America
La vera storia dell’uccisione di Bin Laden secondo Hersh
L’ultima volta che Seymour Hersh ha fatto parlare di sé è stato nel 2014, con l’inchiesta The Red Line and The Rat Line, affrontando i rapporti e gli intrecci tra Obama, Erdogan e i ribelli siriani. Oggi Hersh torna a scuotere l’opinione pubblica ricostruendo la storia dell’uccisione di Osama Bin Laden per la London Review of Books. Il giornalista accusa il Presidente Obama, non solo di essersi preso il merito della cattura e uccisione del leader di Al Qaeda ma di aver addirittura fabbricato un racconto da blockbuster.
La storia ufficiale narra che Bin Laden sia stato ucciso nel suo covo in Pakistan, ad Abbottabad, in uno scontro a fuoco con le truppe statunitensi, nel corso della cosiddetta Operation Neptune Spear, azione militare americana nell’ambito della guerra al terrorismo.
Secondo Obama, infatti, la riuscita dell’operazione fu da attribuirsi esclusivamente agli Stati Uniti ma non per Hersh che ha ricostruito la sua storia alternativa attraverso diverse fonti pakistane, come Assad Durrani, uomo a capo dei servizi segreti negli anni novanta e americane, tra le quali un funzionario, oggi pensionato, dell’intelligence USA, ben informato sui fatti e sulle relazioni tra i due paesi coinvolti.
La Casa Bianca, per il momento, non ha proferito parola rispetto alle domande poste dal giornalista.
Le “accuse” mosse da Seymour Hersh:
Osama Bin Laden era prigioniero dei servizi segreti pakistani dal 2006 e non si trovava nascosto ad Abbottabad per scelta;
i due più importanti leader militari pakistani erano a conoscenza del raid e fecero in modo che due elicotteri statunitensi potessero entrare ad Abbottabad attraversando lo spazio aereo pakistano senza far scattare nessun allarme. La collaborazione dei pakistani fu tenuta nascosta dagli Stati Uniti perché in Pakistan Bin Laden era da molti considerato un eroe e le famiglie dei militari si sarebbero trovate in pericolo se si fosse scoperto dell’uccisione del leader di Al Qaeda. Questi ultimi però si trovarono costretti a raccontare della collaborazione con gli americani agli amministratori del comando di difesa aerea;
la CIA non era a conoscenza del covo di Bin Laden per aver monitorato i suoi corrieri, come sostenuto dalla Casa Bianca nel maggio del 2011 ma grazie ad un ex alto funzionario dell’intelligence pakistana che si fece pagare ben 25 milioni di dollari per svelare la notizia, tradendo i suoi capi;
non vi fu nessuna sparatoria perché quando i militari entrarono nel covo le guardie ISI (Inter Service Intelligence) avevano già lasciato Abbottabad. L’omicidio di Bin Laden fu però premeditato. Gli americani sapevano che l’uomo si trovava sotto il controllo pakistano o non avrebbero dato il via alla missione senza copertura aerea. Per le fonti di Hersh, l’obiettivo dei militari statunitensi era uccidere, come accade sempre in questi casi. Secondo gli Stati Uniti Osama Bin Laden venne arrestato ancora vivo, per poi arrendersi ai militari. Questa versione ufficiale, per Hersh, fu il tentativo di deviare coloro che mettevano in discussione la legalità del programma militare;
Seymour Hersh nel suo lungo articolo contesta anche l’affermazione della Casa Bianca relativa alla “sepoltura” del leader di Al Qaeda. Obama infatti sostenne che il corpo fu gettato in mare. Nell’inchiesta si legge invece che il corpo di Bin Laden fu gettato dall’elicottero durante il volo di ritorno sulle montagne dell’Hindu Kush, stando alle parole del funzionario americano in pensione.
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