Terrorismo
Il pianto per Diesel, i cristiani ammazzati e il mio cane
Il direttore Jacopo Tondelli ha scritto ieri un articolo sulla morte di Diesel, il cane morto nell’assalto di Saint Denis, titolandolo provocatoriamente “Diesel, il cane eroe che commuove più di 1000 cristiani ammazzati” , dove a un certo punto si legge:
Il dato definitivo, acquisito, oggi è che anche l’affetto e la simpatia per i nostri amici a quattro zampe smuovono di più l’empatia e la simpatia della vecchia Europa”.
Invito a leggere per intero l’articolo di Jacopo per capire il senso compiuto del discorso. Affido la replica, invece, al mio cane, con un post pubblicato su Facebook all’indomani delle stragi di Parigi. Forse aiuterà a capire che sono proprio loro, i nostri amici a quattro zampe, che ci fanno conservare quel briciolo di umanità che ci permette ancora di commuoverci per mille (ma anche per un solo) cristiano ammazzato.
Io mi chiamo Golia e sono solo un cane. Qualcuno di voi potrebbe già conoscermi, visto che il mio papà umano si diverte a usarmi come pretesto per scherzare con gli amici su Facebook. Sì, confesso, un po’ cialtrone lo sono, perché a volte quando qualcuno mi accarezza, se la giornata è cominciata storta, ringhio e se papà non mi tira via col guinzaglio posso anche mordere il pollice. Come è successo con Rosy, l’amica tabaccaia di papà (non saprei altrimenti come fare a farle capire che la fetta biscottata senza marmellata che a volte mi allunga, a me non piace).
Non è questo, però, il motivo per cui vi scrivo. Stanotte papà aveva la tv accesa e il mio cuscino-cuccia è proprio lì, vicino al televisore.
Ho seguito anche io quello che stava accadendo a Parigi e ci sono alcune cose che non riesco a spiegarmi.Da quando siamo venuti ad abitare a Lodi, poco distante da casa nostra c’è la moschea. Ci sono dei signori un po’ strani, generalmente a pelo lungo sotto il mento, che indossano tuniche e non mi hanno mai fatto una carezza. Anzi, a volte, quando gli passo vicino, sembra proprio che mi scansino. Addirittura una volta uno di loro, solo perché mi ero avvicinato troppo al banco della frutta in piazza Vittoria, mi guardò disgustato e non comprò più nulla.
Lo so, sono un cane e non posso piacere a tutti. Poi, però, ho scoperto che quei signori mi considerano un animale impuro, tanto che quelli più cattivi tra loro, a chi non la pensa come loro, li definiscono “cani infedeli”. A me non piacciono le litanie che intonano durante il Ramadan e che sento dal balcone, ma magari a loro non piace Biagio Antonacci come piace a me. Penso sia questo il bello della vita.
Io sono un po’ particolare, lo ammetto (mentre detto questa lettera sono salito con le zampe bagnate sul divano), ma non mi permetterei mai di offendere un umano. A dirla tutta, se sono libero, è difficile che litighi anche con qualche mio simile, a meno che tra di noi non ci sia stato qualche precedente la prima volta che ci siamo incrociati e annusati.
Noi cani, però, al limite ringhiamo, ci azzanniamo, ma non ci sogneremmo mai di entrare in branco in un negozio di animali e fare strage di peluche. Al massimo ci divideremmo i croccantini.
Io, questi umani che si uccidono per qualcosa che non so neppure cosa sia (zio, dio… non l’ho ancora capito: e, poi, nel caso, perché uccidere in nome di uno zio?) non li comprenderò mai.
Ci sono tanti miei simili a quattro zampe rinchiusi nei canili, dove alcuni hanno passato la loro esistenza e dove alcuni forse la finiranno anche. Non ho mai sentito che siano usciti per uccidere noi che abbiamo la fortuna di essere portati tutti i giorni in uno sgambatoio.Perché dovrebbero farlo? A me piacerebbe che anche loro avessero la stessa libertà, ma, da parte mia, io non invidio certo i cani che vivono in una villa con giardino, né ho mai pensato di imporgli di stare in condominio, come vivo io.
Dietro mio consiglio, papà ha spento la tv. Come successe a gennaio ci sono un sacco di signori che parlano, parlano… Alcuni di loro sono sempre in televisione, tanto che un giorno ho litigato con papà perché pensavo che per farmi uno scherzo avesse attaccato le loro figurine adesive sullo schermo. Stanno dicendo le stesse cose che dicevano dieci mesi fa: bau, bau, bau…
Io sono Golia, sono solo un cane e non posso parlare l’umano. Se potessi, però, direi: prendete esempio da noi, alcune volte stare a cuccia con le orecchie abbassate è la miglior forma di rispetto che si possa portare verso gli altri.
Anche io sto piangendo per tutte quelle persone che sono state uccise, credetemi. E’ come se qualcuno domani uccidesse me, Wendy, Apollo, Cleopatra, Gigi (che in realtà un pochino sulla coda mi sta) mentre stiamo correndo sul prato durante la passeggiata. E per cosa poi? Vabbè, io sono Golia e sono solo un cane, ma ricordo che c’era un ragazzo che diceva che bisogna restare umani. Io vi invito a prendere in considerazione l’ipotesi di diventare animali.
Spesso, credetemi, siamo migliori di voi.
Golia, meticcio, 4 anni il 20 novembre prossimo
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