Terrorismo

Le classifiche della morte: chi vince fra Parigi e la Nigeria?

16 Gennaio 2015

 

Di solito le classifiche si fanno a fine anno:  si avvicina il 31 dicembre e sembriamo tutti il protagonista di Alta Fedeltà, quel 30enne un po’ sfigato che faceva una classifica per tutto, dai cinque dischi più belli del secolo ai cinque film imperdibili alle cinque ex più importanti e via così,  di paranoia in paranoia. Ora, sono poco più di due settimane che il 2015 ha preso il via – in maniera tragica, tanto per cambiare – e, guarda che sorpresa, ci troviamo già fra le mani una classifica. Grondante sangue, giusto per non smentirci. E giuro che ne avrei fatto volentieri a meno, perchè sono giorni che vedo comparire sulla mia pagina facebook, mescolati fra gli status degli amici che mi informano di fare la spesa al supermarket e altre avventure imperdibili,  messaggi che, in un modo o nell’altro, hanno tutti lo stesso, originalissimo, contenuto: perché due milioni di persone in piazza a Parigi per dodoci morti e nessuno in piazza per le duemila vittime di Boko Haram? E via di amenità in amenità, con i “je suis charlie” affiancati (cancellati) dai “je suis…” segue lista di nomi delle vittime, ammassati l’uno sopra l’altro, una catasta di lettere per una catasta di cadaveri. Gira anche un disegno dove i duemila massacrati da Boko guardano, dall’altro di una nuvoletta, la marcia di Parigi e dicono qualcosa come “perché nessuno in piazza per noi?”- Ho avuto, guardando questi post, un deja vu: mi è venuto in mente quanto accadde l’indomani dell’11 settembre: eravamo tutti sconvolti dalle immagini delle due torri che fumavano come le ciminiere di un cementificio immondo, i giornali avevano sbattuto in prima pagina la foto di quel disperato in pantaloni neri e camicia bianca che si gettava nel vuoto (gli diedero anche un nome e un cognome. Si chiamava Jonathan Briley. Sono felice di non averlo conosciuto, non avrei mai retto quell’immagine). Alla fine, impastati fra le macerie, si contarono  oltre duemila morti. Tempo pochi giorni  – lo stretto necessario perché le immagini di New York iniziassero a diventare digeribili– e ci fu chi, inopportuno come lo squillo di un telefono a un funerale , non mancò di dire: ok duemila morti, ma perché nessuno piange per i morti dell’Afghanistan, che oltretutto sono molti di più? Ora, lo dico senza mezzi termini, a me le classifiche non hanno mai interessato, ma classifiche come queste mi fanno  proprio schifo. Perché sono insensate, crudeli,  e la domanda che pongono è di una banalità sconcertante. E’ disumano o profondamente umano dire che Parigi, volenti o nolenti, coi suoi 12 morti, ci ha colpito più dello schifoso  massacro nigeriano? Bene, per me il primo impatto è stato così, e non sono fiera della cosa ma nemmeno me ne vergogno, semplicemente è successo e basta. Io a Parigi ci sono stata, più di una volta, e quando ancora non c’ero stata ed ero una ragazzetta che sognava di prendere un aereo, il mio sogno era di atterrare proprio a Parigi e vedere la torre Eiffel luccicare nella sera.  Volenti o nolenti, Parigi è casa nostra, anche di chi non ci ha mai messo né ci metterà mai piede. E’ proprio qui, dietro l’angolo, ed è un po’ come se fossero venuti a sparare colpi di mitraglia in salotto, fra il divano e il mobile tv, e adesso avessimo tutte le tende macchiate di sangue.

Il massacro della Nigeria – e non solo questo, perché è un pezzo, più precisamente dal 2009, che Boko Haram va in giro a stuprare, mutilare e massacrare praticamente indisturbato, nel caso ce ne fossimo dimenticati –è qualcosa di spaventoso, di inconcepibile, , ma che ci piaccia o no, lo avvertiamo, per forza di cose, come qualcosa di più lontano. E questo è, umanamente, inevitabile. Ci colpisce, ci riempie d’orrore, di sdegno,  ma fra qualche mese il nome di Charlie Hebdo lo avremo ancora ben stampato in testa, Boko Haram forse non sapremo già più come si scrive. Ragionateci, è già successo: sappiamo tutto di Hitler, del nazismo, dei campi di sterminio e degli scheletri che li popolavano, ma sappiamo altrettanto di Pol Pot? Era un pazzo sanguinario che non aveva nulla da invidiare ad Adolf, ha sterminato un popolo intero, eppure qualcuno di noi conosce davvero la storia delle migliaia di cambogiani massacrati nei suoi campi di sterminio, così come conosce la storia di Auschwitz, Dachau e tante altre indimenticabili creazioni del nazismo? O sa solo che Pol Pot era un dittatore che ha ucciso tanta gente e stop?

Non è questo, ad essere disumano: lo sono eccome i paragoni, invece, perché non servono a niente e meno che meno ai morti, qualunque sia la loro bandiera.  Per cui, piuttosto che fare polemiche striscianti  che hanno l’unico scopo di ripulirci la coscienza per il tempo di un click e farci sentire giusti e intelligenti, rendiamo davvero omaggio ai morti di Boko: informiamoci. Leggiamo chi erano, dove vivevano, quali immonde colpe avevano per essere trucidati dall’ennesimo pazzo massacratore. E impariamo dalla loro morte. Informarsi e ricordare, questo sì, ha un senso.  Per tutti i morti, di qualunque tempo, ovunque. E le classifiche, vi prego, lasciamole per i film.

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