammed Jasim). Il direttore è stato catturato dopo che l’ISIS ha preso controllo della città, per fargli identificare il valore esatto degli artefatti antichi, ed è stato poi rilasciato.
L’amministratore del museo, il dr. Muntaha, ha affermato inoltre che nel museo non era più rimasta alcun’opera di valore oltre all’”Obelisco Giallo” del re assiro Esarhaddon. L’obelisco è però sparito dal museo settimana scorsa, il 25 febbraio, il giorno dopo che alcuni esperti tedeschi hanno valutato il suo valore direttamente sul posto. Come gli esperti tedeschi siano entrati in città e siano riusciti ad ottenere protezione dall’ISIS resta un mistero. In ogni caso c’è da chiedersi, secondo l’autore del blog, se la propaganda pro-ISIS fatta dal reporter tedesco Jurgen Todenhofer lo scorso dicembre faccia parte di un eventuale accordo.
3/ Secondo alcune fonti, l’ISIS sta scavando nelle aree intorno ai siti monumentali di Mosul alla ricerca di reperti, e in particolare fino a qualche tempo fa intorno al sito della tomba di Giona. Testimoni dicono che i miliziani dell’ISIS passavano ore nel sito dopo il tramonto.
4/ L’ISIS ha distrutto il 10% delle opere in suo possesso. I reperti rimasti a Nimrod e Hatra sono di inestimabile valore.
5/ Ulteriori ricerche hanno portato a scoprire che vari antichi reperti provenienti dalla Siria e dall’Iraq sono stati portati in Turchia da auto che non appartengono all’ISIS, ma a compagnie di trasporto internazionali. L’autore del blog afferma di avere abbastanza prove da credere che siano attualmente in corso rapporti commerciali tra l’ISIS, il Kurdistan e Baghdad.
6/ Antichi manoscritti in lingua siriaca, arabica e latina conservati nelle chiese di Mossul sono stati confiscati dall’ISIS mesi fa. Questi manoscritti rari costituiscono un tesoro dell’eredità culturale cristiana. Si pensa che l’ISIS abbia intenzione di venderli a commercianti di arte antica.
E’ quindi molto probabile che, oltre all’utilizzo mediatico della distruzione delle opere da affiancare ai numerosi video che mostrano esecuzioni capitali, ci sia una strategia di finanziamento in atto da parte dell’ISIS, che punta ad appropriarsi di antichi e preziosissimi reperti archeologici e a rivenderli sul mercato nero internazionale dell’arte antica.
Si ringrazia Federico Defendenti, dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes e Università Roma Tre, per la segnalazione.
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