Terrorismo
La semantica delle Brigate Rosse durante il Caso Moro
Sono passati quasi 42 anni da quando Aldo Moro venne ritrovato in posizione fetale all’interno della famigerata Renault 4 rossa in via Caetani, in prossimità di via delle Botteghe Oscure. 42 anni di storia (e di storie), di intrighi e teorie che attraverso i media hanno fatto breccia nelle menti degli italiani, spesso prive di ragionevoli motivazioni. Di parole sull’ex presidente della Democrazia Cristiana ne sono state dette e se ne diranno per i prossimi decenni, tuttavia risulta interessante analizzare il “Caso Moro” da una prospettiva diversa, quella dei colpevoli, dei condannati, di coloro che con quel gesto lungo 55 giorni hanno cambiato la storia dell’Italia: la prospettiva delle Brigate Rosse. In quei nove comunicati rilasciati da Mario Moretti e compagni si osservano alcune peculiarità della propaganda armata brigatista, che ha fatto della violenza (anche) verbale una delle sue armi più importanti.
Sin dal primo comunicato si evidenziano tre forti isotopie che portano alla ridondanza di verbi utilizzati con accezione negativa e disforica come: “soggiogare”, “annichilire”, “imporre”, “braccare”, “stanare”. Il focus di questo documento si posiziona sulle motivazione che hanno portato le Brigate Rosse a compiere il sequestro di Aldo Moro, definito (attraverso un’ulteriore isotopia) come il “gerarca” e “padrino” (politico) della Democrazia Cristiana, ed “esecutore” (fedele) del processo di avvicinamento tra i due maggiori partiti di massa iniziata nel 1973 post golpe cileno.
Compagni, la crisi irreversibile che l’imperialismo sta attraversando mentre accelera la disgregazione del suo potere ed il suo dominio, innesca nello stesso tempo i meccanismi di una profonda ristrutturazione che dovrebbe ricondurre il nostro paese sotto il controllo totale delle centrali del capitale multinazionale e soggiogare definitivamente il proletariato.
Estratto dal comunicato n.1
Il termine maggiormente utilizzato nel testo è “imperialista”/i, riferito soprattutto allo Stato Imperialista delle Multinazionali, o SIM, al centro della retorica brigatista durante tutta la seconda metà degli anni Settanta. Inoltre, per enfatizzare il ruolo chiave di Moro all’interno della DC, le Br scrivono:
È inutile elencare qui il numero infinito di volte che Moro è stato presidente del Consiglio o membro del Governo in ministeri chiave […] ci basta sottolineare come questo dimostri ruolo di massima e diretta responsabilità da lui svolto, scopertamente o “tramando nell’ombra”, nelle scelte politiche di fondo e nell’attuazione dei programmi controrivoluzionari voluti dalla borghesia imperialista.
Estratto dal comunicato n.1
Nel comunicato, sempre da un punto di vista di analisi semiotica, sono presenti alcune opposizioni rilevanti come: “controrivoluzionario”/”rivoluzionario”; “proletariato”/”borghesia imperialista”; “comunismo”/”capitalismo”, con i primi termini marcati.
Il secondo documento più interessante per l’analisi testuale è il nono e ultimo comunicato del Caso Moro che comincia con:
Compagni, la battaglia iniziata il 16 marzo con la cattura di Aldo Moro è arrivata alla sua conclusione. Dopo l’interrogatorio ed il Processo Popolare al quale è stato sottoposto, il Presidente della Democrazia Cristiana è stato condannato a morte.
Estratto dal comunicato n.9
Sono presenti due isotopie chiave: “assassini”/”sicari” e “lager”/”campi di concentramento”. Il focus del contenuto si posiziona sul totale dissenso dei brigatisti verso le politiche sostenute dalla Democrazia Cristiana paragonandole al regime nazista attraverso i termini che si osservano nella seconda isotopia.
La risposta della DC, del suo governo e dei complici che lo sostengono, sta nei rastrellamenti operati nei quartieri proletari ricalcando senza troppa fantasia lo stile delle non ancora dimenticate SS naziste nelle leggi speciali che rendono istituzionale e “legale” la tortura e gli assassini dei sicari del regime negli arresti di centinaia di militanti comunisti (con la lurida collaborazione dei berlingueriani) con i quali si vorrebbe annientare la resistenza proletaria.
Estratto dal comunicato n.9
Come si può leggere nel testo, l’ultimo documento delle Brigate Rosse si caratterizza per i riferimenti disforici verso l’operato non solo della Democrazia Cristiana, ma anche (e non di minore importanza) del Partito Comunista Italiano e della segreteria Berlinguer, accusata da buona parte della sinistra extraparlamentare di essere stata complice di una deriva socialdemocratica. Sul piano semantico si osserva chiaramente un climax all’interno del nono comunicato, composto dai termini “cattura”/”processo”/”condanna”.
Dopo la morte del leader democristiano è cominciato un susseguirsi di ipotesi più o meno ragionevoli su delle possibili trame internazionali, dal ruolo controverso della scuola di lingue Hyperion da Parigi all’apparente destino “già scritto” di Moro sostenuto dal co-fondatore delle Br Alberto Franceschini. Per contro la storiografia è abbastanza concorde sulla natura quasi esclusivamente interna al terrorismo di sinistra, come sostiene tra gli altri Antonio Varsori.
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