Terrorismo
Siete tutti Charlie Hebdo ma su Hamas non dite una parola
“Il giorno del giudizio non arriverà finché i Musulmani non avranno combattuto gli Ebrei, quando l’Ebreo dovrà nascondersi dietro le pietre e gli alberi. Le pietre e gli alberi diranno ‘O Musulmano, o servo di Dio, c’è un ebreo dietro di me, vieni ad ucciderlo.”
Questo brano è tratto dallo statuto di Hamas, l’organizzazione terroristica che governa legalmente la Striscia di Gaza. E che continuerà a governarla anche quando Gaza sarà Stato palestinese.
Hamas non presta grande attenzione alla questione di uno Stato per i palestinesi. Non è di questo, d’altronde, che parlano le sue sacre scritture. Quelle semmai, oltre a come liberarsi degli ebrei, parlano di istruire la regola della Sharia.
Non libertà civili, religiose, economiche – non particolarmente perseguite nemmeno dall’istituzione che rappresenta ufficialmente i territori nei consessi internazionali, l’Autorità palestinese presieduta da Mahmoud Abbas – ma doveri religiosi da sanzionare, in caso di trasgressione, secondo i precetti impartiti dalle pie autorità.
Lo Stato palestinese, secondo Hamas, è uno Stato islamizzato. I palestinesi laici, i palestinesi gay, i palestinesi cristiani, le donne palestinesi non adeguatamente sottomesse: tutti loro, nello Stato palestinese di Hamas, sono infedeli da punire, ai sensi della Sharia. In Europa, tuttavia, non scendiamo in piazza contro Hamas.
Siamo tutti Charlie Hebdo, ma nessuno è il palestinese Mohamed* che viene giustiziato nei territori dello Stato palestinese perché accusato di omosessualità; nessuno è l’ebreo Shlomo, ucciso a coltellate ad una fermata dell’autobus di Tel Aviv da un jihadista indipendente, celebrato post-mortem come “martire” non per essere caduto nella lotta per l’indipendenza dello Stato palestinese, ma per aver ucciso un giudeo.
Hamas ha una visione nichilista, ed offre una prospettiva apocalittica all’umanità, esattamente come quella offerta dagli assassini di Al Qaeda, Isis, Boko Haram – a cui giustamente manifestiamo il nostro orrore. Quella visione e quella prospettiva, i jihadisti, hanno l’ambizione di imporla con la forza, non con la persuasione.
Non si può essere per la tolleranza estrema, che i massacratori di Charlie Hebdo hanno voluto punire, e tollerare l’intolleranza dei compagni in spirito di quei massacratori; manifestare per la libertà di pensiero, portandosi però nel cuore le bandiere di chi ne pratica la negazione. Non si può essere figli dei Lumi e, contemporaneamente, fratelli di chi li vuole spegnere.
Io sono Charlie Hebdo perché non sono Hamas.
*Mohamed e Shlomo sono simboli delle violenze subite e perpetrate, non personaggi storici dotati di cognome e data di nascita
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